Si è dimesso Davide Zagonara. Il referente dell’Idv faentino e neo amministratore delegato della srl Aser (azienda di onoranze funebri di Ravenna e Faenza, totalmente controllata dalla spa Ravenna holding) ha abbandonato la sua poltrona. La decisione non deriva da un atto di autocritica, ma è scaturita in seguito alle pressioni politiche e mediatiche che si sono riversate sul trentatreenne esponente dell’Italia dei valori.

Zagonara ha scelto di spiegare il suo passo indietro in una lettera: “Chi voleva la mia testa –scrive- è accontentato: mi dimetto da amministratore delegato di Aser. Non lo faccio perché mi sento inadatto o inadeguato al ruolo, ma perché il gioco al massacro che si è scatenato su di me in questi giorni mi impedisce di lavorare con la necessaria serenità”.

Ha fatto troppo rumore, in tempi in cui piace la politica partecipata dal basso, la nomina fiduciaria del rampollo dell’Idv faentino. Poco importa se -come aveva assicurato Elio Gasperoni presidente di Ravenna holding- Zagonara avrebbe avuto solo un “ruolo di predisposizione dei modelli organizzativi interni, di gestione dei rapporti coi fornitori” e le mansioni amministrative-contabili sarebbero rimaste di competenza della holding ravennate. Zagonara sulla prestigiosa poltrona dell’azienda di pompe funebri ci è arrivato direttamente paracadutato dall’alto e il suo nome è stato imposto anche ad altri esponenti del suo partito, che avevano sollevato da tempo forti dubbi sul curriculum del neo assunto.

Come gesto di dissenso Silvia Bandini, ex capogruppo nel consiglio comunale di Faenza per l’Idv, si era dimessa: un segnale chiaro al partito, per rimarcare l’esigenza di tracciare una linea di discontinuità con “un metodo che prevede che una serie di poltrone, di ogni grado e livello, comunali, provinciali, regionali, nazionali, siano oggetto di un terribile mercanteggio sottobanco fra i partiti, privo di ogni dignità”. Ma Zagonara, da parte sua, non accetta di farsi immolare sull’altare dello scambio fra i partiti: “Non ci sto a fare da capro espiatorio per un sistema –dichiara nella sua lettera, così come invito a riflettere su chi improvvisamente viene folgorato sulla via di Damasco”.

“La vicenda –prosegue- mi ha ferito profondamente: sono stato additato come il responsabile dei mali di Faenza e dell’Italia, insultato e denigrato. Per cosa? Non ho fatto nulla di cui rimproverarmi, ho accettato un incarico che mi è stato proposto e che ha avuto l’ok di amministratori autorevoli, quali i sindaci di Ravenna e Faenza e il presidente di Ravenna holding, dai quali ho ricevuto attestati di stima. Evidentemente, mi hanno ritenuto idoneo alla copertura di quel ruolo”.

Le reazioni sul web al comunicato stampa di Zagonara sono divise fra chi loda “l’onestà del gesto” e chi invece attacca direttamente l’a.d. dimissionario: “Zagonara –scrive Antonio sul sito di faenzanotizie.it- aldilà delle tue considerazioni, che possono essere più o meno condivisibili, resta fermo un fatto essenziale in questa vicenda: hai un curriculum imbarazzante. Non avresti nemmeno dovuto accettare quell’incarico. Invece ti sei fatto fregare dall’occasione di trasformare il tuo impegno politico in un lavoro ben retribuito. Hai pensato: “Io intanto mi sistemo…”, dimenticandoti che la politica va intesa come un servizio verso la propria comunità, non uno strumento per aiutare se stessi”.

L’annuncio delle dimissioni di Davide Zagonara è salutato da Alvaro Ancisi, capogruppo di Lista per Ravenna, come “una buona notizia, anche se il vero nocciolo del problema –ritiene Ancisi- è il sistema indecoroso delle nomine politiche nelle società di capitali possedute dai Comuni”.

Ad essere in discussione, per il leader di LpR, non era Zagonara ma coloro che, avendo responsabilità politiche ed istituzionali, lo hanno scelto, sponsorizzato, designato e infine nominato con quel curriculum ad occupare un incarico manageriale estraneo alle sue competenze e stabilito per lui un compenso in denaro pubblico molto superiore al dovuto”.

Tra costoro vi è anche Giovanni Malpezzi, sindaco di Faenza, il quale ancor prima che Zagonara lasciasse l’incarico si sentiva di rassicurare i suoi “cari amici di Facebook” scrivendo: “Molti di voi mi hanno giustamente evidenziato che sul territorio esistono certamente tanti giovani con curriculum ed esperienze professionali di qualità. Nessuno lo può negare. Però non potete neanche negare che in democrazia, gli amministratori di società pubbliche vengono nominati sulla base di intese politiche fra le forze che compongono la coalizione di maggioranza, fermo restando il necessario possesso delle attitudini richieste”.

“Nel febbraio 2010 –prosegue il primo cittadino- quando raggiunsi con l’Idv l’accordo di coalizione elettorale per sostenermi alle elezioni, mi impegnai ad affidare a esponenti di tale partito, in caso di elezione di suoi rappresentanti in consiglio comunale, un assessorato e un incarico amministrativo in una società partecipata”.

Nessun mistero ormai. Ecco da dov’è saltata fuori la nomina di Zagonara. Ma è proprio contro questa consuetudine di scambi tra i partiti, di cui non manca chi rivendica la legittimità alla luce del sole, che si scagliano coloro che vorrebbero rivoluzionare dalle fondamenta i meccanismi dell’azione politica. I grillini della lista civica Fatti sentire lanciano una raccolta di firme “per chiedere al sindaco che le nomine spettanti al Comune in società pubbliche vengano stabilite mediante selezione pubblica, sulla base di requisiti di competenza e professionalità”.

Fa eco loro Silvia Bandini lanciando un invito ai vertici del suo ex partito: “Vorrei invitare Di Pietro e l’onorevole Silvana Mura, oltre a Gabriele Rossi (coordinatore Idv per la provincia di Ravenna ndr), a venire a Faenza in assemblea pubblica per spiegarci come si declinano, a livello locale, le linee guida (“Abbiamo proposto, presentando in Parlamento una apposita mozione, una procedura trasparente che consenta, sul modello di quanto avviene nel Parlamento europeo, di rompere la logica dei conciliaboli segreti tra i vertici dei partiti”) tanto spavaldamente sbandierate a livello nazionale”.

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