Le lancette a Bondeno si sono fermate. Quel 20 maggio sembra lontanissimo. A ricordarlo, quasi ogni ora, sono le brevi scosse che avvertono da otto giorni gli oltre diecimila abitanti di questo paese che apparteneva alle terre di Matilde di Canossa. E a ricordarlo, da qui in avanti, sono la lancette – per nulla metaforiche – dell’orologio del municipio. Ferme alle 4.04.

Come quello di Bologna, che da 22 anni ricorda cosa accadde alle 10.25 nella sala d’aspetto della stazione ferroviaria. Un paragone forse irriverente per le famiglie di quegli 85 morti del 2 Agosto, ma quel quadrante immobile oggi rappresenta il simbolo di Bondeno post terremoto. In quel quadrante sono racchiuse tutte le 2500 richieste di sopralluogo presentate, tutti i 464 rilievi effettuati dai vigili del fuoco, tutti i 105 immobili dichiarati non agibili, i 146 da rivedere, le 59 ordinanze di sgombero, le 217 persone – tra cui 39 minori – costrette ad abbandonare le proprie case.

Per Bondeno, che ha appena finito di piangere Leonardo Ansaloni (l’operaio di 51 anni morto nel crollo del capannone della Ceramica Sant’Agostino), senza nessun funerale di Stato, con la famiglia che si è dovuta accontentare dei fiori fatti recapitare da Napolitano, ora incomincia il momento di far ripartire le lancette, quelle metaforiche, quelle della ricostruzione.

Ma da sola non ce la può fare. Ne è consapevole per primo il sindaco Alan Fabbri che, all’indomani dell’abbattimento di un altro simbolo cittadino, la ciminiera dell’ex “pandurara”, demolita dopo 80 di vita perché incombeva con i suoi 45 metri di altezza sull’arteria principale del paese, lancia un appello al governo. “Risulta evidente – sottolinea il primo cittadino matildeo – insieme alla gravità della situazione, la grande partecipazione, solidarietà e senso di responsabilità che stanno dimostrando le nostre comunità”. Quello che lascia perplessi, invece, “è la mancanza di informazioni del Governo sui fondi, che ci risulta siano stati stanziati per fare ripartire le attività produttive ed aiutare i cittadini ad affrontare i tanti danni subiti”.

“L’Emilia – prosegue Fabbi – ha sempre dimostrato grande generosità ed ha contribuito al finanziamento di tutte le calamità nel nostro Paese. Non vorrei che tra qualche giorno la nostra grave situazione passasse in secondo piano e non si realizzassero più le condizioni per ripartire in tempi ragionevoli. Questo rappresenterebbe un grave danno per tutta la Nazione”.

“Considerato che la nostra – conclude – è una delle Regioni che più contribuisce alla ricchezza del Paese, se non riparte l’economia, in un momento di già grave crisi, le ripercussioni saranno gravi per tutti. Chiediamo di avere la possibilità di ripartire”.

Intanto oggi pomeriggio a Ferrara sono previsti i funerali dell’altro operaio deceduto alla Ceramica Sant’Agostino, Nicola Cavicchi. Le esequie inizieranno alle 15 nella chiesa della Sacra Famiglia di Ferrara.

 

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