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La figlia di Tanzi scrive a Napolitano: “Mio padre sta morendo”

Il presidente della Repubblica le ha risposto assicurandole che la magistratura valuterà al meglio la situazione. Intanto sono state recapitate lettere anonime e di minaccia ai giudici del tribunale di sorveglianza che entro poche ore potrebbero decidere se concedere i domiciliari all'ex patron della Parmalat

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La figlia di Calisto Tanzi, Laura, un mese fa ha scritto al Presidente della Repubblica per chiedere l’interessamento di Napolitano nei confronti del padre, “un uomo che sta morendo”, scriveva. Alla lettera era allegata la consulenza sanitaria di parte. Tanzi, infatti, è da tempo malato ed è ricoverato nel reparto detenuti dell’ospedale di Parma. Il Quirinale ora ha risposto spiegando che, nell’ambito della divisione dei poteri dello stato costituzionale, la vicenda riguarda la magistratura. Ed ha assicurato che i magistrati vaglieranno “scrupolosamente” la situazione. Il carteggio, su richiesta del consigliere giuridico del presidente della Repubblica, è stato allegato al fascicolo processuale.

 

Intanto, sempre in merito alla vicenda Tanzi, il Procuratore generale di Bologna Attilio Dardani e il presidente del tribunale di sorveglianza del capoluogo emiliano, Francesco Maisto, hanno ricevuto alcune lettere anonime e di minaccia. “Siete dei senza cuore” sarebbe una delle frasi contenute. Gli scritti fanno riferimento alla mancata concessione degli arresti domiciliari. “È un fuscello al vento di 40 chili”, ha detto il suo avvocato, Giampiero Biancolella.

Fino adesso i ricorsi dei legali per ottenere i domiciliari sono sempre state respinti. Ieri, alla terza richiesta, il tribunale di sorveglianza si è riservato la decisione se concederli o meno, in attesa di ricevere la relazione sanitaria completa dal carcere. Tanzi è infatti ricoverato all’ospedale Maggiore di Parma nella sezione detenuti.

 È stata già esaminata, invece, la relazione sull’osservazione di personalità su di lui da parte degli psicologi penitenziari. Da quanto si apprende l’esame avrebbe rilevato un cambiamento di atteggiamento da parte di Tanzi che si mostrerebbe pentito anche se – si sottolinea – la sua maggiore preoccupazione è per la sua persona, per la sua famiglia e non per le vittime del crac.

Nell’udienza di ieri Tanzi ha letto un memoriale in cui ha ammesso le sue responsabilità inquadrandole in un più ampio contesto: quello del sistema bancario italiano. Ha anche ricordato il suo apporto alle indagini sulla banca di Roma e Geronzi e dunque il suo indiretto aiuto ai danneggiati dall’affare Ciappazzi.

Il 23 aprile scorso, nell’appello per il crac del gruppo che guidava, Tanzi era stato condannato a 17 anni e 10 mesi e quello presentato ieri dai legali Biancolella, Sgubbi e Belloni è il terzo ricorso per chiederne la scarcerazione.L’ex patron della Parmalat ha una condanna definitiva per aggiotaggio: la Cassazione, lo scorso maggio, ha ricalcolato, un po’ al ribasso, l’iniziale condanna di secondo grado a 10 anni di reclusione per portarla a 8 anni e 1 mese a seguito della prescrizione di alcuni episodi di false informazioni al mercato. Sono stati dichiarati prescritti, per Tanzi, i reati fino al 18 giugno 2003. Una condanna che però non gli ha permesso di evitare il carcere. A questa, tra i tribunali di Milano, Parma e Bologna, si sono accumulate altre condanne nel corso dei mesi.

Le lettere arrivate al tribunale vanno ad aggiungersi a una serie di appelli che sono stati firmati a Parma e dintorni (avrebbero aderito 200 persone) sempre a favore della scarcerazione dell’ex re del latte e il ritorno alla detenzione ai domiciliari.

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