Le elezioni di ieri fanno invidia e paura. Invidia perché in Francia, dove hanno tagliato la testa ai re, si sono scontrati partiti politici con una loro identità.

Evviva! Paura perché in Grecia i partiti politici che hanno sostenuto il governo dell’emergenza dopo i disastri conmbinati in passato, hanno subito una scoppola epocale. E l’Italia? Nel mezzo, come al solito. Non siamo la Grecia, non siamo la Francia. Siamo l’Italia, dove si dovrebbe anticipare il voto a novembre, per evitare che oltre le tasse Monti non riesca a combinare nulla di serio se non piccoli aggiustamenti, come è stato sulle liberalizzazioni e sul mercato del lavoro. Penso con orrore cosa potrebbe succedere in autunno a campagna elettorale già iniziata, con i partiti che devono dire sì a misure impopolari da una parte e dall’altra, basti vedere cosa è successo in questi giorni di “piccola” campagna elettorale sulle tasse. Da noi ogni partito dovrebbe presto dire da che parte sta rispetto alle ricette della Merkel, e cosa vorrebbe fare in alternativa, dove ogni leader di partito dovrebbe spiegare come intende far vivere ai propri cittadini la crisi e come prepararsi a un’eventuale ripresa. Nessuno ha la bacchetta magica, a nessuno si chiede improvvisamente di risolvere tutti i problemi macroeconomici mondiali, l’avranno capito gli italiani ormai? Ma i politici possono farci capire come intendono re-distribuire le sofferenze della crisi, e con quali regole di politica economica interna farci vivere il dopo-crisi, sempre che ci sia.

Cosa vuole il Pd? Cosa vuole il Pdl? Chi vogliono tassare e come? Il Pd intende rilanciare lo Stato, facendo pulizia all’interno della macchina dell’amministrazione pubblica, e tagliando sprechi per investire? IL Pdl intende al contrario far dimagrire lo Stato e favorire l’iniziativa privata? O ognuno vuole un po’ di tutto, a seconda di come va il vento, di quel che dicono i sondaggi, salendo sul carro delle privatizzazioni e poi scendendone se c’è un referendum contrario (Pd) oppure gridando alla libertà contro lo statalismo e poi difendendo le corporazioni professionali dall’aggressione del mercato tiranno (Pdl)? Oppure facendo un misto delle due cose il più politicamente retribuibile (Udc)? Perché dobbiamo rassegarci ad essere il paese in cui tutto vale il contrario di tutto?

IL ragionamento vale per tutti i settori strategici caldi politicamente, dal mercato del lavoro alla Rai, dal rapporto con le banche alla gestione della pubblica amministrazione, dai “doverosi” tagli ai “necessari” investimenti. Sveglia!

Senza identità forti e leader credibili, stavolta finiremo veramente come la Grecia. I partiti dicano chiaramente cosa vogliono fare e si vada a votare il più presto possibile, con una campagna elettorale brevissima, visto che di soldi per comizi e convention con bandierine i cittadini non ne vogliono più tirar fuori: basterebbe il web usato bene per farci capire in pochi minuti cosa diavolo vogliono.

E se non sanno cosa vogliono?

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