Non decolla a Rimini la “astronave” dei congressi da 117 milioni di euro, inaugurata alla fine della scorsa estate dopo anni di acrobazie politiche e peripezie giudiziarie: il Palas.

Il traguardo di quest’anno è tagliare come da business plan i 200 mila congressisti. Ma, complice la crisi, oggi, con i 54 eventi già confermati di cui 10 organizzati alla Fiera, si rimane inchiodati a quota 130-135 mila. Tanto che la società che gestisce il nuovo palazzo, Convention Bureau, non esclude di non raggiungere l’equilibrio di bilancio nemmeno nel 2012. “Siamo moderatamente soddisfatti, ma c’è ancora tanto da lavorare”, recitano in coro Roberto Berardi e Marta Agostini, presidente e direttore della società congressuale.

E sì che gli ultimi numeri non sono negativi. I 54 eventi previsti (sono scomparsi i congressi di partito e di sindacato) sono aumentati rispetto ai 48 dello stesso periodo di un anno fa, le richieste pervenute nel primo trimestre del 2012 sono cresciute del 50% (dalle 74 del 2011 alle 110 del 2012). Nei primi tre mesi del 2012, mesi notoriamente di bassa attività congressuale, il palacongressi rivierasco ha ospitato 12 eventi (+33% rispetto al 2011), per 23 mila presenze complessive (+21%). È stato registrato un significativo incremento del portafoglio di provenienza internazionale: sono 6, infatti, gli eventi internazionali in calendario (4 ospitati al Palas per oltre 16 mila presenze e altri 2 ospitati in Fiera per oltre 18 mila presenze) pari a un totale di 34 mila presenze.

Buone performance, insomma, ma inferiori alle attese, se è vero che, come ha sempre puntualizzato il presidente della Fiera riminese Lorenzo Cagnoni, numero uno del gruppo che include Convention Bureau, il Palas rappresenta una struttura pressoché “unica in Italia”. Unica anche se nata all’insegna di molti dubbi: non da ultimo, la competizione con il vicino Palas di Riccione. Cagnoni diceva anche che con il nuovo palacongressi riminese l’obiettivo di 500 mila congressisti annui era a portata: se ne riparlerà, al limite, nel 2016.

Ma qual è il problema? Non sembra colpa della tassa di soggiorno che da ottobre verrà introdotta anche in Riviera, dato che pure in altre località concorrenti (da Roma a Bologna ma anche le città straniere) la gabella c’è. Semmai, il guaio è rappresentato dalle difficoltà croniche di Rimini, quelle legate all’accessibilità. Berardi e Agostini citano le riviste di settore che segnalano come la città debba diventare “più facilmente raggiungibile, garantire un’offerta ricettiva migliore e rendersi più attrattiva per i congressisti: il 60% degli intervistati apprezza molto sul Palas, ma il 38% è scettico sulla destinazione Rimini”.

Ma c’è dell’altro. Il mercato oggi considera “grande” un evento da 500 partecipanti, mentre il palazzo riminese è stato progettato per i congressi da 1.000 congressisti in su. In un qualche modo, sussurrano dunque i maligni, a causa di tutti i rinvii burocratici nella sua costruzione e tenendo conto dell’evoluzione del settore il Palas è nato già ‘vecchio’ (i primi annunci davano per certa l’inaugurazione ad inizio 2008). Guai a chiedere a Cagnoni, però, se si sente pentito della sua creatura: “Pentito? Assolutamente no. Il Palas ci farà competere a livello internazionale. In città la viabilità non è da oggi un problema, mentre l’offerta ricettiva deve ancora crescere molto. Per non parlare dei servizi che Rimini offre ai congressisti”. Se poi si compisse l’integrazione con il Palas dei cugini di Riccione, proprio ora che nella Perla Verde si sono scorporate la società gestionale e quella patrimoniale, qualcosa forse si muoverebbe: “Noi siamo sempre pronti, ma ormai se ne parla noiosamente da anni”, tira le somme il presidente della Fiera riminese.

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