Solo trasparenza. È semplice la richiesta che decine di associazioni rappresentanti una fetta importante della società civile italiana stanno, ormai da settimane, rivolgendo al Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Monti a nome di centinaia di migliaia di cittadini.

Trasparenza in relazione alla nomina del presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni cui il premier e il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera – cui è stata indirizzata analoga richiesta – stanno procedendo nel consueto segreto, quasi si trattasse di un affare privato come la selezione di un collaboratore personale.

Sin qui tutte le richieste, ivi inclusa quella di invitare in Italia un osservatore internazionale delle nazioni unite sono cadute nel vuoto, inghiottite – almeno all’apparenza – tra le mura di Palazzo Chigi.

Ieri, però, Open Media Coalition, con molte delle associazioni ad essa aderenti, tra le quali Altroconsumo, la Federazione nazionale della stampa, la Federazione nazionale dei media digitali indipendenti e l’Associazione nazionale stampa online nonché la Società Pannunzio per la libertà di informazione, Agorà digitale, l’associazione Opengov Italia, Cittadini Europei, l’Istituto per le politiche dell’innovazione e molte altre hanno trasmesso al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio dei Ministri e al ministro per lo Sviluppo economico una formale istanza di accesso agli atti del procedimento amministrativo che condurrà – o almeno dovrebbe condurre – alla nomina del presidente per l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.

La richiesta è tanto semplice quanto rivoluzionaria in un Paese come il nostro nel quale mai, prima di ora, era accaduto: cittadini, media e imprese chiedono di vedere sulla base di quali informazioni e documenti il Presidente del Consiglio dei ministri e il ministro per lo Sviluppo Economico perverranno alla selezione del nuovo presidente dell’Authority per le comunicazioni, un uomo dal quale dipenderà, in buona misura, il futuro della comunicazione e dell’informazione nel nostro Paese.

La legge prevede che presidente e membri dell’Authority, siano scelti tra persone dotate di “alta e riconosciuta professionalità e competenza nel settore”.

Questo significa che il nome non può essere estratto da un cilindro contenente i nomi di amici e amici degli amici, graditi al premier o a questa o a quella forza politica ma deve essere scelto – all’esito, evidentemente, di un procedimento amministrativo di valutazione – tra persone in possesso dei requisiti, competenze ed esperienze richiesti dalla legge.

A questo punto la palla passa al Capo del Governo.

Può riconoscere alle associazioni aderenti alla coalizione l’accesso agli atti del procedimento e consentire loro di verificare dinamiche e meccanismi attraverso i quali sta pervenendo alla selezione del miglior – nell’interesse del Paese – possibile presidente o, invece, può negare tale diritto, magari sostenendo che non esiste nessun procedimento amministrativo che conduca alla selezione, la quale costituisce un proprio atto assolutamente discrezionale.

Quale che sia la risposta, si scoprirà qualcosa di più in relazione alla continuità o, invece, rottura tra la linea politica del precedente Governo e quella dell’attuale ma, soprattutto, ne sapremo tutti di più sul modo in cui il Governo dei professori guarda alla trasparenza della propria azione e tiene, davvero – al di là di troppo facili proclami e petizioni di principio – al bene del Paese.

Non resta che attendere per scoprire – auspicabilmente – di vivere in un Paese nel quale la trasparenza, per il Governo, è una preziosa risorsa democratica e non già una fastidiosa spina nel fianco da cercare di estrarre ogni qualvolta ciò risulti possibile.

Nota di non indipendenza: chi scrive è coordinatore dell’Open Media Coalition con la conseguenza che i fatti narrati sono veritieri ma l’esposizione può risentire del coinvolgimento diretto nell’iniziativa.

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