Basta con lo spargimento di sangue, si passi al processo di pacificazione. E’ l’appello lanciato da papa Benedetto XVI nel messaggio Urbi et Orbi pronunciato durante la messa pasquale. Un ampio passaggio dedicato in particolare alla Siria (le cui forze militari ancora oggi hanno bombardato aree al confine con la Turchia), ma anche per i cristiani della Nigeria (oggi almeno 20 morti in un attentato vicino a una chiesa di Kaduna).

Papa Ratzinger, a ulteriore sottolineatura del suo messaggio, ha pronunciato gli auguri di Pasqua in 65 lingue: “La speranza, in questo mondo, non può non fare i conti con la durezza del male”, fatta di “morte, invidia, orgoglio, menzogna, violenza”. Oltre 100mila fedeli hanno partecipato alla celebrazione, riempiendo tutta piazza San Pietro, il piazzale antistante e parte di via della Conciliazione e al termine hanno salutato il Papa con un lungo applauso.

Nell’Urbi et Orbi, il messaggio rivolto alla città – Roma – e al mondo, Benedetto XVI ha articolato il suo discorso guardando prima alla macro-aree e poi ai singoli Stati, consapevole che il processo di pacificazione e di messa in sicurezza non può non avvenire senza una spinta a livello internazionale. In “Medio Oriente – ha affermato il Pontefice – tutte le componenti etniche, culturali e religiose di quella regione collaborino per il bene comune ed il rispetto dei diritti umani”. Poi si è soffermato sulla Siria, con un invito diretto: “Cessi lo spargimento di sangue e si intraprenda senza indugio la via del rispetto, del dialogo e della riconciliazione, come è auspicato pure dalla comunità internazionale”. E “i numerosi profughi, provenienti da quel Paese e bisognosi di assistenza umanitaria, trovino l’accoglienza e la solidarietà che possano alleviare le loro penose sofferenze”. Dopo aver ricordato il “popolo iracheno”, incoraggiandolo a “non risparmiare alcuno sforzo per avanzare nel cammino della stabilità e dello sviluppo”, Benedetto XVI ha chiesto che “in Terra Santa, israeliani e palestinesi riprendano con coraggio il processo di pace”. Proprio in un paese mediorientale, confinante con la Siria, il Libano, il pontefice si recherà a settembre, dal 14 al 16 aprile.

Nella seconda parte del suo messaggio, il Papa ha parlato dell’Africa, pregando per il sostegno alle “comunità cristiane del continente africano”, affichè esse possano essere “operatrici di pace e artefici dello sviluppo delle società a cui appartengono”. Benedetto XVI ha chiesto a Cristo di favorire la riconciliazione delle “popolazioni sofferenti del Corno d’Africa”, di aiutare alla “riconciliazione” la “regione dei Grandi Laghi, il Sudan ed il Sud Sudan, donando ai rispettivi abitanti la forza del perdono”. Poi si è soffermato sul Mali, che “attraversa un delicato momento politico”, nella speranza che trovi “pace e stabilità. E infine sulla Nigeria, “teatro di sanguinosi attacchi terroristici”.

Sulla situazione siriana è tornato a parlare anche il mediatore internazionale di Onu e Lega Araba, Kofi Annan, che ha definito “inaccettabile” l’escalation di violenza che ha violato le garanzie che gli erano state date e ha chiesto al governo da Damasco di mantenere la promessa per mettere fine al bagno di sangue.

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