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Inchiesta ‘Why not’, sei rinviati a giudizio per associazione a delinquere su presunti illeciti

Tra di loro quattro esponenti di spicco della politica calabrese. Erano stati tutti prosciolti ma i sostituti procuratori hanno impugnato la sentenza e la Cassazione ha annullato la richiesta con rinvio. Il 6 luglio il processo
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Sei rinviati a giudizio, di cui quattro politici, nell’ambito dell’inchiesta “Why not. L’accusa è di associazione a delinquere su presunti illeciti nella gestione di fondi pubblici destinati alla Calabria. Lo ha deciso il gup di Catanzaro Livio Sabatini. Inizialmente erano stati tutti prosciolti ma i sostituti procuratori generali Eugenio Facciolla e Massimo Lia avevano impugnato la sentenza e la Cassazione aveva annullato la richiesta con rinvio. Il processo partirà il prossimo 6 luglio.

I politici coinvolti sono Nicola Adamo, eletto nel consiglio regionale per il Pd ma passato al gruppo misto, Ennio Morrone del Pdl, primo dei non eletti in consiglio regionale dove però era riuscito ad entrare per sostituire l’on. Franco Morelli, arrestato per concorso esterno in associazione mafiosa e anche lui indagato. Si aggiungono Dionisio Gallo, già coinvolto in processi su legami fra ‘ndrangheta e politica,  Giancarlo Franzè, il presidente del consorzio Brutium che fece incetta di commesse e fondi europei e pubblici, e il dirigente regionale Aldo Curto.

Le sei persone furono indagate nella nota inchiesta avviata nel 2006 dall’allora sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro Luigi de Magistris e poi, dopo l’avocazione a quest’ultimo, affidata alla Procura generale di Catanzaro, che riguardava un presunto comitato d’affari politico affaristico che avrebbe illecitamente gestito i soldi destinati alla Calabria.

I sei nomi furono tra i diciassette in totale che il giudice Abigail Mellace scagionò con un proscioglimento, mentre furono 27 gli imputati rinviati a giudizio.

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