Visite fatte in ospedale ma compensi presi direttamente e sottobanco. Pazienti indotti a rivolgersi alle strutture private. Medici talmente disinvolti che, dopo aver timbrato il cartellino, sono andati subito nel loro studio privato anche in presenza dei Carabinieri, che si trovavano sul posto proprio per controllarne l’attività. E’ questa la malasanità che racconta l’operazione “Tra le mura”, condotta dai carabinieri dei Nas nel 2011, che ha portato a 400 ispezioni tra ospedali e strutture private, 704 posizioni mediche valutate, 356 medici denunciati e danni stimati per 4 milioni. Il dossier con tutti i dati è stato appena presentato dal generale Cosimo Piccinno alla commissione d’inchiesta del Senato sull’effficacia ed efficienza del Ssn, presieduta da Ignazio Marino.

Ben il 94,6 per cento dei reati è legato all’intramoenia, cioè l’attività libero professionale esercitata dai medici del servizio pubblico (opzione scelta da circa 20mila dottori) e già finita sotto accusa con lo scandalo del Cardarelli di Napoli. I reati contestati nelle 337 denunce ai camici bianchi in intramoenia vanno dal peculato (preso denaro in nero per visite mediche fatte per conto dell’ospedale), alla concussione (indotto pazienti a rivolgersi alle strutture private per le cure), all’abuso d’ufficio (attività libero professionale svolta nell’orario di lavoro istituzionale), fino alla truffa aggravata per gli ingiusti profitti ai danni del Ssn e la falsificazione di atti per l’indennità di esclusività. Senza dimenticare l’assenteismo, che gonfia i conti del servizio sanitario e le liste di attesa. Uno degli episodi più eclatanti, segnalati dai Nas, è quello di alcuni reparti in cui servono 426 giorni per ottenere un controllo senologico, o 190 per una visita oculistica, mentre i medici, in teoria presenti nelle strutture pubbliche, esercitavano tranquillamente la loro attività negli studi privati in orario d’ufficio. Tutte queste irregolarità, secondo il comandante dei Nas, dimostrano comunque delle falle nel sistema dei controlli: ”Come cittadino – ha detto – mi chiedo se esistano, anche perché i Nas dovrebbero essere considerati l’ultimo baluardo per il monitoraggio delle strutture sanitarie, non il primo”.

Ma gli esempi di cattiva condotta di medici e operatori sanitari a danno della sanità pubblica non finiscono certo qui. Piccinno ha riferito i primi dati dell’operazione “Damage control“, ancora in corso, che finora ha portato alla denuncia di 300 persone alla magistratura ordinaria e contabile e un danno erariale pari a 27 milioni di euro. In questo caso i reati segnalati sono stati peculato e falso nei referti di analisi, comparaggio, corruzione e truffa, iperprescrizione di farmaci ad alto costo, gare di appalto artefatte, e uso illecito dei fondi del Ssn. Per non parlare poi delle strutture per anziani e le residenze sanitarie assistenziali (rsa). In questo caso i Nas hanno rilevato che ce ne sono troppe per anziani accreditate con il servizio sanitario e molte irregolari. Tra il 2010 e 2011, i 590 controlli fatti nelle rsa hanno messo in evidenza 154 strutture non conformi (12 sono state chiuse) con picchi in alcune Regioni dove quelle ‘fuorilegge’ toccano anche il 60 per cento (ad esempio 13 su 18 in Abruzzo, 16 su 24 in Campania). Le irregolarità, ha rilevato Marino, “si registrano anche in regioni abitualmente reputate virtuose, come le Marche (25 su 43 non conformi) o l’Umbria (12 su 28)”. Moltissime irregolarità rilevate anche nelle altre strutture ricettive per gli anziani (dalle case di riposo alle comunità alloggio). Su 4.972 ispezioni, sono state identificate 1.473 strutture non conformi (150 hanno chiuso) e sono state segnalate all’autorità giudiziaria 740 persone per omicidio colposo, lesioni, abbandono di incapace, sequestro di persona, maltrattamenti, esercizio abusivo di professione sanitaria e somministrazione di farmaci guasti.

Che fare quindi? Per quanto riguarda la libera professione in intramoenia allargata è venuto il momento di trovare una soluzione. Pensata come regime transitorio per permettere alle Regioni di adeguare le strutture, dal 1999 l’intramoenia è stata prorogata continuamente, fino a quest’anno, quando il ministro della Salute Balduzzi ha posto come ultimo termine il 30 giugno 2012. Decisione non digerita da molti, tanto che il Pdl ha tentato un blitz in commissione Affari sociali, presentando due emendamenti al testo sul governo clinico, che praticamente riscrivevano le regole. Adesso si sta tentando una mediazione e il governo ha presentato una prima bozza che prevede la regolarizzazione dell’intramoenia allargata, mettendo in rete gli studi privati e le Asl, e collegandola alla rete ospedaliera. Sperando che non esca fuori un’altra soluzione gattopardesca, in cui si cambia tutto per cambiare nulla.

Articolo Precedente

La cultura è razzista?

next
Articolo Successivo

Caserta, la Finanza scopre 16 operai in nero. Montavano il palco di Laura Pausini

next