Durante la mia vita da medico mi è capitato di appassionarmi ad internet. Inizialmente era un aiuto per il mio lavoro (ricerche, aggiornamento, letteratura), ho iniziato a studiare medicina quando per trovare uno studio scientifico dovevi contattare (con una lettera!) un’università a migliaia di chilometri di distanza ed oggi mi ritrovo a leggere centinaia di ricerche recentissime con un semplice click da casa.

Il web è una grande risorsa ma può essere pure un’infida trappola. L’ho capito quando in un sito ho letto di una guarigione “miracolosa” dal cancro, la malattia che ci terrorizza più di tutte. Una donna era guarita in maniera semplice (con il bicarbonato di sodio!) seguendo i consigli di un “guaritore”. Studiando il caso mi resi conto di quante stranezze vi fossero in quella testimonianza fino a scoprire che si trattava di un imbroglio, era tutto falso: distogliendo l’attenzione da un particolare che solo un medico poteva comprendere chi leggeva la storia si trovava davanti ad un “miracolo”. Da questa prima bufala sulla pelle dei malati passai a studiarne altre, poi a leggere di storie tanto atroci quanto manipolate sui vaccini e sui farmaci, a volte veri e propri abusi della credulità popolare. La medicina della quale sono innamorato dall’infanzia su internet era così straziata, divorata da avvoltoi senza pietà e da ignoranti vestiti da saggi.

Con il tempo mi resi conto di un altro aspetto che noi medici spesso sottovalutiamo, la gente non è sempre pronta a comprendere la scienza, i suoi termini, concetti tecnici che per quanto corretti e precisi coinvolgono pochissimo chi è disperato e cerca aiuto. Parlare della via anaerobia della glicolisi o del numero di Avogadro è un modo semplice per trasmettere le conoscenze tra scienziati ma è il più difficile per arrivare al pubblico, anche a quello che in preda al panico da malattia cerca su internet le risposte che sarebbe meglio cercare in altri ambienti. Comunicazione quindi. Se il ciarlatano deve vendere truffe per farsi conoscere, la scienza quelle truffe deve spiegarle per fare capire dov’è l’inghippo e perché il ciarlatano vuole i soldi e non la salute di chi raggiunge.

La gente vuole sapere perché dovrà sottoporsi ad un terapia, cosa vuol dire protocollo terapeutico, ha voglia di conoscere i meccanismi della ricerca, l’efficacia di un farmaco rispetto ad un altro ed anche se è vero, come…“dicono su internet”, che i vaccini farebbero male e visto che assieme agli innegabili progressi sono sempre più influenti gli interessi economici, le influenze politiche, le scelte fatte in base a criteri aziendali e non di solidarietà, c’è sempre più bisogno di spiegazioni, semplificazione, anche su argomenti di medicina “ufficiale”. Così ho iniziato con un blog che gradualmente è diventato un punto di riferimento per l’analisi delle cosiddette medicine alternative ma anche per la comprensione del lavoro quotidiano di migliaia di persone in camice bianco, analizzando anche i lati oscuri di una medicina che spesso si preoccupa delle confezioni dei farmaci e meno del benessere di chi li usa.

Per distinguere la medicina dalle truffe quindi serve preparazione, onestà e passione, la stessa che mi ha portato a diventare medico ed ora mi spinge a spiegare la scienza. La passione in medicina è quella che la rende comprensibile a tutti perché è patrimonio di tutti e questo i medici spesso lo dimenticano come non riflettono sul fatto che anche un medico, prima o poi, diventerà un paziente. Ho quindi un vantaggio, sono un potenziale paziente che sa fare pure il medico e questo ci aiuterà a scoprire di cosa ci possiamo fidare e di chi dobbiamo diffidare.

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