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Pronto soccorso, è allarme anche a Napoli

Barelle nei corridori e code infinite per ricevere le cure. I medici denunciano da tempo la situazione: dopo la chiusura per problemi di bilancio di tre strutture, la situazione è al collasso
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Se Roma piange, Napoli non se la passa meglio. Mentre il ministro della salute Balduzzi annuncia controlli ispettivi d’urgenza all’Umberto I, e la Procura di Roma apre un fascicolo per indagare su eventuali carenze nei pronto soccorsi della Capitale, sotto al Vesuvio i pazienti in condizioni più o meno critiche continuano a essere curati sulle barelle disposte in fila nei corridoi. Le telecamere del fattoquotidiano.it qualche giorno fa sono riuscite a entrare nei pronto soccorsi di due dei principali ospedali cittadini, il Cardarelli e il Loreto Mare, testimoniando una situazione al limite del collasso, con decine di malati costretti a rimanere anche giorni su barelle di fortuna. Un’emergenza che i medici denunciano da tempo e che ha portato, per ora, all’apertura al Cardarelli di un nuovo reparto costato migliaia di euro che avrebbe dovuto garantire nuovi spazi per i degenti. Ma molti malati sono ancora nei corridoi.

Il vero problema resta la chiusura in pochi mesi di tre pronto soccorsi nel centro cittadino voluta da Maurizio Scoppa, commissario dell’Asl Napoli 1, la più grande e indebitata d’Europa. A lui, un generale dei carabinieri, il presidente della Regione Stefano Caldoro ha affidato il compito di tagliare i costi e di rientrare dallo spaventoso deficit in cui versano le casse dell’Azienda. Una cura choc, che ha portato in poco tempo a una riduzione significativa del debito, ma anche a conseguenze nefaste su pazienti e medici, costretti a lavorare in condizioni al limite.

Alla chiusura dei pronto soccorsi cittadini, infatti, non ha fatto seguito l’apertura del mastodontico Ospedale del Mare, il nuovo nosocomio da 450 posti letto costruito alle falde del Vesuvio, e per il quale bisognerà aspettare almeno altri tre anni. Non solo. Dai pronto soccorsi rimasti aperti in città i pazienti difficilmente vengono trasferiti nelle altre strutture. Così, mentre il Cardarelli e il Loreto Mare scoppiano, a poca distanza intere aree del San Gennaro – e di altri ospedali – restano vuote. “La chiusura del nostro pronto soccorso – denunciano nel presidio del centro storico di Napoli – avrebbe dovuto essere accompagnata da una diversa gestione dell’emergenza in città. Ora abbiamo spazi a sufficienza per ospitare i ricoverati al Loreto Mare o al Cardarelli, ma è davvero difficile che da lì trasferiscano pazienti. Aprire nuovi reparti per liberare i corridoi dalle barelle non serve, basterebbe appoggiarsi agli altri ospedali rimasti in parte vuoti”. Ma così non è. E allora c’è chi chiede di riutilizzare diversamente parte degli spazi liberi. Come l’assessore ai servizi sociali della III municipalità, Domenico Crea, che ha proposto di trasferire i servizi sociali del quartiere all’interno dell’ospedale San Gennaro: “In questo modo potremmo dare finalmente un primo tipo di risposta alle necessità relative all’integrazione ospedale-territorio”. La richiesta è stata già inviata da tempo a Scoppa. Finora, però, non è arrivata nessuna risposta.

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