In Germania a stravolgere il settore dei taxi non è un programma governativo di liberalizzazioni bensì un’applicazione per smartphone. E a mandare su tutte le furie le classiche centrali dei radiotaxi, quelle che da decenni raccolgono le telefonate dei clienti e le smistano ai tassisti. Il programma myTaxi, sviluppato da una start-up di Amburgo, cancella di fatto il passaggio intermedio, mettendo in comunicazione diretta chi siede al volante e chi ha bisogno di raggiungere al più presto la stazione o il posto di lavoro e rompendo così, di fatto, il quasi-monopolio delle centrali dei radiotaxi: una volta scaricato sull’iPhone o su un cellulare Android, il software riconosce la propria posizione tramite Gps, segnala i tassisti presenti in zona e consente di contattarli con un click. Nell’attesa, è possibile seguire in tempo reale sullo schermo l’avvicinarsi del taxi. Per ogni ordine ricevuto i tassisti che partecipano al sistema pagano 79 centesimi agli sviluppatori di myTaxi. A titolo di paragone: oggi versano alle centrali dei taxi un contributo mensile compreso tra 100 e 700 euro, a seconda delle città. Così, complice anche il passaparola, myTaxi è cresciuta rapidamente, arrivando a contare 7mila tassisti registrati in 30 città tedesche, più Vienna e Zurigo, ed è stata scaricata da oltre 800mila utenti.

Numeri che hanno finito per attirare l’attenzione di Daimler, che, attraverso la sua controllata del car sharing Car2go, ha investito insieme a Deutsche Telekom e al fondatore del social network XING Lars Hinrichs circa dieci milioni di euro in Intelligent Apps, la start-up che ha creato l’applicazione. Capitali freschi che verranno usati per rafforzare la presenza di myTaxi all’estero, a partire da Barcellona. L’ingresso della casa-madre di Mercedes in Intelligent Apps non è però andato giù all’associazione tedesca dei taxi BZP, che si è sentita tradita e ha scritto una lettera di fuoco al numero uno di Daimler Dieter Zetsche. Per capire il tono basta leggere l’introduzione: “Schiumiamo di rabbia e e di delusione!”. In Germania, infatti, “Daimler” è sinonimo di “Taxi”: due terzi di tutte le auto color avorio chiaro che circolano sulle strade tedesche hanno sul cofano la stella a tre punte di Mercedes. E, di queste, circa il 70% sono delle Classe E, la berlina di punta della casa di Stoccarda.

“Siamo i Suoi clienti più fedeli”, protesta l’associazione all’indirizzo di Zetsche, invocando a gran voce una replica. Alcune centrali dei taxi si sono spinte oltre e hanno esercitato forti pressioni sui tassisti, affinché non scaricassero l’applicazione sul loro smartphone. Altre hanno impedito loro di far pubblicità a myTaxi sulla carrozzeria della loro auto. Altre ancora hanno posto i tassisti convenzionati davanti una scelta: o noi, o myTaxi. Alla fine, dopo aver provato in tutti i modi a bloccare l’app, l’associazione tedesca dei taxi ha deciso di dar battaglia alla start-up di Amburgo in un altro modo: lanciando una propria app per smartphone: Taxi.eu. Che riprende di fatto l’idea di myTaxi, ma taglia il contatto diretto tra cliente e tassista: chi usa l’applicazione viene reindirizzato alla centrale dei taxi. Il software, disponibile in otto Paesi europei, può contare in Germania su 21.000 tassisti ed è stato scaricato circa 400mila volte. Nel frattempo negli uffici della BZP è arrivata la tanto attesa risposta di Daimler. E non rispecchia affatto quello che i tassisti si attendevano. Prendere tempo, al momento, anche per valutare come si espanderà l’applicazione, sembra essere la filosofia adottata. La questione rimane dunque sospesa. E almeno per il momento è ancora possibile trovare un taxi con un click sul telefonino.

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