Ma se questo curioso e contraddittorio Paese avesse avuto una “stampa” libera, non occultamente schierata, e un giornalismo degno di questo nome, avremmo avuto una “democrazia sospesa” (che purtroppo in parte ancora abbiamo)? Avremmo avuto a lungo una democrazia narcotizzata, adulterata, anestetizzata, dopata, emaciata?

Mi pongo spesso questa domanda e certo non sono il solo. Per “stampa” intendo in senso lato anche le Tv, strumenti che condizionano ancor di più il pensiero comune, e di conseguenza l’azione comune. Non ultimo, il voto popolare.

Nessuna analisi sociologica da par mia, anche perché non ne avrei la competenza. Sarebbe peraltro, tra le tante, l’ennesima analisi. Solo uno spunto di riflessione per giungere a comprendere quale sia lo stato attuale dell’arte della libera informazione in Italia.

L’art. 21 della nostra sacra Carta costituzionale recita che “tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. Sicchè tutti dovrebbero essere pure messi nelle condizioni di poterlo manifestare.

I principi fondamentali hanno un senso compiuto solo ove siano realizzati i presupposti. Quanto alle televisioni, la nostra pur recente storia ci insegna che forse non è così, essendosi realizzato il duopolio Mediaset/Rai, il primo espressione del pensiero unico (a parte qualche brillante eccezione, Le iene etc.). Il secondo ostaggio politico (con spartizione di poltrone) del governante di turno, con sacrificio integrale (o quasi) del servizio pubblico (il canone però lo devi pagare, perché è “un tributo come gli altri”… E chi non possiede la Tv?…).

Il beauty contest sull’assegnazione delle frequenze tirato fuori dal cilindro del ministro Passera conferma il vergognoso tentativo di voler continuare a mantenere il duopolio, in danno degli italiani. Danno non solo economico ma anche morale. Morale nel senso più ampio possibile. Tanto appunto come libertà di formarsi una morale, quanto appunto come danno che investa la sfera “morale”.

Quanto ai periodici direi che non siamo messi meglio. Anzi. Siamo costellati di giornali schierati, con giornalisti asserviti dai direttori, i quali sono a loro volta esecutori di pochi editori, ergo gruppi di potere, che dettano e impongono la linea del giornale.

A parte qualche raro esempio di libera espressione del pensiero e di alta espressione di giornalismo – come stile, lessico, ricercatezza, originalità – che si può trovare in molti giornali (dalla Stampa sino anche a Libero), occorre evidenziare come il panorama sia desolante e preoccupante. Le classifiche internazionali (Reporter sens frontière Rsf ci pone per il 2011/12 al 61° posto) svelano dati preoccupanti.

Sia ben chiaro, i giornali (e anche le TV) possono essere schierati ma devono dirlo apertamente e non farlo subdolamente, goccia dopo goccia, alterando il pensiero del lettore e dell’ascoltatore, instillando la falsa verità come verità assoluta. I giornali e le Tv di partito possono operare ma devono farlo in un regime di libera concorrenza (al riguardo si richiama il premier Monti alla piena realizzazione del suo mantra pensiero).

Mi pare che in tale mercato (delicatissimo e fondamentale per le sorti di una democrazia) ci sia tutto tranne che il libero mercato. Duopolio per le Tv e giornali drogati da sovvenzioni di Stato che, oltre a non essere utili per la democrazia, la minano depauperandola economicamente.

In tutto ciò occorre scriverlo, emergono rari esempi di libertà che nobilitano il giornalismo e rendono tutti noi più liberi. Il Fatto Quotidiano (ma anche Italia Oggi) è certamente tra i pochi per vari motivi. Intanto non è un “giornale di sinistra” come sento dire con superficialità e pregiudizio, appunto inculcato da altri giornali poco liberi. E’ un giornale libero nel senso più alto e fiero di esserlo. Non ha padroni e non gode di sovvenzioni. Offre la libertà a chiunque di scrivere e intervenire. Non fa sconti a nessuno (tranne ai suoi lettori…). E’ intransigente, spietato, rigoroso, nella ricerca delle fonti e nella cura della notizia. Ha un solo padrone: la verità.

Se lo si legge attentamente si scoprirà che è feroce con ogni partito politico e con ogni personaggio politico. Non è forte con i deboli ma è forte con i forti.

Incarna la libertà e questo nel nostro Paese è la minaccia maggiore. L’ultima notizia raccontata (il complotto del Vaticano) ne è l’esempio. Un giornale “devaticanizzato” è un raro esempio di libertà.

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