Basta pesci rossi regalati alle feste di paese o crostacei vivi sul ghiaccio. E ancora, divieto di separare i cuccioli dalla madre prima di 60 giorni o di tenere un cane legato alla catena giorno e notte. Norme che molti considerano di buon senso ma che sono state messe nero su bianco dal nuovo “regolamento di tutela del benessere animale” della Provincia di Reggio Emilia. E non è una coincidenza il fatto che il regolamento sia stato emanato proprio in occasione della festa di Sant’Antonio Abate, protettore degli animali.

Salvaguardia della salute di cani, gatti e tutti gli altri animali da compagnia, condanna degli atti di crudeltà, dei maltrattamenti e dell’abbandono. Nel documento c’è anche una sezione tutta dedicata ai furetti, ai conigli e una agli animali acquatici, agli anfibi e ai rettili.  Nel concreto 24 pagine di prescrizioni e divieti che, se saranno disattesi, porteranno al responsabile multe dai 25 ai 500 euro.

“Ai Comuni mettiamo a disposizione uno strumento per l’attuazione di norme sul benessere degli animali in modo omogeneo, ai cittadini offriamo invece uno strumento per conoscere diritti e doveri in un rapporto di civile convivenza con gli animali”. Parole dell’assessore provinciale al benessere animale Roberta Rivi. Sarà però poi compito dei singoli comuni della provincia applicare il regolamento e verificare eventuali violazioni attraverso la Polizia Municipale ma anche con il servizio veterinario, le guardie zoofile volontarie e le guardie ecologiche volontarie.

Tra le norme anche il divieto di soppressione di una cucciolata indesiderata e l’obbligo di garantire agli animali accuditi una vita compatibile con le caratteristiche della loro specie. Nel dettaglio il regolamento si occupa anche di vietare il “contatto fisico o visivo tra animali tra loro incompatibili o che per loro natura vivono solitari”. In sintesi un modo per evitare ogni possibile sofferenza agli animali da compagnia. E anche a quelli che finiranno sulla tavola sono riservate delle attenzioni. Come il divieto di conservare o esporre prodotti della pesca vivi se non in vasche munite di un impianto di ossigenazione e depurazione dell’acqua. Altro divieto quello di tenere legate le chele ai crostacei, “fatta salva la fase di commercializzazione”.

“La disaffezione nei confronti degli animali, spesso purtroppo testimoniata da episodi riprovevoli anche nella nostra provincia – ha spiegato l’assessore Rivi – è sintomo di inciviltà, quindi è in primo luogo un problema etico, ma ha anche un costo per le casse pubbliche: in un momento di ristrettezze come l’attuale richiede, un motivo in più per dedicare attenzione a queste tematiche”.

g.s.

Articolo Precedente

Laurea a Napolitano, pronti due maxischermi in Sala Borsa e all’Archiginnasio

next
Articolo Successivo

Ridurre i rifiuti di due terzi si può. La famiglia tipo a Parma

next