“Per un anno ho lavorato con l’onorevole Scilipoti dalle nove del mattino alle undici di sera, sabato compreso. E la domenica c’erano i convegni e i comizi in Sicilia, senza pernottamento né rimborso spese. Prendevo 600 euro al mese, versati quasi sempre con assegno bancario del deputato e corrisposti come pagamento di contratti a progetto”. Vincenzo Pirillo è l’ex portaborse di Domenico Scilipoti che al Corriere della Sera ha denunciato di essere stato sfruttato, nonostante ai deputati venga versato un contributo mensile di 3.690 euro (4.180 ai senatori) proprio per lo staff. Ma il segretario dei Responsabili non ci sta, smentisce Pirillo e rivela che a suggerirgli di inquadrarlo con un contratto a progetto è stata proprio la Camera dei Deputati. “Io sono lì da tre anni, ho chiesto consiglio”, dice Scilipoti. “Pirillo mi è stato raccomandato, non lo conoscevo; non sapeva fare niente e gli ho dato l’opportunità di imparare qualcosa, perciò è un imbroglione: ora è andato a lavorare per Anita di Giuseppe dell’Italia dei Valori e sta cercando di avere notorietà sfruttando il mio nome e cerca così di sponsorizzarsi nei confronti di Antonio Di Pietro”, racconta Scilipoti. Due versioni diametralmente opposte, che però hanno un dato comune: il portaborse è stato inquadrato con un contratto a progetto.

“I contratti che utilizziamo sono quei contratti che la Camera ci ha consigliato, contratti cocopro”, quasi si difende Scilipoti. “Essendo alla prima esperienza io mi sono fatto consigliare. Il problema è che molti di quelli che esercitano questa attività non hanno la professionalità e vengono per fare esperienza” quindi, secondo il Responsabile, aiutare chi è alla prima esperienza come Pirillo, è un atto di “cortesia, gli ho fatto fare il tirocinio per imparare”. E’ ovvio, dice, che “se ci fossero professionisti gli si deve dare tutto ciò che è giusto ma non dobbiamo fare confusione: ci sono i veri assistenti parlamentari, che hanno sudato per diventare professionisti, e poi ci sono personaggi come Pirillo che arrivano da nulla e poi cercano di avere favori dai loro nuovi padroni criticando e deligittimando Scilipoti o altri”.

Non solo, l’ex onorevole si dice pronto a sostenere le proposte avanzate da Pd, Idv e Udc di togliere l’indennità per i parlamentari e far sì che i portaborse siano pagati direttamente dall’aula di riferimento, come avviene in quasi tutti i Paesi d’Europa. “Certo, fosse per me i portaborse potrebbero essere pagati direttamente dalla camera. Ma molte volte sono persone che si improvvisano assistenti parlamentari, come Pirillo che viene da me perché non sa fare niente, non capisce niente di questo lavoro”. Scilipoti non l’ha presa bene. Ma, ribadisce, “gli ho fatto una cortesia”. E smentisce su tutta la linea: “Pirillo non ha mai seguito nessun mio comizio, non è mai andato in Sicilia né in nessun posto, mi è stato raccomandato da Salvatore Proto perché era senza lavoro, non sapeva fare niente ed è venuto nel mio ufficio perché io gli davo la possibilità di imparare qualcosa e non ha mai seguito fuori nessun mio impegno politico, aveva un contratto cocopro che lui aveva accettato e io ho sempre rispettato. E’ stato un raccomandato, perché non sapeva fare niente e veniva nella mia segreteria a fare esperienza. Perciò è un imbroglione”. Non solo, ma, dice Scilipoti, “si è tenuto il tesserino per usare la mensa per i cinque mesi successivi la scadenza del contratto così poteva pranzare a 4 euro invece che a 20”. Come voi deputati? “Sì esatto, ma a lui in contratto era scaduto”. Fa quasi piacere sapere che a un cocopro che porta a casa 600 euro al mese sia riconosciuto almeno uno sconto per pranzare.

Quale sia la verità probabilmente toccherà al tribunale del lavoro accertarlo perché Pirillo sembra intenzionato a fare causa. Per il momento preferisce però non parlare della vicenda. Da quando il suo nome è uscito sul Corsera stamani, non risponde. “Vincenzo non è uno sprovveduto, non è un kamikaze e se ha dichiarato quelle cose, saprà prendersi le sue responsabilità”, dice Emiliano Boschetto, portavoce dei collaboratori parlamentari.

di David Perluigi e Davide Vecchi

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