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La Cisl di Imola
condannata per mobbing

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Il tribunale del Lavoro di Bologna ha condannato la Cisl di Imola per mobbing. “Hanno fatto passare a mia moglie un anno di inferno”. Lo racconta Valter Balducci, ex segretario della Cisl di Imola, e marito della “mobbizzata” Antonella Peppi Canori, responsabile dei servizi fiscali del sindacato dal 1989 al 2005, anno in cui è stata licenziata. Balducci, che ha conosciuto la (futura) moglie all’interno del sindacato, riferisce che “i problemi sono iniziati quando il mio mandato da segretario è scaduto, e ho scelto di tornare a lavorare in azienda”. Era il 2004: l’anno dopo la Cisl avrebbe licenziato sua moglie, ma non prima di averle fatto “passare l’inferno”, da quello che afferma Balducci.

“Non riconoscevano il suo ruolo di responsabile fiscale, le hanno fatto la guerra fino ad arrivare alla disattivazione del telefonino senza preavviso, le hanno cambiato anche le password e la serratura dell’ufficio”. Fino a quando un giorno, mentre era a casa in malattia, le è arrivata una lettera di licenziamento, tra le cui motivazioni c’era la mancata presentazione del piano ferie.

A quel punto Peppi Canori ha denunciato la Società Servizi srl (società controllata dalla Cisl, è il braccio “fiscale” del sindacato) prima per licenziamento senza giusta causa, e poi per mobbing. Nel 2008, la donna ha vinto la prima causa: il tribunale del Lavoro di Bologna ha riconosciuto l’illegittimità del licenziamento. Poi, due settimane fa è arrivata anche la sentenza che ha condannato il sindacato a risarcire la donna per mobbing (25.000 euro più spese legali).

L’intenzione della Cisl, ora, è quella di andare in appello. “La pronuncia del giudice del Lavoro ha definito il primo grado del giudizio intrapreso dalla ex responsabile della Società Servizi srl contro la società stessa”, afferma il sindacato. “Per una analisi della pronuncia occorrerà esaminare attentamente le motivazioni: pare fin d’ora che il magistrato abbia riconosciuto l’esistenza di problemi di salute ed abbia addebitato alla Società un risarcimento, invero di gran lunga inferiore a quello rivendicato”, osserva ancora la Cisl.

“Rispettiamo come sempre le pronunce della magistratura, ma ribadiamo fermamente che la struttura dirigenziale della nostra Società Servizi si è sempre mossa con puntuale correttezza nei confronti della ricorrente e di tutti i propri dirigenti, collaboratori, dipendenti e volontari – il sindacato – Poichè riteniamo l’esito attuale non conforme a giustizia (frutto probabilmente di un travisamento da parte del perito d’ufficio sulle reali cause del malessere della ricorrente, a noi non addebitabili), interporremo appello chiedendo al collegio della Corte il rinnovo della perizia, fiduciosi nel riconoscimento delle nostre buone ragioni”.

Elena Boromeo

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