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Vittime di mafia dimenticate da tutti: rimaste anche senza i finanziamenti

L'appello lanciato da Politicamente scorretto firmato tra gli altri da Carlo Lucarelli, don Luigi Ciotti e Gian Carlo Caselli perché il nuovo governo ripristini i fondi tagliati dalla legge di stabilità
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Quasi all’asciutto le vittime di mafia e i loro famigliari che, con la legge di stabilità per il 2012, si sono visti tagliare 10 milioni di euro sui 12 fino a quel momento destinati al fondo destinato a chi ha subito reati di tipo mafioso, compresi racket e usura. La notizia viene diffusa nel corso di Politicamente Scorretto, manifestazione giunta alla sua settima edizione. Il suo patron, lo scrittore e autore televisivo Carlo Lucarelli, lo annuncia a Casalecchio di Reno, il comune alle porte di Bologna in cui ogni anni si tiene la manifestazione culturale.

E rilancia con un appello condiviso da don Luigi Ciotti, il sacerdote antimafia fondatore del Gruppo Abele e di Libera. Con lui e Lucarelli anche Paola Parenti, presidente di Casalecchio delle Culture, istituzione promotrice della manifestazione, che sta trattando con la Regione Emilia Romagna perché la manifestazione che parla di criminalità organizzata (anche al nord), società civile, cronaca e letteratura, possa continuare ad avere un minimo di fiato economico per le prossime edizioni.

“La lotta alle mafie”, ricordano i promotori della rassegna emiliana, “dovrebbe essere considerata una priorità dell’azione di qualunque governo in questo Paese. Il prezzo che l’Italia paga alla criminalità organizzata in termini civili, morali, politici ed economici è tale da rappresentare uno degli ostacoli principali del nostro sviluppo”.

In un periodo di difficoltà critiche e ricostruzione, questo sforzo economico deve essere considerato “un investimento, non un costo”, si legge nell’appello che da Casalecchio viene lanciato. E ha aggiunto lo stesso Lucarelli: “Dai tagli alle risorse non può nascere mai niente di buono, a meno che non si tratti di quelli agli sprechi. Questi invece sono taglia alla legalità ancor prima che alla cultura”.

Più nel dettaglio, a venire meno saranno “Per esempio il risarcimento per le spese processuali”, dice ancora lo scrittore. “Per essere vittima in maniera civile, ci vogliono delle armi, che sono le battaglie legali. E queste armi hanno un costo, come insegna la storia delle stragi, che è la storia delle vittime che si sono date da fare per avere una verità”.

Ma il problema, è a monte, secondo Lucarelli, perché “vittime si diventa, quando lo stato è assente”. E allora, per spiegare le ragioni di questi tagli, occorre innanzitutto capire se “esiste una volontà politica di combattere la lotta alla mafia. Se la mafia fa politica, la fa proprio in questo modo, asciugando le risorse. Ma in questo caso non credo ci sia stata un’intenzione mirata quanto piuttosto l’ignoranza nel pensare che queste siano questioni secondarie per il nostro Paese e forse anche l’antipatia che certa politica ha nel trattare questi argomenti”.

Ecco che nasce dunque l’appello congiunto che già annovera tra le altre le firme di Pina Maisano Grassi (vedova di Libero Grassi), del magistrato Gian Carlo Caselli, di Nando dalla Chiesa, del giornalista Lirio Abbate, dello storico Enzo Ciconte, dell’attore Giulio Cavalli (finito sotto scorta per i suoi spettacoli teatrali sulla ‘ndrangheta al nord) e di Dario Vassallo, fratello di Angelo, il sindaco di Pollica ucciso nel settembre 2010.

“Il fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso, delle richieste estorsive e dell’usura”, si legge, “rappresenta non solo il doveroso intervento dello Stato a fianco di cittadini che già hanno sofferto e spesso contrastato la criminalità organizzata, ma anche uno degli strumenti più efficaci per combatterla. Al nuovo governo chiediamo che venga rivista tale decisione e che il Fondo venga ripristinato”.

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