Il presidente francese Nicolas Sarkozy

Ora che il Governo Monti è fatto, bisogna fare l’Italia. Da dove cominciare? In molti dicono dalla reintroduzione dell’Ici. O, in aggiunta oppure in alternativa, anche dalla patrimoniale. In entrambi i casi non mancheranno le resistenze. Nella vicina Francia di Nicolas Sarkozy si pagano sia l’Ici che la patrimoniale. Senza scandali, né recriminazioni. Una cosa scontata.

Togliere la patrimoniale? Neanche per sogno – A dire il vero, il nostro Sarkozy ci ha provato, eccome: fare fuori l’Impot de solidarité sur la fortune (Isf), come viene chiamata questa tassa, applicata sul patrimonio, sostanzialmente immobiliare, dei più ricchi. Facciamo un passo indietro. Venne introdotta nel 1982, subito dopo l’ascesa al potere del socialista François Mitterrand. Quando, nel 1987, il gollista Jacques Chirac divenne premier, la soppresse. Ma i socialisti, ritornati al potere due anni dopo, la riesumarono immediatamente. E da allora, destra o sinistra ai vertici dello Stato, l’Isf non è mai più stata toccata. Arriviamo al 2007, quando Sarkozy diventa Presidente. Una delle prime misure che adotta è l’introduzione di un tetto massimo per il prelievo fiscale globale del 50% (il cosiddetto scudo fiscale), che avvantaggia soprattutto i più ricchi del Paese. In parallelo inizia a parlare della possibile fine della patrimoniale.

Al via la riforma dell’Isf – Il dibattito (ad alto contenuto polemico) continua fino agli inizi di quest’anno. Ma le resistenze all’eliminazione della tassa sono fortissime, anche all’interno della destra. Tanto più che la salute delle finanze dello Stato nel frattempo si deteriora sempre più (deficit pubblico al 5,8% del Pil a fine 2011). Alla fine, nella primavera scorsa, è stata varata una riforma (che sarà pienamente applicata dal 2012) di questo tipo : da una parte è stato soppresso lo scudo fiscale (a parte per i redditi più bassi), dall’altra si è «alleggerita» la patrimoniale. Finora si applicava a partire da un patrimonio minimo imponibile di 800mila euro: ora, invece, si passa a un minimo di 1,3 milioni. Anche le aliquote sono state ridotte, portate dallo 0,5 allo 0,25% per la fascia 1,3-3 milioni e dal’1,8 allo 0,5% per chi dispone di oltre 3 milioni.

Nuove tasse ai supericchi, senza discutere – Nel 2010 le entrate relative all’Isf hanno toccato il livello record di 4,46 miliardi di euro. Con l’«alleggerimento», invece, la cifra si dovrebbe ridurre notevolmente, a partire dal 2012, forse anche dimezzarsi. Ma la differenza dovrebbe essere più che compensata dall’eliminazione dello scudo fiscale. Non solo: una manovrina varata dal Governo Fillon a fine agosto, in mezzo all’ultima emergenza finanziaria, ha introdotto una tassa aggiuntiva per i più abbienti, una sorta di patrimoniale bis. Si tratta di un’aliquota del 3% sui redditi annui (compresi quelli in arrivo dagli investimenti finanziari e le plusvalenze immobiliari) fra i 250mila e i 500mila euro annui. Oltre questa soglia si passa al 4%. Quest’ultima imposta è «provvisoria», finché il bilancio dello Stato non recupererà il pareggio. Ma vista la situazione attuale, ne passerà di acqua sotto i ponti prima di arrivarci.

L’Ici: un’imposta che cresce – Intanto, tutto quanto illustrato finora non esclude che ogni francese, ricco o meno, debba pagare l’equivalente dell’Ici, anche sulla prima casa: una tassa che mai e poi mai è stato rimessa in discussione. Esistono due imposte: la taxe foncière, a carico del proprietario, e la taxe d’habitation, che spetta a chi occupa l’alloggio (comprende anche la tassa dei rifiuti e il canone tv). Sono incassate dai comuni. La base imponibile è rappresentata dal valore catastale del bene. Le aliquote variano da città a città, ma, tendenzialmente, sono state aumentate negli ultimi anni, man mano che lo Stato centrale tagliava i trasferimenti agli enti locali. Un esempio concreto: per un appartamento di 75 metri quadrati a Parigi, nel 19° arrondissement, in assoluto quello con le quotazioni immobiliari più basse, la taxe foncière è di 650 euro annui.

Calano gli aiuti per la casa – E’ una novità degli ultimi mesi, tempi di ristrettezze finanziarie per lo Stato: si tagliano i contributi per sostenere direttamente o indirettamente chi vuole comprarsi un alloggio o affittarlo a un prezzo «umano». Nell’ultimo piano di rigore, presentato dal Governo una settimana fa, sono state prese tre misure che toccano il mercato immobiliare: è stato sopresso il prestito a tasso zero (Ptz) per l’acquisto della prima casa, almeno per il mercato di seconda mano (resta solo per gli alloggi nuovi); è stato posto fine al cosiddetto dispositivo Scellier, per cui venivano accordati sgravi fiscali a chi comprava un bene immobiliare per poi affitarlo (ma a canone calmierato); l’Iva sulle ristrutturazioni è passata dal 5,5 al 7 per cento.

Tutto questo avviene in un Paese dove solo il 58% delle famiglie è proprietaria dell’alloggio dove vive (il 74% per l’Italia). E dove, soprattutto a Parigi, i prezzi sono andati alle stelle. Nella capitale gli affitti sono aumentati del 50% negli ultimi dieci anni, molto di più degli stipendi (trovare in città 75 mq da affittare sotto i 2mila euro mensili è davvero dura). Quanto ai prezzi per l’acquisto, nel solo 2010 sono aumentati del 21,3% rispetto all’anno precedente (secondo l’associazione dei notai). Il prezzo medio a fine 2010 si era ormai attestato sugli 8.350 euro al metro quadrato.

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