Silvio Berlusconi e Umberto Bossi

Non andrà in tribunale per l’udienza del processo Mills (la sua difesa ha chiesto il legittimo impedimento e i giudici di Milano l’hanno concesso) e aspetterà il Consiglio dei Ministri straordinario convocato alle 18. Nel frattempo, ha ricevuto Giulio Tremonti a Palazzo Grazioli e salirà al Quirinale per riferire al capo dello Stato Giorgio Napolitano quanto è successo ieri al vertice europeo di Bruxelles. Mentre Angela Merkel e Nicolas Sarkozy ridono di lui, Silvio Berlusconi si prepara a vivere una giornata di vitale importanza per la credibilità del suo esecutivo: sul tavolo, infatti, la risposta da dare in tempi rapidi all’ultimatum di Francia e Germania, che chiedono provvedimenti rapidi per la crescita del Paese. La vera preoccupazione del premier, però, è un’altra. Nei piani del Cavaliere, del resto, la soluzione per accontentare la cancelliera e Sarkò già ci sarebbe: l’innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni.

Il no del Carroccio – Su questo temo, però, la Lega è pronta a fare le barricate. E non è una notizia, visto che gli esponenti del Carroccio da sempre hanno messo il loro veto sul ritocco all’insù dell’età pensionabile. L’ennesima conferma è arrivata stamane. “La Lega è sempre stata contraria” ha detto a La Telefonata su Canale 5 il capogruppo leghista alla Camera, Marco Reguzzoni, che poi ha aggiunto: “Abbiamo fatto le nostre proposte alternative e la questione sarà affrontata dal Consiglio dei Ministri”.

Dopo aver espresso il parere del Carroccio sulla questione-pensioni, Reguzzoni ha commentato duramente l’atteggiamento di Angela Merkel e Nicolas Sarkozy nella conferenza stampa di ieri a Bruxelles. Per l’esponente del Carroccio si è trattato di una scenetta “abbastanza irritante”, perché “il nostro governo ha fatto dei passi da gigante ed è quello che ha fatto più di tutti gli altri nella storia della Repubblica e che ha contribuito al risanamento del bilancio”. Il capogruppo dei deputati padani, poi, ha offerto la sua ricetta per la crescita del Paese, che non deve passare né dalla riforma delle pensioni né dall’introduzione di una patrimoniale. “Si può invece incidere – ha detto Reguzzoni – , a costi molto limitati e in maniera positiva sui bilanci pubblici, dando degli incentivi ai contratti part-time a quelle donne che sono anche mamme e che hanno quindi dei figli a carico e che con l’attuale struttura dei contratti sono di fatto escluse dal mondo del lavoro. Un provvedimento che non ha grandi costi e che è stato fatto in tutti paesi europei, mentre nel nostro paese ancora non c’è”. Ancor più netto, invece, il veto di Rosi Mauro: “Adesso basta. E’ arrivato il momento di smetterla di mettere le mani nelle tasche dei lavoratori e dei pensionati” ha detto il segretario Generale del Sindacato Padano, che poi ha annunciato: “Siamo pronti a scendere in piazza” contro la riforma delle pensioni. Sulla stessa linea d’onda il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, che sulla ventilata riforma della previdenza sociale ha confermato la solita linea del Carroccio: “Vedremo in Cdm, sentiremo le richieste e poi valuteremo – ha detto il titolare del Viminale – e comunque la nostra posizione è molto chiara sulla riforma delle pensioni: abbiamo già dato, i pensionati hanno già dato”.

Le proposte del Partito democratico – E mentre la maggioranza, come spesso accade ultimamente, è divisa su come uscire dal cul de sac, le opposizioni hanno colto la palla al balzo per tornare sull’ipotesi che sta loro più a cuore. “L’Europa ci chiede di saltare un’asticella così alta che Berlusconi non è chiaramente in grado di superare e l’unica risposta sarebbe un governo di responsabilità nazionale per far fronte a sfide epocali”: parola del democrat Enrico Letta, secondo lui la soluzione alla mancanza di credibilità a livello internazionale e alla scarsa crescita del Paese sarebbe un “intero programma di governo orientato allo sviluppo”. Sull’innalzamento dell’età pensionabile, Enrico Letta ha espresso il suo parere favorevole: va fatto “come in tutta Europa. E con le risorse ottenute da investire nel welfare, bisogna risolvere il problema dei giovani, sia in termini di incentivi occupazionali che di pensioni per il loro futuro”. Il segretario del Partito Democratico, invece, propone strade alternative a quelle ipotizzate dal capo del governo. Secondo Pier Luigi Bersani, infatti, serve “una riforma fiscale che carichi su rendite e evasione per ridurre il peso del fisco su produzione e lavoro, anche anticipando misure immediate contro l’evasione fiscale e di imposizione ordinaria sui grandi patrimoni immobiliari, secondo le proposte che il Pd ha presentato concretamente in Parlamento in occasione della manovra di agosto, e di alleggerimento del costo del lavoro per sostenere anche attraverso questa via la crescita”.

L’apertura dell’Udc – Tutta da valutare, invece, la presa di posizione dell’Udc, che con il leader Pierferdinando Casini critica l’atteggiamento di Sarkozy (“Non può umiliarci in questa maniera”) e con Rocco Buttiglione apre alla riforma delle pensioni. “Se sarà ben fatta, siamo pronti a votarla” ha annunciato il presidente del partito centrista, secondo cui “sarebbe stato meglio aver agito non sotto la dettatura dell’Europa”. “La nostra posizione sulla via da imboccare per uscire dalla crisi, non è cambiata – ha detto Buttiglione – . Noi diciamo: i lavoratori lavorino di più, fino a 67 anni; i ricchi paghino di più attraverso una patrimoniale”. Quest’ultima, per l’esponente Udc, dovrebbe riguardare tutti i patrimoni, immobiliari e mobiliari, superiori a 1,5 milioni di euro, perché “non è pensabile che in un Paese dove il 10% delle famiglie detiene oltre il 50% della ricchezza, non sia possibile chiedere uno sforzo supplementare a chi ha di più per risanare le finanza pubblica”.

Il do ut des di Fli – Più che all’Udc, però, il Pdl sembra guardare a tutto il Terzo Polo, almeno stando a sentire le parole di Adolfo Urso, secondo cui “l’innalzamento a 67 anni dell’età pensionabile è la strada giusta anche se la Lega non vuole. Serve un nuovo patto generazionale per reinvestire le risorse su impresa e lavoro dei giovani”. Per l’ex esponente di Fli, “la riforma delle pensioni, le liberalizzazioni e le privatizzazioni sono le coordinate per lo sviluppo che avevamo sollecitato. Su queste proposte il governo non deve demordere e pituttosto integrarle con la patrimoniale per i grandi ricchi e il contributo di solidarieta per i baby pensionati”.

Adolfo Urso, poi, offre la sua road map e strizza l’occhio al suo ex partito: “Ora si può fare davvero un decreto per lo sviluppo che abbia vere risorse e vere riforme. In questo contesto – ha detto l’ex vice ministro – parlare di concordato con la Svizzera e anche di concordato fiscale non deve affatto scandalizzare purché sia esclusa ogni tipologia di condono e tanto piu quello edilizio. Mi auguro che il Terzo polo colga l’occasione di collaborare e lavori anch’esso per le riforme e non solo per cercare l’occasione di far cadere il governo”.

La morale della favola sembra delinearsi: si va avanti sulla riforma delle pensioni e, se la Lega si metterà di traverso, il governo è pronto ad appoggiarsi sulla stampella offerta dall’Udc e, magari, anche da tutto il Terzo Polo. In tal senso, un’importante conferma dell’ipotesi arriva da Fli, che con il suo vicepresidente Italo Bocchino apre all’ipotesi di riforma delle pensioni (“Siamo pronti a votare l’innalzamento dell’età pensionabile”) ma con una clausola ben precisa: “un minuto dopo il premier vada al Quirinale a rassegnare le dimissioni”. Più che una exit strategy, una stampella con vuoto a rendere.

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