E’ conosciuto come Renato un elemento di spicco del clan camorristico dei casalesi che potrebbe aver assunto il ruolo di capozona per Modena. Lo riporta la Gazzetta di Modena pubblicando le intercettazioni relative a un’indagine della Dda di Napoli che a inizio ottobre, con l’operazione Staffa, ha portato all’arresto di ventinove persone tra cui Francesco Vallefuoco.

Proprio quest’ultimo, ritenuto il boss del clan omonimo dei Vallefuoco, parlando con la sua donna residente a Castelfranco Emilia svela come Renato sia diventato il referente dell’organizzazione nel Modenese. Vallefuoco, già indagato dalla Dda di Bologna per altre vicende di estorsioni, dice: “Quando giù mi chiedono le quote, sai io come gli dico, chiedetele a Renato… Ogni problema è risolto, il numero del referente ce l’ho”. Un’affermazione che sembra confermare il ruolo del nuovo capozona nella spartizione degli interessi dei clan. Vallefuoco afferma poi come Renato si trovi stabilmente a Castelfranco Emilia e che suo padre ha un bar. Secondo gli inquirenti, il tramite tra il clan dei casalesi e i Vallefuoco sarebbe l’imprenditore Francesco Di Tella, anch’egli arrestato con l’operazione Staffa.

Le intercettazioni hanno fatto emergere anche il nome di Remigio, addetto alle estorsioni nel Modenese per conto dei clan e in particolare del fratello della donna di Vallefuoco. Le indagini della Dda di Napoli e Bologna sui Vallefuoco hanno evidenziato comunque una nuova modalità di azione da parte del clan. Non più dedito alle tipiche estorsioni – le indagini infatti ipotizzano l’associazione per delinquere aggravata da metodo mafioso e non l’associazione mafiosa definita dal ‘416 bis’ – ma più radicato nelle attività del territorio come quelle immobiliari, commerciali e finanziarie. Una serie di interessi complementari a quelli dei casalesi e del clan Stolder di Napoli, con cui sarebbe stabilita un’alleanza.

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