“Tutti hanno preferito dipingerlo come un violento e un teppista. Ma quasi nessuno ha parlato del suo impegno politico e umano”. Gli amici di Valerio Pascali, lo studente pugliese iscritto all’Università di Bologna e arrestato a Roma durante la manifestazione degli Indignados, scrivono alla stampa per dare al loro compagno un volto diverso rispetto a quello tratteggiato dai media in questi giorni. “Abbiamo voluto mettere in luce tutte quelle caratteristiche finora tralasciate, senza fornire un giudizio su quello che è successo sabato. A quello ci penserà la magistratura”. La speranza è quella di mostrare Valerio “come lo abbiamo conosciuto noi”. Un ventunenne impegnato politicamente e attivo nel volontariato, tanto da partecipare a un campus sui diritti umani dei migranti organizzato da Amnesty International a Lampedusa.

Originario di San Pancrazio Salentino ma residente a Lecce, Valerio è stato arrestato sabato pomeriggio in via Merulana, una delle zone in cui gli scontri con i reparti mobili di polizia, carabinieri e guardia di finanza sono stati più fitti.

“Chi scrive questo è di parte. Parlare di un amico, che al momento è in una cella, non è facile e di certo non è mai imparziale. Si parla dei suoi “precedenti” per dipingerne un ritratto pericoloso e antisociale. Non si parla, però, del suo trascorso e della sua profonda umanità.

Ha da sempre avuto la passione per la politica: da dietro le file della sinistra giovanile, alla testa di cortei studenteschi per le strade di Lecce, dai dibattiti sull’incertezza del domani ai diversi articoli che ha scritto per i giornali locali, raccontando le sue esperienze e le sue speranze.

Il calcio l’ha conosciuto, non solo allo stadio, ma anche e soprattutto per le strade: il calcio senza frontiere, il calcio multirazziale. Ha partecipato all’organizzazione di tutte le edizioni del torneo antirazzista “Fair Game”. I giornali, di questo, non parlano. Non parlano del suo impegno politico e umano mirato alla costruzione di una società più giusta, preferiscono descriverlo come un “violento” e un  “teppista“.

Valerio è un ragazzo che ama. Ama la sua famiglia, ama la sua ragazza. Ama i suoi amici, tra cui si è sempre distinto per lealtà e gentilezza, ma è anche, come chi legge e chi scrive, un ragazzo che odia. Odia l’indifferenza di chi non sceglie da che parte stare, odia il fascismo e odia le ingiustizie.

Le ingiustizie a cui lo stato dà un nome e quelle che ancora non hanno un nome ben chiaro, come i centri di accoglienza per immigrati. L’umanità e la solidarietà (aspetti fondamentali del suo essere) lo hanno spinto a recarsi da volontario, la scorsa estate, in un campo organizzato da Amnesty International a Lampedusa sui diritti umani dei migranti.

È un ragazzo che ama, è un ragazzo che odia. Come tutti. Il 15 ottobre era a Roma assieme a centinaia di migliaia di altre persone a far valere le idee in cui crede. Su quello che è successo, non è compito nostro giudicare, abbiamo piena fiducia nella magistratura. Adesso sapete qualcosa in più su chi è Valerio”

I compagni di Valerio.

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