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Un nuovo quotidiano: la Mazzetta di Parma

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Per essere una città di quasi 200.000 abitanti, a Parma sta succedendo davvero parecchio. Pure troppo. L’offerta supera la domanda in un eccesso di fatti scandalosi degni di una metropoli. Solo che questa è la ex Piccola Parigi, non regge l’urto.

Corre voce che stia per nascere un nuovo quotidiano, di sicuro successo: “La Mazzetta di Parma“, un organo di stampa dedicato e che ancora non include (almeno per il momento) tette e/o crocifissi. Il che, in un Paese da barzelletta come il nostro, è già una notizia.

“La Mazzetta di Parma” si occuperebbe di fattacci, trusti, imbrogli, furbate e tutto quanto in cui la maggior parte dei cittadini (Parmigiani e non) si può rispecchiare. Sì perché, come recita quel cartello in piazza, “bastava non votarlo”. C’è un 8 settembre per tutto in questa Italia e il giorno dopo siamo antifascisti. Non bastava esserlo prima? “La Mazzetta di Parma” potrebbe avere molti collaboratori: niente editoriali, solo memoriali, poesie scritte in galera, dipinti che l’allontanamento dal potere stimola, epistole d’affetto verso tutto e tutti, scuse d’inchiostro sbavato dalla lacrima del pentimento. In un tale momento storico, dove la città potrebbe aspirare a Frank Miller nel sequel di “Sin City”, ci si deve accontentare di una pellicola già dimenticabile come “Baciato dalla fortuna”. L’operazione è senz’altro cinematografica, ma la finalità è senza dubbio da chirurgia estetica: ribaltare l’immagine della Polizia Municipale a distanza di tre anni, come? Una risata, da cinepanettone, vi seppellirà.

Poco importa se i vigili nel film ne escono pure peggio di quelli reali, da quando cioè Emmanuel Bonsu venne malmenato perché scambiato con il palo di un pusher: il principio è ridere per dimenticare. Questa volta però la memoria è sollecitata dal presente infuocato: Parma non solo è travolta da uno stile di vita anabolizzato da corruzione e mania di grandezza, ma in contemporanea all’uscita in sala della pellicola… il giudice del processo Bonsu sta per pronunciarsi. Insomma: più che un film si tratta di un abito su misura, ma per essere un bravo sarto occorre avere la stoffa e questo film è solo celluloide. Parma è oggi un brutto film: si spera almeno nei titoli di coda e la parola fine.

“La Mazzetta di Parma”, il nuovo quotidiano, potrebbe servire anche a questo. Prezzo? Sarà il mercato locale a stabilirlo, domanda e offerta. Soprattutto offerta, meglio se in busta chiusa e anonima.

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