Gli ultimi richiami di Papa Ratzinger sull’esistenza degli angeli rendono ancor più impellente la risposta a una domanda antica, a cui troppi cattolici da sempre sfuggono sviando la questione. Che cosa vuol dire essere cattolici?

Chi si dichiara cattolico praticante, crede pienamente al dogma cattolico e ne osserva le regole come sono espresse nel catechismo della Chiesa di Roma? Oppure oscilla come fa il Papa stesso, dichiarando prima che non è necessario credere agli angeli e poi professandone l’esistenza incontestabile nel suo catechismo? Chi non crede ha un’opinione mutevole e provvisoria, soggetta allo strumento imperfetto della ragione. Ma chi crede in una fede, aderisce a una visione precisa della vita che non lascia spazio a dubbi o incertezze.

Non sembra invece una fede quella dei tanti italiani che osservano un catechismo fai da te, scegliendo a loro piacere i dogmi da omettere e quelli da osservare. Ne sentiamo tanti affermare con inaudita leggerezza che non è necessario credere a tutto per essere buoni cattolici. Come se loro stessi riconoscessero che il dogma cattolico è una sfilza di balle improbabili e non si può pretendere che un fedele se le beva proprio tutte. Oppure come se ci fosse una fede per cattolici poveri di spirito, fatta di statue che lacrimano sangue, esseri volanti e altri prodigi e poi un’altra fede per cattolici illuminati dove si bada più alla sostanza e meno alla forma.

Accettare certi principi di una fede e rifiutarne altri non è più fede, ma opinione. E allora diventano di colpo pretestuosi tutti i ragionamenti su fede e ragione che tanto ci hanno sfinito in tutti questi anni. Di fatto, non esiste più il conflitto, se nella fede entra la libera scelta, la “compilation” personalizzata di dogmi. Oppure non esiste più la religione, intesa come adesione a un dogma. Potrà sembrare teologicamente lapalissiano, ma il credente non può dirsi solo un po’ credente. O crede o non crede. E’ come essere incinte. Non si può esserlo solo un po’. Da troppo tempo lasciamo che i cattolici si nascondano dietro queste ipocrisie. Da troppo tempo in Italia parliamo della fantomatica opinione cattolica, del mondo cattolico, della politica cattolica senza sapere che cosa pensi e a che cosa creda veramente un cattolico.

Troppo spesso alla definizione di politico cattolico associamo solo l’edificante immagine di uomo impregnato di alti valori senza mai scendere nel dettaglio del suo credo, di come esattamente egli pensi sia fatto il mondo. Alle prossime elezioni dovremmo invece esigere di sapere chi degli uomini politici che si dichiarano cattolici crede nell’esistenza degli angeli. Così sapremo anche chi penserà di potersi affidare a cherubini e serafini per risolvere i problemi dell’Italia.

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