Va bene la lotta agli sprechi, a patto di non tagliare le sentinelle dell’ambiente: i piccoli comuni. Proprio alle mini-località minacciate dalla manovra “lacrime e sangue” è dedicata in Italia l’edizione 2011 di “Puliamo il mondo”, la campagna ambientalista globale per liberare dai rifiuti abbandonati spiagge, boschi, fiumi e città di tutto il Pianeta. Al centro dell’azione dei volontari italiani, le municipalità interessate dai tagli e dagli accorpamenti previsti dalla Finanziaria. Pur “d’accordo con l’esigenza di eliminare sprechi e risanare l’economia del Paese rivedendo anche l’organizzazione degli Enti locali”, il direttore di Legamebiente, Vittorio Cogliati Dezza, non condivide “i tagli indiscriminati che questa manovra sta imponendo sui piccoli comuni”, che restano “veri modelli d’avanguardia, capaci di riattivare economie sane e sostenibili investendo sulle fonti rinnovabili, praticando il risparmio energetico e la raccolta differenziata”.

Nata in Australia nel 1989 da un’idea di Ian Kiernan, costruttore e velista australiano “impressionato e disgustato dall’enorme quantità di rifiuti che incontrava ovunque andasse, anche nelle aree più incontaminate” e portata in Italia da Legambiente quattro anni dopo, Clean up the world è diventata in breve tempo la più vasta mobilitazione ecologica planetaria, capace oggi di richiamare più di 35 milioni di persone provenienti da oltre cento paesi diversi: Botswana, Isole Tonga, Vietnam, Bolivia, sono solo alcune delle nazioni in cui i “volontari dell’ambiente” anche quest’anno sono già pronti a rimboccarsi le maniche.

Come per le edizioni precedenti, la campagna si terrà nel terzo fine settimana di settembre (dal 16 al 18). Ma in Italia è previsto anche un “raddoppio” delle giornate: il 23 e 24 settembre, infatti, Puliamo il mondo ripartirà e sarà dedicata alle scuole.

Per il 2011, anno europeo del volontariato, l’edizione della campagna è stata intitolata “I nostri luoghi. Il nostro pianeta. La nostra responsabilità”. “Il volontariato è uno degli elementi centrali della cittadinanza attiva”, afferma il Consiglio Ue dalle pagine del suo sito, e “La cittadinanza attiva rafforza la coesione sociale e sviluppa la democrazia”.

I progetti realizzati negli scorsi anni sono stati i più svariati. Qualche esempio? A La Paz, in Bolivia, 300 ragazzi hanno piantato alberi in un’area colpita dal terremoto; in Libano altri 100 si sono uniti per ripulire le spiagge di una riserva naturale vicino a Tripoli (seconda città del Paese, 85 km a nord della capitale Beirut); oppure, mentre nel Golfo di Aqaba, sulle rive del Mar Rosso, si sono organizzate spedizioni di sub per rimuovere i rifiuti abbandonati sott’acqua, seria minaccia per la vita di coralli e anemoni, nelle Isole Tonga gran parte dei 100mila residenti delle 40 isole abitate (su 150) dell’arcipelago si sono preoccupati come ogni anno di smaltire nel migliore dei modi l’immondizia, per ridurre l’impatto sia sulla salute che sui loro delicati ecosistemi (del resto, “Dio e Tonga sono il mio patrimonio”, recita il motto nazionale). E quest’anno ci si aspetta una partecipazione ancora maggiore.

E in Italia? Sono più di 1.000 i gruppi di volontari che, con la collaborazione di associazioni, comitati ed Enti locali, stanno organizzando le più svariate iniziative. Che non si limitano alla rimozione della sporcizia, ma portano anche al reimpianto di alberi (il 2011 è anche l’anno internazionale delle foreste), o alla realizzazione di manifestazioni ed eventi sull’educazione ambientale e la conservazione dell’acqua.

L’importante è sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale sulle problematiche dell’ambiente, e su “come ogni individuo possa dare un contributo positivo per un mondo più pulito e più in salute”. Per Legambiente questa campagna rimane “un’azione concreta di pulizia per chiedere città più vivibili”, ma anche “un grande momento di integrazione e pacifica convivenza tra le comunità presenti nel nostro Paese”. Puntando a salvare anche il welfare ecologico, partendo proprio dai piccoli Comuni.

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