I Paesi Bassi un tempo ammirati in tutta Europa per la loro tolleranza, negli ultimi anni hanno perso colpi e si sono fatti un’immagine di paese degli estremi razzismi. Lo scontro fra il permissivismo libertario neerlandese e l’integralismo religioso islamico ha fatto inesorabilmente affondare il modello del multiculturalismo nato dopo le guerre di religione del Seicento e rimodernato con la rivoluzione dei costumi degli anni Settanta del secolo scorso.

La destra xenofoba guadagna sempre più consensi e come di riflesso, proprio nei Paesi Bassi si annidano i gruppi islamici più integralisti, come il movimento Hizb-ut-Tahrir, vietato in molto paesi europei, ma che nei giorni scorsi ha tenuto ad Amsterdam il suo congresso. Lontano da queste posizioni conflittuali si situa il quotidiano confessionale protestante «Trouw». Giornale immune dal sensazionalismo dilagante, «Trouw» ospita sulle sue pagine interventi di rappresentanti di ogni religione e non ha paura di affrontare temi spinosi.

In uno degli ultimi numeri parte dalla presa di posizione dello sceicco Salih Fawzaan, secondo cui un buon musulmano ha il dovere di uccidere i suoi correligionari che non rispettano l’obbligo della preghiera quotidiana, per mettere in discussione la legittimità della fatwa. Nell’inserto filosofico di questa settimana, gli opinionisti del giornale affrontano la scottante questione del divieto di sacrifici animali, appena introdotto nei Paesi Bassi per far fronte alle emergenze sanitarie causate dal macello rituale mussulmano.

Ne è scaturito un dibattito di società sull’animalismo e sulla nuova relazione fra uomo e animale nel mondo moderno. Un altro tema discusso nelle pagine di «Trouw» è la moderna tirannide del denaro. In una riflessione che parte dalla Grecia del credit crunch, lo scrittore Peter Henk Steenhuis tira in ballo Marx e il Minotauro per dire che alla fine siamo ridiventati schiavi di un mostro. Ma i giornalisti di «Trouw» non sono prigionieri del trascendente e sanno scovare l’ironia anche negli ineffabili argomenti religiosi.

Mentre un recente articolo racconta le vicissitudini di una statua di Afrodite espulsa da una mostra che si teneva nella chiesa di Oosterhout perché ostentava un’erezione, la pagina internet del giornale propone ai lettori un test di calvinismo.

Bisogna sapere l’olandese per rispondere, ma ecco un breve riassunto delle 25 domande che alla fine valutano in percentuale il vostro tasso di fedeltà al dogma di Jean Cauvin. Innanzitutto, nelle controversie non è molto calvinista ascoltare il punto di vista degli altri: Calvino era un uomo irascibile ed emotivo, spiega il boxino di informazione teologica e tutti i calvinisti sanno che la ragione sta da una parte sola. Per il buon calvinista ogni problema ha solo una soluzione, non ci sono sfumature. Chi ama i propri figli li castiga spesso, questa è la pedagogia dell’antipapista. Lavorare duramente è un grande merito, lo si può fare anche di domenica e pazienza per il riposo settimanale: così faceva anche Calvino. La generosità è un obbligo e il nostro prossimo è più importante di noi stessi. Mentire è sempre inaccettabile, quanto spendere soldi in bei vestiti o in cibi costosi. Il vero calvinista considera che l’eccezione indebolisca la regola, ma autorizza la disobbedienza civile quando la regola è contraria alla sua coscienza. Credereste che il vero calvinista sia bigotto e puritano e consideri il sesso legittimo solo per la riproduzione: invece no. Questa è roba da cattolici. Calvino dixit che il sesso serve anche per il benessere della coppia. Ultima domanda del test: invece di rispondere a queste domande avresti potuto fare cose più utili? Nessun dubbio sulla risposta. Il mio calvinismo si è così fermato al 23%. Nell’Olanda del Seicento sarei finito su un rogo dei Gheusi.

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