Dopo un mese, Silvio Berlusconi torna nel palazzo di giustizia in veste di imputato. Il premier si è presentato intorno alle 10 davanti ai giudici della Decima sezione penale per il processo Mills, in cui è accusato di corruzione in atti giudiziari. L’udienza di oggi è considerata molto importante per la testimonianza dell’armatore salernitano Diego Attanasio, uno dei testi chiave del processo. I giudici hanno respinto l’eccezione presentata dalla difesa del presidente del Consiglio che chiedeva di sentire l’armatore Diego Attanasio come “teste imputato in procedimento connesso”. Viene dunque sentito come teste “semplice”, citato dal pm Fabio De Pasquale. Secondo i giudici, infatti non ci sono collegamenti probatori tra il procedimento penale aperto a carico di Attanasio a Salerno e il processo in corso a carico di Berlusconi per corruzione in atti giudiziari. Il ruolo di teste semplice ha impedito ad Attanasio di avvalersi della facoltà di non rispondere. L’armatore ha spiegato di non aver mai dato, nè regalato, nè prestato, 600 mila dollari all’avvocato inglese David Mills e ha dunque confermato in aula la versione resa nel processo a carico di Mills, smentendo la tesi della difesa dell’avvocato di affari inglese, il quale sosteneva di aver ricevuto i soldi da Attanasio per investirli. Secondo l’accusa, invece, quei 600 mila dollari sarebbero stati versati all’avvocato inglese da Silvio Berlusconi come prezzo della corruzione.

Spiegando di non avere mai prestato quella cifra a Mills, Attanasio ha chiarito inoltre di non sapere “i movimenti che faceva” Mills nella gestione dei fondi. E ha aggiunto di aver “firmato diversi documenti in bianco, perchè Mills mi disse che per gestire i miei soldi gli servivano alcuni documenti firmati da me in bianco”. Infine, alla domanda del pm che gli chiedeva se avesse mai saputo di problemi fiscali e nella movimentazione del denaro avuti da Mills, Attanasio ha risposto: “Mi sarebbe sembrato strano che un esperto di fiscalità si trovasse con problemi fiscali”.

All’esterno del palazzo di Giustizia, questa mattina, non si è presentato nessun sostenitore del Pdl, come invece era accaduto nei mesi scorsi, quando il capo del Governo era giunto in tribunale per assistere alle udienze. Presente, invece, la solita schiera di giornalisti, tutti concentrati dietro le transenne, e un ingente numero di uomini delle forze dell’ordine. L’ultima volta che il presidente del Consiglio era entrato a Palazzo di Giustizia come imputato in uno dei suoi processi era il 16 maggio scorso, sempre per il procedimento Mills. E’ saltata intanto l’udienza prevista lunedì prossimo, sempre per il caso Mills. Il processo slitta al 18 luglio, quando verranno sentiti per rogatoria alcuni testimoni dalla Svizzera in videoconferenza. Prima di allora erano previste in calendario quattro date, saltate perché la difesa di Berlusconi ha scelto di ascoltare – prima di presentare i propri – tutti i testimoni della difesa. Per alcuni dei quali, considerata la residenza all’estero, sono previsti tempi più lunghi. Un “abuso di diritto” secondo il pm Fabio De Pasquale. In un processo a rischio prescrizione, ricorda il magistrato  a proposito dello slittamento delle udienze “bisogna evitare con tutti i mezzi che questo evento infausto si verifichi”. “Mai sentito parlare di abuso di diritto”, ha risposto indignato Longo, uno dei legali del premier. Il quale si era già detto “stanco perché il ritmo dei processi nei confronti di Silvio Berlusconi – spiega – è per la verità abbastanza peculiare”.

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