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Stop ai market multietnici in Emilia Romagna: la Lega presenta la “legge Harlem”

L'obiettivo è quello di "salvaguardare i negozianti tradizionali". Il primo firmatario è il candidato a sindaco di Bologna del Carroccio, Manes Bernardini
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La Lega vuole mettere un freno alla moltiplicazione di negozi gestiti da extracomunitari. Per questo presenta, anche in Emilia Romagna, la regione dell’accoglienza, un progetto di legge regionale per “valorizzare e tutelare le attività commerciali tradizionali e limitare la proliferazione di negozi etnici”. Il testo, detto anche “legge Harlem”, vede tra i firmatari, oltre ai consiglieri del Carroccio Stefano Cavalli, Mauro Manfredini, e Roberto Corradi , anche il candidato sindaco di Bologna Manes Bernardini.

Un’iniziativa fotocopia di quella presentata a marzo dalla Lega Nord lombarda, verso cui si è mostrato favorevolmente interessato anche il presidente Roberto Formigoni. Secondo gli esponenti delle Lega Nord “l’alta concentrazione di tipologie commerciali e negozi extracomunitari nella medesima zona (via, quartiere) inducono alla ghettizzazione di zone urbane, causando preoccupazione nella popolazione italiana nonché motivo di oggettiva difficile integrazione di stranieri e attività straniere nel tessuto sociale e urbano”. Per questo la legge prevede per i Comuni “la facoltà di intervenire in casi specifici di contrasto con l’interesse generale”.

Nel mirino anche i centri di massaggi orientali, dietro cui, secondo i leghisti, spesso si nasconderebbero “attività di sfruttamento della prostituzione e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina” e che , di frequente, non garantirebbero standard minimi di professionalità e igiene. Nuove regole poi per chi ha intenzione di avviare un’attività alimentare, soprattutto per quanto riguarda i contributi. In caso di approvazione, sarà necessario, infatti, oltre gli altri requisiti previsti attualmente dalla legge, non solo l’iscrizione all’Inps per almeno due anni, ma anche la certificazione del regolare versamento contributivo pari all’importo dell’assegno sociale (circa 417 euro mensili per ogni collaboratore). E ancora: in programma l’obbligo per i commercianti di conoscere la lingua italiana e di affiggere indicazioni, etichette, cartelli pubblicitari e informativi comprensibili e che diano la priorità alla nostra lingua.

Il Carroccio punta poi il dito contro quei negozi che non rispettano giorni e orari di chiusura, compresi i grandi centri commerciali, per i quali sono previste sanzioni proporzionate alla grandezza dell’attività. “Si tratta di un provvedimento – ha commentato l’aspirante sindaco – che se approvato tutelerà anche i lavoratori, spesso costretti a turni di lavoro massacranti nei giorni festivi”.

Per attuare questa serie di regole, la Lega promette di dotare i sindaci di nuovi e più efficaci strumenti per mettere in atto i controlli, “magari rafforzando il corpo della municipale”.

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