Dopo la candidatura di Manes Bernardini a Bologna, la Lega continua la sua avanzata verso la costa. Non ce l’ha fatta a imporre un suo candidato nella corsa a sindaco contro il Pd Andrea Gnassi, ma ha fatto sì che il candidato ufficiale del Pdl Marco Lombardi lasciasse il posto al preferito Gioenzo Renzi. La mano di Roma c’è stata e, a manifesti già affissi, Lombardi si è dovuto far da parte. L’ex candidato sindaco dice di aver fatto una scelta che è un atto di responsabilità nei confronti della città e del partito. “Io avevo avuto l’investitura dai vertici romani – dice –  ma ho dovuto in seguito prendere atto dell’intransigenza dell’onorevole leghista Pini”. Il deputato infatti non ha mai nascosto il suo appoggio a Renzi e questi sono tempi in cui il Pdl non può permettersi di rimanere sordo alle richieste della Lega.

È stata una prova di forza della Lega – ha continuato Lombardi – che ha imposto il suo candidato in maniera arrogante, ma la scelta è stata mia: se io avessi proseguito per la mia strada saremmo andati divisi e avremmo perso in partenza”.

Renzi che si è visto d’improvviso aperta la strada per la corsa a palazzo Garampi ha commentato la scelta di Lombardi dicendo: «È stato un atto di responsabilità, quello di Lombardi, per ricompattare il Pdl e il resto del centrodestra, alla luce della convergenza della Lega sul mio nome. Pini -prosegue – ha certamente avuto un ruolo: ci siamo trovati d’accordo su molte battaglie politiche, la questione del Palacongressi è stata una di queste. Il deputato della Lega ha chiesto trasparenza sulla inchiesta aperta in Procura e io ne ho portato avanti le istanze nel confronto con l’amministrazione comunale”.

Renzi ha ufficializzato la sua sfida a Gnassi. “Sono l’unico in grado di batterlo – ha detto – perché posso catalizzare un voto trasversale, proveniente anche da una parte della sinistra e del centro. Il risultato è aperto: dopo 65 anni di malgoverno delle varie giunte di sinistra, ora l’amministrazione di Rimini può davvero cambiare. Questa città è davvero contendibile”.

Dalla sua Renzi sente di avere la forza di “20 anni di battaglie in consiglio comunale, sempre per l’interesse generale della città”. Mentre di Gnassi dice: “Il mio sfidante è una creatura di partito. Nonostante sia stato consigliere comunale e presidente del Pd di Rimini non abbiamo mai registrato un suo intervento nelle questioni amministrative”.

Il nuovo candidato del Pdl che piace alla Lega in passato ha già incassato buoni risultati: alle comunali del 2006 è stato il consigliere più votato con 1626 preferenze. E ora inizia a credere di poter essere il protagonista della svolta di Rimini verso il centrodestra: “Avevo posto la mia candidatura nel settembre scorso – afferma Renzi – perché sollecitato trasversalmente da cittadini di tutte le estrazioni politiche. Ho avuto un grande sostegno in tanti modi con lettere, mail, su Facebook. Mi hanno invitato a non mollare, perché la mia è una candidatura naturale, e non per presunzione”.

Da parte sua Gnassi non sembra per nulla intimorito dalla candidatura di Renzi, che commenta rilevando le dinamiche interne al centrodestra cittadino: “La prima considerazione è la vittoria della Lega di Forlì e di Roma sul Pdl di Rimini. Pini ha capovolto il disegno del Pdl riminese che ora ne esce con le ossa rotte. La casa del centrodestra è crepata nelle fondamenta. L’unità sbandierata è come una mano di bianco su una facciata di muri crepati. Renzi lo conosco e  – prosegue Gnassi – ho sempre avuto rapporti corretti con lui. Devo fare però due considerazioni: la prima è che la sua storia politica e ideologica è fortemente radicata in una destra non certo moderata, la seconda è che per governare una città complessa come Rimini non occorre fare il record degli esposti alla Corte dei conti o in Procura”. Gnassi ha anche una sua idea di Pini: “Tutti sanno che il deputato leghista voleva segare sia l’aeroporto di Rimini che il Palacongressi. Noi lavoriamo per aprirlo, lui per tenerlo chiuso”.

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