C’è l’emergenza profughi e il governo pensa a tendopoli da disporre in Italia. Tra i siti individuati dal Viminale compare anche quello di Trapani. Ma qui qualcosa non torna. Sì, perché alle porte della città una struttura già esiste. E’ terminata, ma inspiegabilmente risulta inutilizzabile. Il governo però tira dritto. E la cronaca dell’emergenza racconta della rabbia dei trapanesi che questa mattina hanno fermato i camion che portavano le attrezzature per allestire la tendopoli all’aeroporto militare di Kinisia. Tantissimi hanno assediato la prefettura.

Ma il vero cortocircuito sta in questa struttura, che oggi sorge all’uscita dell’autostrada tra un circolo tennis e la base dell’agenzia spaziale italiana. Si tratta di una sorta di super carcere circondato da un doppio muro, al di là del quale si vedono i tetti di una serie di edifici e un’alta palazzina quasi fosse una torre di controllo.

La storia di questa struttura è piuttosto singolare. In città, infatti, prima che iniziassero i lavori già esistevano due centri di accoglienza, uno di trattenimento (il Vulpitta) e un altro che funziona da centro di identificazione, dove vengono sistemati gli immigrati che hanno chiesto asilo politico. Nel 2006, la commissione europea, pur criticando la gestione dei centri, aveva bocciato l’idea di costruirne un terzo.

Il governo Berlusconi, arrivato subito dopo decide di rendere carta straccia quel parere. Il nuovo centro per gli immigrati clandestini è stato costruito in un battibaleno, il costo ha superato i sei miliardi di vecchie lire, forse è costato ancora di più, il ministero dell’Interno tiene questi conti “riservati”. Il centro è pronto ma dentro non può entrarci nessuno. Il budget di spesa si è esaurito quando dovevano fare gli allacci alla fognatura e alla rete idrica. E’ brutta a vedersi questa struttura ma potrebbe servire all’emergenza di oggi, e invece i profughi libici da venerdì prossimo finiranno dentro una tendopoli in mezzo alla campagna trapanese, dall’altra parte rispetto al centro che resta chiuso. Tante tende sistemate in fila indiana su quella che una volta fu la pista di un aeroporto, militare, quello di Kinisia, la cui storia si incrocia con i gialli della Gladio trapanese, con i misteri di un traffico di armi tra mafia e servizi segreti stranieri che Mauro Rostagno avrebbe scoperto negli anni dell’attività giornalistica a Trapani, prima di essere ucciso. Qui si esercitavano i “gladiatori” siciliani che nell’87 aprirono a Trapani una base per fronteggiare un eventuale pericolo che poteva arrivare dalla Libia. Gli strani scherzi del destino. La guerra infine ha portato proprio i libici a trovare accoglienza in questa pista, come se fossero tanti terremotati. L’aeroporto è a poca distanza da quello militare, è proprio dirimpetto, sulle loro teste vedranno volare quegli aerei che con le “bombe intelligenti” dovrebbero andare a colpire gli edifici militari di Gheddafi.

di Rino Giacalone

Articolo Precedente

Lampedusa abbandonata

next
Articolo Successivo

Estorsioni agli imprenditori del nord
In carcere l’ultima decina del clan Madonia

next