“Di vecchio al Tg1 c’è solo il comitato di redazione”. Così il sor Augusto, direttore del Tg1,  ha replicato al documentatissimo dossier presentato dal sindacato dei giornalisti. Per altro, sarà appena il caso di precisare che quel sindacato non  è composto d bolscevichi, ma da donne e da uomini di ogni tendenza politica e che hanno semplicemente riportato fatti e numeri. Tuttavia, come ben sa la redazione del Fatto, non c’è nulla di peggio che riportare i fatti, nella loro scandalosa sobrietà.

Cosa c’è da replicare alla constatazione che una prescrizione è cosa diversa da un’assoluzione?
E’ vero o non è vero che quel Tg ha trasmesso le videocassette a reti unificate? Perchè il direttore non ha mai risposto alla richiesta della sua redazione di sapere se in una famosa intervista Berlusconi fosse già a conoscenza delle domande e avesse addirittura risposto leggendo il compitino che compariva sul cosiddetto “gobbo” ?

Può smentire il direttore i numeri relativi alle presenze di Berlusconi nel suo Tg e che trovano comparazione solo con i Tg di Italia 1 e Rete 4?  Sono falsi anche i dati elaborati dall’Autorità di garanzia? Per quale ragione si è consentito ad un condannato, il senatore Dell’Utri, di insultare i suoi  giudici, senza per altro mai concedere loro il diritto di replica? Per informazioni rivolgersi al giudice Ingroia, prima ingiuriato e poi invitato al silenzio da Giuliano Ferrara ospite del Tg1.

Come mai i terremotati dell’Aquila hanno avuto diritto di parola quando lodavano il presidente e sono stati ridotti al silenzio quando hanno osato protestare? Perchè il presidente Fini è diventato un nemico non appena ha rotto con Berlusconi? Spetta al Tg1 il ruolo di servizio d’ordine e di balia del presidente del Consiglio, sino al punto di far sparire fischi e contestazioni indirizzati al sovrano?

Per quale ragione anche il presidente della Repubblica ha preferito concedere la sua esclusiva al Tg2 piuttosto che al Tg1,  interrompendo una lunga tradizione? Perchè i giornalisti allontanati dai loro ruoli sono proprio quelli che non avevano accettato di firmare una sorta di lettera manifesto a sostegno del nuovo direttore?

L’elenco potrebbe proseguire quasi all’infinito, ma se avete ulteriori  curiosità potete consultare l’intero dossier pubblicato dal Fatto e dal sito di Articolo 21.

Di vecchio al Tg1 non c’è il comitato di redazione, ma un direttore che, di fronte a contestazioni documentate e non ideologiche, si rifugia nell’insulto, nella invettiva, nella denuncia del complotto nemico, usando le stesse vecchie, vecchissime parole che il suo  editore unico di  riferimento bercia da oltre un ventennio. In realtà il comitato di redazione del Tg1 ha solo documentato quanto milioni di spettatori avevano già notato e, anche per questo, avevano deciso di cambiare canale.

In qualsiasi altra azienda il direttore di un modello fallito sarebbe già stato rimosso, non solo e non tanto per ragioni politiche, quanto per ragioni puramente di merito, di mancato raggiungimento degli obiettivi aziendali, per non parlare delle indagini contabili in corso e che stanno interessando la Corte dei conti e la Procura della Repubblica.

Nel passato, persino  nei momenti peggiori della storia della Rai, tutti, ma proprio tutti i direttori democristiani del Tg1 amavano confrontare il loro giornale non con il Popolo, quotidiano della Dc, ma con il Corriere della Sera, considerato il grande quotidiano dell’Italia moderata.

Adesso il modello di riferimento è diventato il Tg4, anzi, per la verità, persino Emilio Fede, forse ingelosito, è riuscito a storcere il naso perchè anche a lui è sembrato che “il troppo stroppia”… Chissà, forse al prossimo giro sarà proprio lui a sostituire il sor Augusto, anche perché, come potrebbe spiegarci il neoministro Romano, essere indagati potrebbe costituire un titolo professionale aggiuntivo.

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