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Cina, stop alla costruzione di nuovi reattori
Controlli a tappeto in quelli già attivi

L’agenzia Xinhua riporta una nota ufficiale del governo di Pechino: "Il Paese ha sospeso i procedimenti di approvazione per l'edificazione di nuovi impianti nucleari". 28 le centrali in fase di realizzazione, quasi la metà di tutte quelle che si stanno attualmente costruendo a livello globale
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Una centrale nucleare in Cina

Anche la Cina ha deciso di sospendere la costruzione delle sue nuove centrali atomiche: il 40 per cento di quelle attualmente in fase di realizzazione nel mondo. A comunicarlo è stata l’agenzia Xinhua, che riportando una nota ufficiale del governo di Pechino, ha annunciato: “La Cina ha sospeso i procedimenti di approvazione per la costruzione di nuove centrali nucleari, in modo da rivedere le norme di sicurezza in seguito all’esplosione in una centrale giapponese”. Attivata anche una verifica dei livelli di sicurezza in quelle già attive: “Il Consiglio degli affari di Stato ha chiesto ai dipartimenti interessati di effettuare controlli della sicurezza nelle centrali nucleari esistenti”, ha informato Xinhua al termine della riunione governativa presieduta dal primo ministro Wen Jiabao. Anche Pechino si aggiunge così alla lista di nazioni che, come la Germania, in seguito al dramma giapponese hanno deciso di dare un freno all’industria atomica. Persino l’Australia, Paese con il 31 per cento delle riserve mondiali di uranio, ha assunto in questi giorni drammatici una posizione sfavorevole nei confronti dell’atomo. Ma cosa spinge la Cina a prendere tutte queste misure di sicurezza? Probabilmente l’estrema velocità con cui, negli ultimi due anni, ha approvato la costruzione di molte delle sue nuove centrali nucleari.

Le cautele del governo centrale cinese sono lungi dal creare allarmismi presso la popolazione: “Tutti i reattori attivi in Cina sono sicuri e il Paese rimane escluso dagli influssi delle fughe radioattive avvenute in seguito alle esplosioni presso la centrale di Fukushima”, assicura Pechino. Che, citando i suoi esperti di settore, ha ribadito come le perdite radioattive verificatesi in Giappone non colpiranno la salute pubblica dei cinesi, in quanto “diluite” nel mare e nell’aria, e trasportate ad est dai venti, in direzione opposta rispetto alla Cina. Inoltre, il Consiglio di Stato ha concluso affermando: “La sicurezza è la nostra priorità nello sviluppo delle centrali nucleari”.

Il governo della Repubblica Popolare Cinese ha quindi deciso che prima di approvare gli standard di sicurezza rivisti, i lavori presso le nuove centrali saranno sospesi, e i controlli si faranno più rigorosi: “Sospenderemo temporaneamente l’approvazione di nuovi progetti nucleari, compresi quelli già in fase di sviluppo”, informa il governo dalle pagine del suo sito: “Dobbiamo afferrare pienamente l’importanza e l’urgenza della sicurezza nucleare”, rendendola prioritaria nella produzione di energia atomica. Richiesto quindi dal Consiglio di Stato ai costruttori il rispetto degli “standard di sicurezza più avanzati”; e l’interruzione della costruzione di tutti siti che ancora non ne sono conformi.

I piani nucleari del colosso asiatico sono decisamente ambiziosi: 28 i reattori in fase di realizzazione, quasi la metà di tutti quelli che si stanno attualmente costruendo a livello globale. Una scommessa che ha lo scopo di garantire alla esplosiva economia cinese, nell’arco dei prossimi dieci anni, un’espansione che a livello energetico possa non dipendere più dal carbone.

È dal 12 marzo che l’Amministrazione nazionale di Sicurezza nucleare, sotto la supervisione del ministero della Protezione ambientale, sta monitorando in Cina i livelli di radiazione, pubblicando quotidianamente i risultati sul suo sito internet. Sempre con l’obiettivo di rassicurare la popolazione.

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