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Catania: non è una storia di lap dance

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Non esiste altra città al mondo in cui tutto il potere (politico, editoriale, economico) sia concentrato in così poche mani e tasche: è così a Catania, ostaggio da molti anni del democristiano Raffaele Lombardo, governatore della Sicilia, e dell’editore Mario Ciancio, padrone di ogni parola che viene pubblicata sui quotidiani dell’isola.

In nessun’altra città d’occidente un’indagine per mafia a carico dei due supremi intoccabili della città, verrebbe tenuta sotto chiave per mesi dal capo della procura in attesa che il proprio pensionamento per raggiunti limiti di età lo liberi da ogni imbarazzo.

In nessun luogo del creato su una storia come questa si tace così sfacciatamente. A Catania, il padrone della politica e il rais della stampa sono accusati di essere amici di Cosa Nostra, ma continuano impunemente a governare e a pubblicare.

Lo so, non è una storia di lap dance: ma c’è più decadenza civile e morale nei silenzi di quella procura che nella camera da letto di Silvio Berlusconi.

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