
Il professore di fotografia della New York University Wafaa Bilal, origini irachene, non è nuovo a certi esperimenti. La sua ultima trovata si chiama The Third I, “il terzo io”.
Per mettere in pratica la sua idea si è resa necessaria un’operazione chirurgica di tre ore, durante le quali è stata impiantata una placca magnetica nella nuca del professore. Su quella superficie sottocutanea Bilal posizionerà una fotocamera per inquadrare e scattare ogni minuto di ciò che avviene alle sue spalle.
Il nome The Third I non è scelto a caso. In inglese suona esattamente come “The Third Eye”, ovvero il terzo occhio, che nella meditazione trascendentale è la fonte dell’intuito e trova posto all’altezza della ghiandola pineale, pressapoco al centro della fronte di ciascun individuo.
Sebbene la posizione non sia stata rispettata, l’esperimento di questo docente porterà sicuramente a dei risultati interessanti.
Le foto scattate ogni giorno (e ogni notte), verranno inviate in tempo reale all’Accademia delle Arti moderne del Qatar Mathaf: Arab Museum of Modern Art. Il museo ha giustificato l’opera come un omaggio all’inaccessibilità del tempo, all’impossibilità di un essere vivente di catturare completamente la memoria e l’esperienza di ogni singolo momento.
Non sono mancate le polemiche riguardo la privacy degli studenti e delle persone che inconsapevolmente saranno immortalate durante l’esperimento. A tale riguardo la New York University sta studiando un modo per evitare che la macchina fotografica sia utilizzata all’interno delle proprie strutture.
Tutela della privacy a parte, sono in molti che pensano come l’esperimento sia troppo invasivo. L’opinione più diffusa è che il tutto sarebbe funzionato allo stesso modo se la microcamera fosse stata posizionata su un berretto o una giacca.
Nel frattempo si attende l’apertura del museo mediorientale, in programma per i prossimi giorni. Il sito su cui osservare ciò che scatterà The Third I è già online a questo indirizzo.
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