Il consiglio comunale di Bari, insediato nell’estate 2009 con Michele Emiliano rieletto sindaco, presenta due “anomalie” abbastanza incredibili.

Due miei amici giornalisti, Roberto Anglani e Ludovico Fontana, hanno denunciato un piccolo grande scandalo che la città di Bari subisce da oramai un anno e mezzo. Anglani scrive per il Barometro, organismo di informazione indipendente che “controlla la pressione della politica barese” e che in questo articolo del 1° dicembre 2010 segnala l’assenza cronica di due consiglieri in questo anno e mezzo. Se fossero due signor nessuno probabilmente la questione non avrebbe fatto notizia, ma i due assenti sono Simeone Di Cagno Abbrescia (Pdl), parlamentare già sindaco di Bari dal 1995 al 2004 e soprattutto candidato sindaco sconfitto nel 2009, e Antonio Matarrese, già decano del calcio italiano, fratello del presidente della squadra di calcio del Bari (utilizzata in modo maldestro durante la campagna elettorale del centro-destra) e capolista de “La Puglia Prima di tutto”, la civica di Raffaele Fitto che schierò Patrizia D’Addario nella stessa tornata elettorale.

Di Cagno Abbrescia è stato presente a 3 consigli comunali su un totale di 34 (7 agosto 2009, 28 settembre 2009 e 7 gennaio 2010) mentre Antonio Matarrese è entrato in consiglio comunale solo una volta: il 17 novembre 2009.

All’articolo del Barometro è seguito un post del blog di Ludovico Fontana sul Corriere del Mezzogiorno, dorso locale del Corriere della Sera, che da mesi sta seguendo il comportamento dei due e che aggiunge altri dettagli utili per l’analisi.

A onor del vero il Comune di Bari (e dunque i cittadini) non subiscono costi economici aggiuntivi per l’assenteismo dei due, ma il danno c’è ed è di diversa natura.

–  È morale: Di Cagno Abbrescia è stato votato da 67217 baresi al ballottaggio e da 92133 baresi al primo turno. La sua assenza è l’assenza del capo dell’opposizione, è l’assenza delle istanze di una parte significativa e decisiva per le sorti della città. Il discorso è analogo per Antonio Matarrese, candidatosi in extremis con La Puglia Prima di Tutto, rappresentante di precisi interessi imprenditoriali, probabilmente sceso in campo per giocare dall’interno la partita dei terreni di Punta Perotti, il cui valore economico è stato riconosciuto alla famiglia dopo un’infinita telenovela e dopo, soprattutto, la confisca di quell’area necessaria per abbattere gli ecomostri nel 2006. Inoltre, l’assenza conclamata è la manifestazione più evidente del convincimento dei due dell’inutilità del Consiglio Comunale (e allora, perché candidarsi?);

–  È politico: come può essere credibile un gruppo di governo (o di opposizione, in questo caso), se i loro “capi” non sono presenti? PDL, lista civica Simeone Di Cagno Abbrescia e Puglia Prima di tutto sono le prime tre forze politiche di centrodestra: sommate fanno il 37,8% degli elettori, il PDL è addirittura il primo partito di una città storicamente di destra, fedele all’insegnamento politico di Giuseppe Tatarella che, ne sono certo, non avrebbe assistito volentieri a tutto questo;

È amministrativo: l’assenza di Simeone di Cagno Abbrescia e Antonio Matarrese non è semplicemente un segno di incuria, ma impedisce anche la completa rappresentatività del consiglio comunale. Non c’è nessuno che può sostituirli e portare istanze, ci sono due voti in meno, sempre, dall’opposizione, i tre gruppi consiliari rappresentati dai due politici pagheranno, quasi fatalmente, l’assenza di una visione strategica di città.

Questo post, in realtà, non vuole limitarsi alla denuncia ma vuole anche proporre una campagna d’informazione ai lettori e alla redazione del Fatto Quotidiano. Una sentenza del 2006 del Tar della Puglia stabilisce le cause per cui il ruolo di consigliere comunale può decadere:

In sostanza le assenze dalle sedute del consiglio comunale possono dar luogo a decadenza quando rivelano un atteggiamento di disinteresse, per motivi futili o inadeguati, verso gli impegni connessi all’incarico pubblico elettivo; in definitiva, visto che l’elettorato passivo è tutelato dalla Costituzione (art. 51), le ragioni che, in relazione al modo di esercizio della carica, possono comportare decadenza devono essere obiettivamente gravi a causa della mancanza, inadeguatezza o estrema genericità delle giustificazioni fornite o del difetto di qualsiasi principio di prova in ordine ai fatti posti a fondamento delle assenze.

Ammetto di non conoscere la giurisdizione delle altre Regioni né l’esistenza di casi analoghi in altre assemblee locali, ma sono certo che sia così. Se riuscissimo a denunciare tutti insieme questi fenomeni, probabilmente miglioreremmo la vita delle nostre istituzioni.

Anche se, bisogna ammetterlo, noi pugliesi ci facciamo riconoscere a tutti i livelli. Il parlamentare più assente d’Italia è infatti Antonio Gaglione, di Ostuni, eletto nelle file del Pd (per cui ha corso come segretario regionale nel 2007, sconfitto proprio da Emiliano) . A lui basta l’8% delle presenze per stare tranquillo (qui il dato preciso della sua attività parlamentare).

P.s. Mentre vi scrivo c’è Consiglio comunale a Bari, e Simeone Di Cagno Abbrescia è ricomparso. Può essere che da martedì possa tornare a fare questo mestiere a tempo pieno…

Articolo Precedente

Al mercato dei voti si sfalda l’Idv. Berlusconi: “Portato una nuova moralità politica”

next
Articolo Successivo

Governo, B.: “Avrò la maggioranza”
Fini: “Comincia il calciomercato”

next