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Ma Schifani non si scusa

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Il presidente del senato Renato Schifani ha inviato alla vedova Pina Grassi il seguente messaggio:

“Ricorre oggi 29 agosto il diciannovesimo anniversario della morte di Libero Grassi, imprenditore siciliano ucciso per mano mafiosa nel 1991. Imprenditore, politico per passione, dimostrò sin dall’inizio indipendenza, equilibrio, ma soprattutto un ostinato senso di giustizia, di libertà, di dignità così forti da sacrificare la vita. Con lui la terra di Sicilia, mortificata dal racket, ha gridato giustizia. Quella voce ha rappresentato il riscatto di molti imprenditori che hanno capito che si può diventare più forti non piegandosi ai ricatti. La memoria di quest’uomo è viva in ognuno di noi, la sua storia è oggi la nostra, la sua sete di trasparenza è arrivata dove forse lui neppure poteva sperare: vedere diffusa nella maggior parte dei siciliani la convinzione che la mafia possa essere sconfitta. Ha insegnato con i fatti che ribellarsi al ricatto mafioso è l’unica strada per essere veramente liberi. Oggi le associazioni antiracket, nate dalla stessa voglia di ribellione, sono una splendida realtà realizzata facendo tesoro degli insegnamenti e delle idee di questo imprenditore onesto e giusto”.

Nel 1991, e negli anni seguenti, il presidente del Senato faceva l’avvocato civilista a Palermo. Tra i suoi clienti c’erano molti imprenditori legati a Cosa Nostra o addirittura mafiosi che si rivolgevano al suo studio per evitare il sequestro dei beni. Insomma mentre Libero Grassi diceva di no alla mafia, Schifani l’assisteva in tribunale. Non è un reato. Ma forse, vista la carica che oggi ricopre, qualcosa di cui scusarsi.

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