La Lega ha in pugno il governo Berlusconi. Questa è l’unico dato emerso con chiarezza dal vertice andato in scena oggi a Lesa tra il premier e Umberto Bossi. Da settimane il leader del carroccio invoca elezioni anticipate, ben sapendo di provocare l’orticaria al capo del Pdl che teme le urne più di quanto non le tema il Pd. Meno di una settimana fa, dal ritiro in Cadore, il senatùr aveva persino dettato i tempi: “Al voto a novembre, massimo dicembre”. Ieri sera aveva affidato l’affondo finale al direttore de La Padania, Leonardo Boriani. Che l’ha diligentemente eseguito scrivendo un editoriale fin troppo chiaro: “La Lega è pronta ad andare da sola, senza lacciuoli di alcun genere”, a meno che “il Berlusconi tentennante di questi giorni” non faccia proposte diverse da quelle “molto soft, all’acqua di rose” già avanzate e soprattutto “no a governi alternativi”. Quando a fine mattinata i cancelli di villa Campari si sono aperti per far entrare Bossi, il cavaliere sapeva già di dover negare qualsiasi volontà di dare vita a maggioranze alternative. Tanto meno con l’Udc di Casini, che al popolo in camicia verde appare come il nemico numero uno. Berlusconi in cambio ha chiesto fedeltà. Fin che dura. Così è andata.

I cancelli si sono riaperti dopo meno di tre ore per far uscire il leader padano. Che ha confermato: Il governo “va avanti senza l’Udc e senza Casini”. Voto anticipato scongiurato ma solo “per il momento”. Qualche mese. Non di più. Bossi vuole sfruttare la debolezza del Pdl e non permetterà che Berlusconi si rafforzi e riguadagni il terreno perso in queste settimane a causa della bega con Gianfranco Fini. Sa, il senatùr, che un’occasione così non può lasciarsela scappare. Le urne oggi regalerebbero “un carroccio fortissimo al nord e in grande crescita in altre regioni del centro e dintorni”, per dirla come ha scritto Boriani su La Padania. Il sondaggista Nicola Piepoli conferma a ilfattoquotidiano.it: “Ultimi dati alla mano se la Lega fa alleanze al centro, cosa che non mi stupirebbe visto che Bossi sa far bene il suo mestiere, compie un salto notevole rispetto al Pdl. Mentre Fli e Udc si fermerebbero al massimo al 5%”.

Insomma il leader in canotta ha in mano la spina del governo. Può staccarla quando vuole. Incamerato il federalismo fiscale, spetta ora a Berlusconi riuscire a terminare nel più breve tempo possibile i passaggi legislativi che gli stanno a cuore. E’ infatti determinante, per la maggioranza, la tenuta alla ripresa del lavori parlamentari. Il dibattito e l’eventuale voto sui temi caldi della giustizia, come il processo breve e le intercettazioni, rappresenteranno la prova del nove. Anche per i finiani. Che oggi hanno ribadito “fedeltà al governo sul programma” pur sottolineando che ora la maggioranza non è più composta da “tre partiti, ma da quattro: Pdl, Lega, Mpa e Fli”, ha detto Italo Bocchino. Finiani che rimandano la nascita del partito a settembre, a dopo la festa di Mirabello, e che sembrano tendere la mano al premier. Dice a ilfattoquotidiano.it Benedetto della Vedova: “Non so ancora se nascerà un nuovo partito, dobbiamo fare un passo alla volta. Credo però che sia nell’ordine delle cose, a meno che Berlusconi non dicesse ‘abbiamo sbagliato, cancelliamo tutto e ripartiamo da zero’”. Certo, ricorda l’ex radicale, “è tutto da vedere anche perché Fini gli tese la mano con l’intervista a Il Foglio che lui non prese nemmeno in considerazione”.

Ci sono poi i centristi. Il segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa, ha detto di non essere interessato alla politica “dell’aggiungi un posto a tavola”, giudicando però “positivo che si sia accantonata la scorciatoia delle elezioni anticipate”. C’è tempo per correggere eventuali alleanze, dunque. Perché all’Udc il Pdl continua a guardare con interesse. La presenza di Denis Verdini al vertice di villa Campari ne è conferma. Il coordinatore nazionale del partito, l’unico del triumviro presente a Lesa, è da sempre favorevole all’apertura a Casini. Segno che il Pdl ha intenzione di tenere aperte tutte le opzioni possibili: allargamento della maggioranza, magari recuperando qualche finiano, e voto anticipato.

Per questo Bossi terrà fede alla tregua di villa Campari solo per alcuni mesi. Non darà il tempo alle vecchie alleanze di ricompattarsi, né a nuove di formarsi. Il senatùr staccherà la spina al momento giusto. Da bravo perito elettronico, quale è.

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