In uno dei filmati registrati, forse a fini di ricatto, da Andrea Ghiotto, un giovane imprenditore della concia delle pelli, arrestato (e poi scarcerato) a Vicenza perché abituato a versare mazzette per non pagare le tasse e per non farle pagare ai suoi colleghi, c’era anche lei: Barbara Montereale da Bari. L’ex amica di Patrizia D’Addario, diventata celebre per aver accompagnato la bionda signora pugliese a Palazzo Grazioli e per essere stata a lungo ospite del premier a Villa La Certosa, venendo quindi gratificata con una busta con dentro 10.000 euro in contanti.

Barbara Montereale si è sempre dipinta come una semplice “ragazza immagine”. E ha spiegato che quel denaro gli era stato donato dal premier, insieme a molti gioielli, solo perché Silvio Berlusconi si era intenerito dopo averla sentita raccontare quanto fosse dura la sua vita di ragazza-madre. Ma ora il Gazzettino, che riporta in esclusiva la notizia la notizia in un articolo intitolato “Inchiesta sul mondo della concia, spuntano i filmati dei festini con le escort”, sostiene che anche Barbara facesse il mestiere più vecchio del mondo.

Secondo il quotidiano del nord est, infatti, la Guardia di Finanza dopo aver un giro di corruzione legato al mercato della concia delle pelli, si è messa a setacciare i computer degli indagati. E assieme alle tracce delle mazzette ha trovato i video di alcune feste, tra politici, imprenditori e uomini della Agenzia delle Entrate, organizzate da Ghiotto in una suite dell’Hotel Principe di Trieste. Si tratta, racconta il Gazzettino, di “prologhi piccanti alle cene”. Cene in cui, almeno in un’occasione, c’era pure Barbara, la farfallina del premier.

Così, a un anno di distanza esatto dall’esplosione del caso D’Addario, gli interrogativi politici – che nulla hanno a che vedere con il moralismo o la morale – tornano a essere quelli di sempre. Quante sono le ragazze in Italia – ma non solo – in grado di tenere il presidente del Consiglio sotto scacco? Berlusconi, l’uomo che guida la settima potenza industriale del mondo rischia di veder condizionata la sua attività di governo da testimonianze, foto, filmati di donne tra le quali potrebbero esserci addirittura state anche persone inviate da servizi segreti stranieri?

In questo senso la storia di Barbara Montereale è esemplare. La scorsa estate, la ragazza, all’epoca fidanzata con un giovane esponente del clan malavitoso barese dei Parisi, su quello che accadeva esattamente a Palazzo Grazioli e villa La Certosa si è sempre limitata a minimizzare o a lanciare dei messaggi. E lo stesso hanno fatto tutte le altre numerose partecipanti alle cene ai ricevimenti del premier. Così Berlusconi, almeno nel nostro Paese, è riuscito ad uscire dall’angolo in cui si era cacciato, sostenendo che nessuno gli aveva detto che Patrizia D’Addario, l’unica partecipante ai party non reticente, era una escort.

Del resto, che la questione della ricattabilità delle classi dirigenti italiane stia diventando più grossa lo dimostra, di settimana, in settimana, la cronaca. Dopo i casi Frisullo e Marrazzo (centro-sinistra), quest’ultimo con un’inquientante coda di cadaveri, adesso è di nuovo la maggioranza a pagare pegno: a fine giugno a rimanere invischiato in storie di trans e cocaina è stato il consigliere provinciale del Pdl, il romano Pierpaolo Zaccai, fermato mentre, in evidente stato confusionale, chiedeva aiuto urlando da un balcone. Anche lui temeva di essere stato “incastrato”.

Per questo quello che emerge oggi dalle notizie su Zaccai e Ghiotto, e in fondo anche dal caso D’Addario-Montereale-Berlusconi, è qualcosa che non ha nulla a che vedere con la morale (ciascuno a letto fa quello che gli pare). Queste non sono vicende che potrebbero essere superate dalle leggi bavaglio ideate da Berlusconi per vietare anche le registrazioni e le videoriprese da parte dei privati. Sono invece storia che raccontano un mondo fatto di debiti e di debitori. Sono questione di criminalità, organizzata o meno, di lucro e di ricatti, in cui chi, a qualsiasi livello, ha responsabilità istituzionali, non deve infilarsi. Per il proprio bene. E sopratutto per quello del Paese.

di Eleonora Lavaggi

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