Chissà se, col senno di poi, Angela Merkel avrebbe risposto in maniera diversa all’sms che Sigmar Gabriel le inviò all’indomani delle clamorose dimissioni del Capo dello Stato Horst Koehler. Il leader dell’opposizione socialdemocratica (Spd) le propose, in quell’occasione, di presentare insieme ai Verdi un unico candidato alla presidenza:Joachim Gauck, ex pastore protestante, attivista dei diritti umani e dissidente ai tempi della DDR. Nonostante l’amicizia personale che la lega a Gauck, la Merkel si limitò a ringraziare per “l’informazione” e tirò dritto per la sua strada. Scelse come candidato della coalizione di governo Christian Wulff, il 51enne primo ministro della Bassa Sassonia, uomo molto potente all’interno della CDU. Wulff è ora presidente, anzi, il più giovane Presidente della storia della Germania. Eppure la sua elezione, al termine di un giorno lunghissimo, ha il sapore di una sconfitta. Peggio: della scampata disfatta. Perché Wulff è stato eletto solo al terzo tentativo, per il quale non è più richiesta la maggioranza assoluta dei voti. E la gravità di questo aspetto non è dato tanto dal fatto che, dal ‘49 ad oggi, su 13 volte che l’Assemblea federale si è riunita per eleggere il Presidente, solo due volte si sia arrivati al terzo round. A pesare è soprattutto il fatto che Wulff avrebbe dovuto avere i numeri per essere eletto al primo colpo. La maggioranza assoluta richiede infatti 623 voti. La coalizione ne disponeva in teoria di 644. E invece.

L’elezione del Presidente, che molti analisti hanno etichettato come una sorta di voto di fiducia verso la Merkel, si è trasformata in un calvario per la “Super Frau”, la rassicurante mamma dei tedeschi negli ultimi mesi trasformatasi in matrigna. La giornata della nomina del nuovo Capo dello Stato è divenuta lo specchio fedele di una crisi profonda all’interno della coalizione CDU-FDP, la dimostrazione più eloquente di quanto l’autorità della Merkel sia ormai seriamente minata, soprattutto dopo le misure prese a sostegno del salvataggio della Grecia.

Lontani anni luce sembrano i sondaggi dello scorso settembre che tratteggiavano un Paese in cui 7 tedeschi su 10 erano con lei. Un consenso personale di gran lunga superiore a quello del suo stesso partito e che aveva provocato più di un mal di pancia nella CDU. Oggi, all’interno del più grande partito tedesco, c’è chi vede nell’accidentato percorso per eleggere il nuovo inquilino di Bellevue il via libera per una resa dei conti, con una cancelleria indebolita se non addirittura umiliata.

E’ ora di pranzo quando Angela riceve il primo schiaffo: Wulff si ferma di ben 23 voti sotto la soglia. A metà pomeriggio un nuovo colpo rischia di lasciarla tramortita: al candidato della coalizione mancano ancora 8 voti. Gli scontri quotidiani con gli alleati della FDP (ultimo tema di discussione, l’Iva) hanno evidentemente spinto una parte dei liberali ad asternersi o a votare per Gauck. I grandi elettori sanno inoltre che l’opinione pubblica gradirebbe senza ombra di dubbio molto di più il candidato di Spd e Verdi.

A complicare la già delicata situazione, la notizia, poco dopo le 19, che l’estrema sinistra (Die Linke) rinuncia al proprio candidato. Chissà se la Merkel che esorta tutti a “esprimere un simbolo forte alla terza votazione” sente la sua Cancelleria a rischio. L’elezione di Wulff ha il sapore di una beffa, con quei 625 consensi che sono una tardiva maggioranza assoluta e un chiaro monito per i tempi a venire. In cima all’agenda, per Angela Merkel, c’è ora l’urgenza di ricalibrare la direzione presa dal proprio governo.

Anna Kosetas

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