L’intervista

Vittorio Cecchi Gori: “Weinstein? È un farabutto e avventuriero”

L’ex produttore ha lavorato spesso con il collega statunitense finito nello scandalo

19 Ottobre 2017

Vittorio Cecchi Gori, lei ha lavorato con Harvey Weinstein…
E che facciamo? Non vivo più negli Stati Uniti, prima sapevo tutto, ora meno.

Però lo conosce bene…
Sì, ma non lo vedo da un paio di anni.

Non è molto.
Ma lui è sempre stato così.

Così, come?
Uno abilissimo, se ne intende di cinema; è molto filibustiere.

Sotto quale profilo?
Rispetto agli affari.

Abel Ferrara definisce il cinema statunitense un circolo di gangster.È una tradizione dell’America, non solo del cinema. Ci sono anche molte persone serie, non solo avventurieri o farabutti, le solite mele marce.

La storia delle mele marce racconta che le altre del “cestino” vengono bacate…
Sono abili.

Chi?
Questi filibustieri. Il problema è che la loro abilità viene usata per le magagne, le prepotenze. Una persona perbene non si mette a inseguire una donna.

Mentre un produttore?
Deve pensare a realizzare un buon film, e non se una donna gli piace o meno.

Insomma, Weinstein è una mela marcia…
Un avventuriero.

E rispetto alle donne?
Non è mica solo lui, anche se la fama del cialtrone e avventuriero l’ha sempre avuta. In Italia diremmo puttaniere.

Però bravo nel cinema.
Nel suo lavoro bravissimo, gestiva alla grande gli intrallazzi di Hollywood. Ma se non si vive lì, certe situazioni non si comprendono.

Weinstein in Italia…
È sbarcato diverse volte, veniva da noi e acquistava i diritti dei film, è stato il primo a capire la forza del nostro cinema come prodotto da esportare. E in quel caso l’ho conosciuto, grazie a delle co-produzioni.

Battute sulle donne con lei?
Mai toccato l’argomento.

Mai?
No, però mi sono accorto del suo essere un fanfarone e bugiardo. Pure scorretto, e due o tre volte l’ho pizzicato in situazioni concrete. (Ci pensa un attimo) Ribadisco: non è l’unico avventuriero nel mondo del cinema.

Secondo alcuni questo scandalo è solo un modo per fargli le scarpe.
Forse, e come lettura è interessante, anche perché il cinema è una grande industria, e magari questa vicenda va trattata con un’ottica differente.

Quale ottica?
In questo intreccio di grandi capitali è mutato il mercato finanziario, ci sono differenti sbocchi e piattaforme, e secondo me una natura affaristica non va esclusa, gestita da persone senza scrupoli.

Anche Weinstein appare senza scrupoli.
Stesso lago nel quale si sguazza. Comunque la sostanza è una e solo una: Harvey è un filibustiere.

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