De Luca, chi indaga su Don Vincenzo? Scambiare voti non è più reato?

22 Novembre 2016

Un consiglio e una domanda alla senatrice democratica Lucrezia Ricchiuti che intende attivare la Commissione di garanzia del Pd (organismo disciplinare) per sanzionare la “vergogna” del governatore Vincenzo De Luca. Quello che promette a 300 sindaci campani un “fiume di soldi” in cambio di un fiume di Sì al referendum.

Davvero apprezzabile, senatrice, il suo impegno ad “avviare una procedura” ma, dia retta, è tempo sprecato perché tanto De Luca non lo tocca nessuno e al massimo gli daranno un buffetto. Per saperne il perché legga per favore quanto dichiarato in proposito da Matteo Renzi: “De Luca ha un metodo che non è il mio ma se tutti facessero come lui avremmo un punto in più di Pil”. Allora, gentile Ricchiuti, ecco la domanda: le suscita maggiore “vergogna” De Luca che non si vergogna affatto di essere De Luca e anzi ne va orgoglioso? Oppure un premier che appunta sul petto dell’erede di Achille Lauro (quello che distribuiva centinaia di scarpe spaiate, le sinistre ai comizi e le destre solo se il voto era andato bene) la medaglia di benemerito di quel Pil che secondo l’Istat, legale o illegale, basta che produca ricchezza? Con il traffico di stupefacenti, i servizi di prostituzione, il contrabbando di sigarette e adesso anche, per dirla con l’espressivo ras di Salerno con il “fate quello che cazzo volete, ma portate quattromila persone al voto.

Ora, siamo onesti, prendersela soltanto con De Luca è ingiusto poiché è come se volessimo processare l’arte, l’eterna maschera del politico un po’ mariuolo che dal teatro macchiettistico napoletano giunge ai giorni nostri con la strepitosa attualità di Cetto La Qualunque (più pilu per tutti).

Lo scoop di Fabrizio d’Esposito su Il Fatto Quotidiano ci ha regalato un documento straordinario, un nastro audio da conservare nelle teche dell’Archivio di Stato per tramandare agli storici che verranno come fu che si tentò di rottamare la democrazia italiana per effetto del combinato disposto tra attacco alla Costituzione e trionfo del “fate quello che cazzo volete”.

Infatti, non siamo del tutto convinti che De Luca si sentisse al sicuro dalle orecchie indiscrete nella sua lectio magistralis in favore del clientelismo e dell’eroe eponimo Franco Alfieri, sindaco di Agropoli, non candidato dal Pd alle Regionali perché “impresentabile”, poi promosso a consulente della Regione con delega all’agricoltura e alla pesca (“lui sa fare la clientela come Cristo comanda, ah che cosa bella”). È l’apoteosi dell’impresentabilità che De Luca svolge tra gli applausi dei 300 sindaci, uditorio troppo piccolo per le ambizioni del governatore che in cuor suo già si crede il Donald Trump del Vesuvio ma senza ciuffo giallo.

È la stessa oscena impudenza descritta dal presidente dell’Anm, Piercamillo Davigo quando sostiene che “i politici continuano a rubare ma non si vergognano più e anzi rivendicano con sfrontatezza quel che prima facevano di nascosto”.

Ragion per cui, senatrice Ricchiuti, la Commissione di garanzia Pd rischia di essere la classica, inutile pezza calda per curare la metastasi della malapolitica nell’indifferenza strafottente degli embè e di chi inneggia alla fine, era ora, delle ipocrisie. Di fronte all’arroganza deluchiana di altro ci sarebbe bisogno. Di una presa di distanza dell’intero Partito democratico, di cui peraltro non si ha notizia. Per non parlare del Parlamento che in attesa di essere normalizzato o ridotto a dopolavoro tace e dunque acconsente.

Resta la figura di Matteo Renzi che, ne siamo convinti, prima dei suoi mille giorni a Palazzo Chigi avrebbe severamente giudicato Vincenzo De Luca, in tutte le sue declinazioni, per quello che è e per quello che dice. L’infelice battuta sul Pil delle clientele ci consegna invece un presidente del Consiglio unicamente preoccupato di non disturbare mandarini e capibastone qualunque sconcezza dicano o facciano nel timore di perdere altri Sì. Quante cambiali da pagare ci saranno sulla scrivania del premier il 5 dicembre? Sicuramente quelle del governatore che può minacciare impunemente Rosy Bindi o promuovere un gigantesco voto di scambio. E ora anche la cambiale del sindaco di Agropoli, uno che porta le persone al voto come Cristo comanda, ah che bella cosa.

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