Il caso

Berlusconi non paga, Veronica si vendica: pignorati i conti correnti per 20 milioni

Dopo il divorzio - La richiesta è stata depositata 15 giorni fa al Tribunale di Monza

22 Aprile 2017

Dopo la sofferta vendita del Milan e i disastrosi risultati registrati da Mediaset arriva un altro dispiacere per Silvio Berlusconi: l’ex moglie, Veronica Lario, ha ottenuto il pignoramento di conti correnti per un valore di circa 20 milioni di euro. La richiesta è stata depositata 15 giorni fa presso il Tribunale di Monza e dopo le vacanze pasquali è stata notificata alle banche nelle quali l’ex Cavaliere ha dei depositi attivi.

È l’ennesimo capitolo di un divorzio che da oltre cinque anni si scrive nelle aule giudiziarie. Partito con una separazione che prevedeva il versamento di un assegno di mantenimento mensile di 3 milioni, è stato poi ridotto in sede di divorzio a 1,4 milioni. Troppi, secondo Berlusconi, che si è infatti rivolto alla Corte di Cassazione. In attesa della pronuncia l’ex premier ha deciso di versare a Lario una cifra che riteneva consona, un milione circa. Peccato che lei invece ritenesse consona ben altra somma. Si è così rivolta al suo legale e ha presentato il conto: Berlusconi non le avrebbe versato 20 milioni di euro. Da qui la richiesta di pignoramento. Avvenuto con successo. Il tribunale ha già fissato l’udienza per giugno, fino ad allora i depositi pignorati resteranno tali.

Lo storico legale di Berlusconi, Niccolò Ghedini, contattato dal Fatto, spiega che è tutto normale. “Una semplice contestazione sulle cifre”, dice. “Una paralisi dovuta all’attesa della pronuncia da parte della Cassazione”. In pratica, sintetizza, “il presidente ha versato una cifra corrispondente e il contenzioso è sulla quantificazione”. È un atto civilistico che “va discusso di fronte al giudice, la causa è in corso ma a giugno si risolverà”, ne è certo Ghedini. Insomma è l’ennesimo braccio di ferro sui soldi.

Una separazione nata all’alba dell’inchiesta Ruby, nell’aprile 2009 quando Berlusconi aveva raggiunto Casoria per partecipare alla festa di Noemi Letizia per il suo diciottesimo compleanno e poco dopo la neo maggiorenne confessò raggiante in un’intervista di chiamarlo “Papi”, di vederlo da tempo e di raccogliere le sue confidenze.

L’allora moglie prese la penna e scrisse al Corriere: “Non posso stare con un uomo che frequenta le minorenni. Chiudo il sipario sulla mia vita coniugale. Io e i miei figli siamo vittime e non complici di questa situazione”. Un testo noto, nel quale Lario descrive il “ciarpame senza pudore” a “sostegno del divertimento dell’imperatore” con “figure di vergini che si offrono al drago per rincorrere il successo e la notorietà”. Per concludere: “Adesso dico basta”. Lasciò Arcore per rifugiarsi nella cornice di villa Belvedere a Macherio. Da allora la battaglia legale per la divisione delle proprietà e l’assegno di mantenimento non ha mai avuto fine.

Poco prima del Natale 2012 la nona Corte del Tribunale di Monza aveva disposto un appannaggio complessivo di 36 milioni annui alla ex moglie per assicurarle un tenore di vita analogo a quello goduto durante il matrimonio. In cambio, Lario rinunciava alla villa di Macherio e all’addebito “per colpa” dell’ex marito. Dopo appena tre mesi, Berlusconi ha presentato ricorso in appello e la sospensiva del versamento da 3 milioni al mese. Nel 2014, la somma è stata ridotta a 2 milioni dalla sezione Famiglia della Corte d’appello di Milano. Poi a 1,4 milioni di euro. Cifre ritenute “abnormi” da Berlusconi. L’ex Cavaliere nel settembre 2016 ha presentato due ricorsi: uno per ridurre l’assegno mensile, un altro per rimodulare quanto versato nel periodo della separazione. E avrebbe anticipato la decisione della Corte, versando ciò che riteneva giusto: ma per l’ex moglie, invece, all’appello mancano 20 milioni. Una lite infinita. Alla quale a breve la Cassazione metterà la parola fine.

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