Burkini, se le obblighiamo a spogliarsi non siamo meglio di loro

28 Agosto 2016

In queste settimane si parla molto, forse troppo, di burkini. Ovvero il vestito da bagno che indossano sulle spiagge le donne musulmane anche in Europa. O forse dovremmo dire soprattutto in Europa, perché è difficile pensare che in Paesi dove le donne vengono fustigate, lapidate, dove non possono uscire di casa senza un uomo e non possono guidare, siano libere di indossare un abito che comunque fascia il corpo e lo fa intravedere. Parlarne con un po’ di lucidità è difficile per chi culturalmente prova orrore di fronte all’idea che si può uscire per strada solo travestite da apicoltori o che bisogna farsi belle per il proprio marito, in casa. Dietro – vista da qui – c’è l’idea che una donna, il suo viso e il suo corpo, siano pericolosi e per questo da nascondere.

Tutto ciò chiarito, venerdì il Consiglio di Stato francese ha bocciato l’ordinanza anti-burkini di Villeneuve-Loubet, Comune della Costa Azzurra: “Ha danneggiato – scrivono i giudici amministrativi – in modo grave e manifestamente illegale quelle libertà fondamentali che sono la libertà di andare e venire, la libertà di coscienza e la libertà personale perché nessun elemento permette di affermare che dei turbamenti all’ordine pubblico derivassero dalla tenuta adottata da alcune persone”. L’ordinanza si applica direttamente solo al Comune contro il cui divieto è stato presentato ricorso. Ma molte altre località balneari hanno adottato ordinanze simili e i sindaci sembrano non voler desistere. Bisogna aver visto la foto scattata nei giorni scorsi a Nizza per capire l’insensatezza della proibizione: una donna che si trovava sulla spiaggia è stata costretta dagli agenti della polizia municipale a togliersi uno strato del burkini. Un assurdo atto di violenza perché, come abbiamo avuto già modo di scrivere, discrimina le persone in base a ciò in cui credono. Nessun individuo altrimenti vestito, magari con un cappello in testa, è stato sanzionato sulle spiagge del Sud della Francia o, peggio, costretto a fare lo strip-tease. Solo le musulmane in burkini.

A Cannes, altra località burkini-free, una donna di 34 anni è stata multata perché si è rifiutata di spogliarsi, di levare il velo e mostrare il collo agli agenti: “I poliziotti hanno detto che la mia tenuta non era corretta. Ma io non ero lì per provocare”. Ed è proprio questo che i fautori del divieto – Marine Le Pen in primis – sostengono: il velo è in sé una provocazione. Si sostiene anche che è impossibile decontestualizzare il momento storico in un Paese che piange decine di morti, caduti nei sanguinosi attentati di questi mesi. Ma identificare ogni islamico con un fanatico terrorista porta in sé rischi ancora maggiori. Senza dire che censure e divieti, oltre a trovare sempre il proprio antidoto, aumentano il disagio di chi li subisce e dunque potenzialmente possono portare a chiusure ancora più pericolose. Si è fatto un gran parlare della difesa dei valori occidentali: tra questi il primo è la libertà di autodeterminarsi, che non può valere solo per chi è uguale a noi. Non saremo meglio di chi vuole le donne avvolte dallo scafandro se le costringeremo a spogliarsi.

Ti potrebbero interessare

Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione