l’intervista - Romano Prodi

Prodi e le alleanze: “La mia tenda è vicina al Pd. Ma se arriva Berlusconi vado altrove”

Intervista al professore: “Renzi con il proporzionale inverte la rotta. In caso di alleanza post-elettorale con Forza Italia mi rimetterò in cammino. Grillo? I suoi spettacoli mi piacevano molto, ma governare è un'altra cosa”

5 Giugno 2017

Attacco a Londra: “Da un lato è necessario difenderci con tutti gli strumenti possibili, dall’altro la vendita di armi in Arabia Saudita da parte di Trump è l’ultimo episodio che spinge ad aumentare il livello di tensione in Medio Oriente e rende più complicato il contrasto al terrorismo”. Nuova legge elettorale e possibile voto anticipato: “Vediamo come vanno le cose, l’Italia corre molti rischi”. Romano Prodi riflette con preoccupazione per la piega che stanno prendendo gli eventi sullo scacchiere internazionale, in casa nostra e nel “suo” Pd: “Ho detto che abito in una tenda vicino al partito, ma la tenda si può mettere nello zaino e rimettersi in cammino”.

Professore, un altro attacco insanguina l’Europa. Come ci possiamo difendere?
Aumentando le misure di sicurezza, ma soprattutto con più collaborazione fra le forze di polizia, i servizi e una maggiore condivisione dei rapporti informativi. Con un’Europa più unita. La sfida è difficile, perché la popolazione nella quale si possono annidare i terroristi è così vasta che non c’è la possibilità di una sicurezza totale. E poi serve una politica completamente diversa per il Medio Oriente, che attualmente non vedo.

Angela Merkel ha detto che non si può fidare di Trump. L’Europa cambia l’atteggiamento verso gli Stati Uniti?
Fa un certo effetto pensare che sia Trump a risvegliare il patriottismo europeo ma è così. La Merkel ha ragione, non c’è più l’America che ha come priorità il legame con l’Europa. In Trump gli aspetti di tensione con noi finora prevalgono sulla distensione. Siamo assediati da Ovest come da Est. Per fortuna qualche reazione sembra esserci. Adesso, però, deve trasformarsi in un cambiamento di strategia. Macron ha fatto la campagna su questa linea e deve andare avanti. Certo non mi sembra essere coerente con il suo europeismo l’ostilità all’acquisto della Stx France da parte di Fincantieri dopo che Parigi ha fatto shopping in tutti i settori dell’economia italiana.

La Cina comunista appare il faro del progressismo: lei aveva previsto qualcosa…
Non potevo prevedere che in Usa arrivasse un presidente che è contro il libero mercato e contro l’ambiente. Quanto all’atteggiamento cinese, Xi Jinping si è fatto apostolo del libero mercato proprio per smarcarsi dagli americani. Il cambiamento della Cina riguardo all’ambiente deriva dal fatto che la situazione stava degenerando a tal punto da divenire anche un rischio politico. Anche i sistemi più piramidali si rendono conto che il popolo reagisce quando è in gioco la salute di tutti.

Il suo nuovo libro – Il piano inclinato (il Mulino) – è un manifesto politico?
È un manifesto politico per conto terzi, anche se non so chi sia il terzo. Di sicuro non io. Mi sono trovato a leggere libri sulle diseguaglianze molto puntuali, come quelli di Piketty e Atkinson. Tutti i dati sulle disuguaglianze sono stati sviscerati e le ingiustizie sottolineate. Adesso occorrono proposte, ho cercato di fare riflessioni propositive per l’Italia. Molte sono difficili da applicare ma quando un Paese corre tanti rischi bisogna fare atti di coraggio.

Ritorna la proporzionale…
Rende impossibile un governo stabile e l’applicazione dello slogan: “La sera delle elezioni sapremo chi ha vinto”. Quello del segretario del Pd Matteo Renzi è un cambiamento di rotta. Con la legge in discussione ci si obbliga a cercare alleanze fra partiti con diversità inconciliabili. Vi è un’infima possibilità di un governo stabile: la conquista della maggioranza assoluta. Mi pare improbabile ma è pur vero che viviamo nel mondo dove Trump è stato eletto presidente degli Stati Uniti.

Avevamo i governi balneari, rischiamo una campagna elettorale da spiaggia.
La campagna elettorale a Ferragosto sarebbe ridicola. E le elezioni in ottobre senza l’approvazione della legge di bilancio faranno aumentare la diffidenza nei nostri confronti e, tra l’altro, renderà molto più difficile esercitare un ruolo attivo nella strategia franco-tedesca.

Ha detto al Corriere della Sera di vivere in una tenda accanto al Pd. In caso di alleanza post elettorale con Silvio Berlusconi?
È una tenda canadese, pratica. Si può infilare nello zaino e rimettersi in cammino per spostarsi. Certo non ho dedicato la mia vita politica a costruire alleanze con obiettivi talmente disomogenei da diventare improduttivi.

A Bersani cosa ha detto?
Uscire dal Pd è stato un enorme errore che contribuisce a cambiarne la natura.

Renzi sostiene che lei e Letta non lo avete aiutato al referendum costituzionale…
Sono sorpreso: ci dev’essere un equivoco, non credo che Renzi pensi che potessimo fare più che una dichiarazione pubblica di voto per il “Sì”. Forse si confonde con altri.

Ha detto che il M5s al governo è un rischio. Grillo nel 1992 fu entusiasta delle sue lezioni di economia e politica “Il tempo delle scelte”. Cos’è cambiato?
Sono passati venticinque anni. Gli spettacoli di Grillo mi piacevano molto. Mi sottopose un paio di volte i suoi testi teatrali, si documentava con rigore sull’esattezza delle battute di economia. Poi è andato per la sua strada fino alla politica. Una cosa è fare teatro, un’altra è governare. Il rischio è l’indefinitezza della proposta: come si fa a prendere decisioni se non si hanno principi che siano di destra o di sinistra? La forza di Grillo è non avere radici, ma questo produce il rischio di non avere linea di governo. Per i “nuovi movimenti” non avere radici produce voti: Le Pen padre legato al fascismo arrivava al 12%. La figlia Marine, slegata da quella storia, raddoppia i suoi voti. Salvini, mantenendo le sue radici, ha limiti elettorali. Grillo non ne vuole avere. Ma destra e sinistra esistono, almeno fino a che esistono modi diversi di intendere la vita e obiettivi diversi di governo. Tra l’avere e non avere la sanità per tutti c’è una bella differenza.

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