Colpo di scena

Gianluca Griffa, la madre dell’ingegnere Eni responsabile a Viggiano: “Tenuti all’oscuro dell’autopsia”

Strano suicidio - Nel 2013 fu archiviata così la morte di Graffi, ex responsabile del Centro Oli di Viggiano. Un suo memoriale “scomodo” ha riaperto il caso

3 Novembre 2017

Era stato trovato in un canale tra i rovi, vicino a un traliccio. Tutto intorno i boschi delle colline di Montà d’Alba, paese del Roero, zona all’estremità della provincia di Cuneo e al confine con quella di Torino. Per i carabinieri Gianluca Graffi, 38 anni, ingegnere ed ex responsabile del Centro olii dell’Eni a Viggiano (Potenza), il 26 luglio 2013 si era arrampicato a piedi nudi sul palo, alto quasi venti metri, e poi è caduto. Un suicidio che, a quattro anni di distanza, ora solleva l’attenzione degli investigatori lucani per un memoriale sull’inquinamento della Val d’Agri.

Prima, però, era passato come un caso qualunque. Griffa aveva fatto perdere le sue tracce il 25 luglio 2013 e dopo quindici giorni un abitante della zona ha trovato il corpo in avanzato stato di decomposizione. L’8 agosto 2013, a notte fonda, i militari avvertono i genitori. Il corpo era stato portato in una cella frigorifera ad Alba, dove doveva essere fatta l’autopsia, di cui la famiglia non ha mai conosciuto l’esito. “Dell’autopsia non sappiamo nulla”, diceva ieri la madre. La famiglia afferma di non aver saputo nulla nemmeno dei problemi del Centro olii dell’Eni a Viggiano, quelli che Griffa, da ex responsabile dello stabilimento, aveva scoperto, segnalato ai suoi superiori e descritto in un memoriale.

Forse non voleva dare preoccupazioni ai suoi familiari: “Era molto discreto, si vedeva poco – dice un anziano del paese che conosce vita, morte e miracoli di Montà d’Alba – ed era una mente fine”. Finissima. Laureato in ingegneria energetica al Politecnico di Torino, voto 110 e lode, e subito dopo assunto nel 2002 all’Eni.

Era tornato da loro il 12 luglio 2013 per le ferie, forse quelle imposte dalla società. Il 22, poi, aveva avuto un incontro a Milano con i suoi superiori dell’Eni. Tre giorni dopo, giovedì 25 luglio, sparisce. Prima di far perdere le sue tracce, però, Griffa aveva scritto un memoriale dettagliato: “Mi è stato imposto di tacere”, annotava in questo testo finito al vaglio dei pubblici ministeri della Procura della Repubblica di Potenza Francesco Basentini e Laura Triassi, titolari dell’inchiesta sullo smaltimento dei rifiuti prodotti nel centro oli di Viggiano. Quando i pm hanno saputo che Griffa si era suicidato hanno deciso di andare a fondo, scoprendo che l’ingegnere aveva “raccontato” nel 2013 quanto loro avevano scoperchiato alcuni anni dopo. Nel documento Griffa afferma che l’azienda petrolifera avrebbe conosciuto dal 2012 del problema degli sversamenti di greggio nella Val d’Agri, uno nell’ottobre 2012 e uno a fine marzo 2013. Riporta il Quotidiano del Sud che l’ex responsabile del Cova, nel suo manoscritto, sostiene di non essere stato informato delle perdite dai suoi superiori, ma di aver letto il rapporto sul primo episodio e di aver parlato con uno degli ispettori arrivati da Milano per il secondo caso.

Sempre il giornale lucano riporta che Griffa, dopo aver sollecitato dei controlli, ha perso il suo incarico ed è stato richiamato nella sede Eni di Milano con la prospettiva di una “missione all’estero”. “Per la legge forse l’unico responsabile sono io”, scriveva rivelando le sue paure. Poi i dirigenti dello stabilimento potentino, “sempre per ordini superiori”, avrebbero deciso di “tappare il tutto” e stanziare grosse somme di denaro per i lavori affidati a ditte specializzate. Vige il silenzio fino al 2016, quando tra agosto e novembre sono stati sversate 400 tonnellate di greggio, a cui la Regione Basilicata ha risposto a metà aprile 2017 con lo stop delle attività, ricominciate il 18 luglio scorso. L’Eni, interpellata ieri dall’Ansa, ha spiegato che “nel centro oli sono sempre stati effettuati i necessari controlli e le verifiche ispettive già prima del 2012” e che “la documentazione degli interventi è stata da tempo presentata a tutti gli organi interessati”.

Per l’Ente nazionale idrocarburi il suicidio di Griffa è una “vicenda drammatica” e di “episodio molto triste”. Su quella morte – scrive il Mattino di Foggia – i carabinieri del Nucleo operativo ecologico hanno scritto un’informativa inviata alla procura di Potenza e di Cuneo (che però non è competente sul territorio di Montà, che ricade sotto la procura di Asti). Intanto ieri, giorno dei morti, nel piccolo cimitero della frazione San Rocco la famiglia ha posto dei fiori freschi davanti al loculo di Griffa. “Sarai sempre con noi”, è scritto in caratteri dorati sulla lapide. Vicino alla sua foto c’è anche una lettera dei suoi amici: “Tu eri così, deciso e riservato, sensibile e delicato”. E ancora: “Grande amico dei più deboli”.

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