Tempo perso

Strage di Berlino, “Anis Amri è un terrorista”. L’allarme scattò in primavera

Sette mesi prima della strage di Berlino la nostra polizia giudiziaria segnalava l’allerta sul tunisino. E a febbraio i tedeschi lo definivano “un islamista pericoloso”

28 Dicembre 2016

Per quattro giorni è stato l’uomo più ricercato d’Europa. Poi, alle 3.08 del 23 dicembre, la sua fuga s’interrompe davanti alla stazione ferroviaria di Sesto San Giovanni. Lo uccidono due colpi di pistola sparati da uno degli agenti della volante Alfa Sesto che pochi istanti prima lo avevano controllato. Nessun dubbio che Anis Amri, il tunisino nato il 22 dicembre 1992, sia il responsabile della strage del 19 dicembre al mercatino di Natale a Berlino. Ora, però, emerge una dato clamoroso: molti mesi prima che il Tir sequestrato all’autista polacco poi ucciso con una calibro 22 di fabbricazione tedesca non censita nei casellari ufficiali, travolgesse e uccidesse 12 persone, la polizia criminale italiana su Amri aveva già inserito nei propri circuiti interni un alert a livello nazionale. La data d’inserimento è della seconda metà di maggio di quest’anno. In sostanza viene data indicazione di segnalare immediatamente alle Digos competenti per territorio l’avvistamento di Amri, ritenuto persona pericolosissima e collegata al terrorismo internazionale di matrice islamica. Se non è un mandato di cattura, poco ci manca. Ma c’è di più: l’iniziativa della nostra polizia giudiziaria avviene su input dei colleghi tedeschi. Risultato: già 7 mesi prima della strage, Germania e Italia sapevano della pericolosità e dei collegamenti con l’universo jihadista di Anis Amri.

Naturalmente l’indicazione al nostro Paese viene fatta proprio perché il tunisino è stato sul nostro territorio a partire dal 2011. Ed è seguendo il suo percorso “italiano” che emerge un altro dato inedito. Nel 2015, Amri esce dal carcere di Catania dove ha scontato quasi 4 anni. Che fa? Non lascia subito la Sicilia, ma si sposta a Caltanissetta. Qui viene nuovamente indagato per rissa. L’estate è appena iniziata. Pochi giorni dopo viene diffuso un ordine di notifica nei suoi confronti per una proroga d’indagine. Avviso che non sarà mai recapitato. Amri arriverà in Germania a gennaio di quest’anno, spostandosi a Berlino a febbraio. In pochi mesi e dunque fino alla segnalazione girata all’Italia, la Bka tedesca traccia attorno al tunisino un profilo specifico. In un report riservato del 10 di maggio viene definito come “persona islamista pericolosa”. Definizione motivata da diverse fonti confidenziali. A oggi, sul territorio tedesco ne risultano 95. Tra loro, fino al 23 dicembre, era compreso lo stesso Amri.

A Milano, intanto, gli investigatori della Digos coordinati dal dottor Claudio Ciccimarra e dal procuratore aggiunto Alberto Nobili, proseguono gli accertamenti a ritmo serrato. Diversi i punti in via di definizione. A partire dall’ora di buco, tra quando Amri esce dalla stazione Centrale a quando sale sul bus sostitutivo che lo porterà a Sesto. Ieri è stato diffuso un fotogramma che riprende il tunisino mentre esce dalla Centrale dal lato di piazza Duca d’Aosta. Davanti a lui quattro ignare ragazze con il trolley. Sono le 00.58 del 23 dicembre. Da qui si perdono le tracce, fino alle 2, quando le telecamere lo riprendono in piazza Argentina in attesa dell’autobus. L’indicazione di piazza Argentina è decisiva per circoscrivere il fazzoletto di strade che può aver percorso. Potrebbe, a esempio, aver girato in via Settembrini e da qui essere risalito verso via Venini, corso Buenos Aires e piazza Argentina.

C’è poi un altro particolare importante. Alle 2.55 Amri arriva a Sesto San Giovanni. Qui, il tunisino non si mette subito in attesa sul marciapiede, ma tenta di entrare nella stazione, che, però, è chiusa. Se fosse riuscito a entrare, certamente sarebbe sfuggito al controllo e la storia sarebbe cambiata. Così non è stato. Novità arrivano anche dal tragitto che ha portato Amri in Italia. Dopo che alle 3.45 del 20 dicembre viene filmato davanti a una moschea di Berlino, il tunisino non si avvia verso la Francia, ma si sposta in Olanda.

La sim non attiva trovata nel suo zaino, infatti, è olandese ed è stata distribuita gratuitamente con una promozione solo nelle giornate dal 21 al 23 dicembre. Da qui scende in Francia. Come arrivi a Lione e poi a Chambéry resta un mistero. Si sa, però, che dal Tgv (preso alle 17.44 del 22 dicembre) scende a Bardonecchia. Qui sale su un regionale per Torino Porta Nuova e un’ora dopo su un altro regionale per Milano. Grande attenzione viene data alle amicizie che Amri ha stretto in carcere, mentre dalla Germania si attendono i risultati del suo cellulare tedesco trovato sul luogo della strage. L’obiettivo della Digos è fare un controllo tra i contatti di Amri con la cellula jihadista in Germania legata all’iracheno Abu Walaa e possibili legami di questi con radicalizzati residenti nel Milanese.

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