Ogni 5 minuti, da qualche parte del mondo, una bambina o una ragazza muore a causa di violenze, una su quattro si sposa prima di aver compiuto 18 anni, 63 milioni di ragazze hanno subito mutilazioni genitali e 130 milioni non vanno a scuola. Tutto questo mentre in Italia, nel 2016, tra i minori c’è stato un numero record di vittime di violenza, che arrivano a 5.383: sei su dieci sono bambine e ragazze. In occasione della Giornata mondiale delle bambine e delle ragazze, che cade l’11 ottobre, Unicef e Terre des Hommes presentano i dati sulle condizioni in cui vivono nel mondo e nel nostro Paese: colpisce il legame che c’è tra situazioni di violenza e negato accesso all’istruzione. Con questa consapevolezza l’Unpa, Fondo delle Nazioni Unite per le popolazioni, in un focus sulla situazione dei 125 milioni di bambine nate nel 2006 in tutto il mondo, ha dichiarato: “Il futuro del mondo sarà determinato dal destino delle ragazze di 10 anni”. Lo ha ricordato Terre des Hommes nel nuovo dossier della campagna ‘InDifesa’ presentato oggi alla presenza del presidente del Senato Pietro Grasso. “Leggere il vostro dossier, lo dico senza alcuna accortezza retorica, è un colpo al cuore” ha dichiarato Grasso. “Da essere umano, prima che da uomo delle istituzioni – ha aggiunto – non posso non sentire il peso delle umilianti condizioni di così tante persone e della gravità delle vessazioni che subiscono”.

Il presidente del Senato ha posto l’attenzione soprattutto sul versante dell’accesso all’istruzione: “Colmare il gap tra i sessi e permettere a milioni di bambine di studiare meglio e più a lungo significa, in prospettiva, costruire un mondo più giusto e soprattutto più equo”. D’altro canto l’Unicef quest’anno approfondisce il tema ‘Empower girls’ ricordando che “1,1 miliardi di ragazze nel mondo rappresentano una risorsa di potere, energia e creatività e i milioni di ragazze in emergenza non costituiscono un’eccezione”. È però vero che durante i conflitti bambine e adolescenti “hanno una probabilità 2,5 volte maggiore di non frequentare la scuola rispetto ai ragazzi”. Invece è proprio l’educazione la prima arma contro la violenza. Ed è per questo che Terre des Hommes, oltre a presentare i dati Interforze su abusi e maltrattamenti dei minori, pubblica anche i risultati di una ricerca condotta tra i banchi di scuola dall’Osservatorio sulla violenza e gli stereotipi di genere con la collaborazione di ScuolaZoo, la più grande community italiana di ragazzi e ragazze delle scuole secondarie di secondo grado.

LE VIOLENZE – Nel rapporto Terre des Hommes analizza anche i dati riassuntivi del Comando Interforze della Polizia di Stato. Più di 2 bambini ogni giorno, in Italia, sono vittime di violenza sessuale, mentre nell’ultimo anno il numero totale dei minori vittime di reato è salito del 6% rispetto al 2015. La maggior parte sono femmine: nel 2016 erano in media il 58%, ma questa percentuale aumenta in tutti i reati a sfondo sessuale. Le bambine sono l’83% delle vittime di violenze sessuali aggravate, l’82% dei minori entrati nel giro della produzione di materiale pornografico, il 78% delle vittime di corruzione di minorenne, ovvero bambine al di sotto dei 14 anni forzate ad assistere ad atti sessuali. Colpisce il dato degli omicidi volontari consumati ai danni di minorenni: più che raddoppiati in un anno (da 13 a 21) e il 62% era una bambina o adolescente. La violenza domestica è causa della maggioranza dei reati contro i minori: nel 2016 sono state ben 1.618 le vittime di maltrattamento in famiglia, per il 51% bambine o adolescenti, con un incremento del 12% rispetto all’anno precedente. “Serve un impegno sempre maggiore del Governo per trovare fondi per il contrasto e la prevenzione della violenza di genere – ha dichiarato Raffaele K. Salinari, presidente di Terre des Hommes – che orienti gli interventi sia in Italia che nei Paesi in via di sviluppo”.

DALLE MUTILAZIONI ALLE SPOSE BAMBINE – Nella fotografia scattata dalla sesta edizione del dossier, i diritti delle bambine e delle ragazze continuano ad essere negati. In alcuni settori e in alcune aree geografiche ci sono miglioramenti, ma non riescono a invertire il trend. Nel mondo quasi 2 bambine su 3 tra i 10 e i 14 anni subiscono regolarmente punizioni corporali, mentre circa 120 milioni di ragazze con meno di vent’anni sono vittime di rapporti forzati. “In base alle stime dell’OMS – ricorda Terre des Hommes – le donne e le ragazze che hanno subito una mutilazione genitale sono circa 200 milioni e vivono prevalentemente in 30 Paesi”. Il Paese dove sono più diffuse è la Somalia, dove interessa praticamente tutte le donne (98%). Il dossier punta i riflettori anche sul fenomeno dei matrimoni precoci, che coinvolge ogni anno almeno 15 milioni di bambine e adolescenti. Ogni due secondi una bambina o ragazza con meno di 18 anni diventa una baby sposa. Secondo un recente studio della Banca Mondiale, la scomparsa dei matrimoni precoci si potrebbe tradurre in un risparmio pari a 566 miliardi di dollari (nel 2030) dovuto alla riduzione delle spese per il welfare dei singoli Stati. Da baby spose a baby mamme il passo è breve: nel 2016 sono state registrate 21 milioni di gravidanze tra le ragazze di età compresa tra i 15 e i 19 anni che vivono nei Paesi in via di sviluppo e nel 49% dei casi si tratta di gravidanze non cercate. E ancora, ogni anno, circa 70mila ragazze muoiono a causa del parto e delle complicanze legate alla gravidanza. Tra le violazioni dei diritti delle bambine ci sono anche quelle legate a conflitti e trafficking: sono circa 100mila le bambine soldato, mentre delle 2,4 milioni di persone vittime di tratta le bambine rappresentano ben il 20%. In base alle stime della Banca Mondiale, eliminare i matrimoni precoci permetterebbe di salvare la vita – entro il 2030 – a due milioni di bambini che riuscirebbero a sopravvivere oltre i cinque anni d’età, mentre altri 3,6 milioni non soffrirebbero di malnutrizione acuta.

L’ACCESSO ALL’ISTRUZIONE – A questi benefici si sommano quelli determinati dall’aumento della frequenza scolastica. Ed è proprio l’accesso all’istruzione la chiave migliorare le condizioni delle bambine. Secondo l’ultimo report dei Millennium Goals, tra il 2000 e il 2011 soprattutto, il numero di bambini esclusi dalle elementari si è quasi dimezzato, passando da 102 milioni a 57 milioni. “Eppure – sottolinea Terre des hommes – i bambini e gli adolescenti che non possono andare a scuola sono ancora tantissimi, circa 264 milioni a livello globale”. La metà (circa 130 milioni) sono bambine o ragazze che vengono escluse dalla scuola primaria (32,4 milioni), dalla scuola secondaria (29,8 milioni) o dalle superiori (68,7 milioni). La principale causa che favorisce l’abbandono scolastico è la povertà. E colpisce soprattutto le bambine. Anche i Neet, ragazzi e ragazze che non vanno a scuola, non lavorano e non si stanno formando per un nuovo impiego, e che in Europa sono 16,9 milioni, sono soprattutto giovani donne. “L’Italia – si sottolinea nel rapporto – ottiene un triste primato sia per il numero assoluto di Neet, sia per l’incidenza della componente femminile che, a fronte di una media europea del 22,7%, in Italia tocca il 35%”. Solo la Grecia fa peggio di noi.

Infine un viaggio tra i banchi di scuola. L’Osservatorio sulla violenza e gli stereotipi di genere di Terre des Hommes ha raccolto il punto di vista di circa di 2mila ragazzi tra i 14 e i 19 anni su violenza di genere, stereotipi e pericoli della rete. Secondo il 77,1% degli intervistati l’alibi della ‘provocazione’ da parte della donna sull’uomo maltrattante fortunatamente non regge. Solo che tra i maschi questa percentuale scenda al 66,8%, mentre il 53,9% dei ragazzi pensa che tutto sommato la ‘violenza è frutto di una perdita momentanea di controllo’.  I casi di violenza domestica sulle donne e di femminicidio di cui parlano i media sono un problema reale o una strumentalizzazione mediatica?

Il 73% degli intervistati non crede sia una montatura, ma per i ragazzi la percentuale scende al 67,6%. Più preoccupante, invece, il fatto che per il 34,3% degli adolescenti maschi ritenga che ‘nessuno ha il diritto di intromettersi’ in quello che succede nella coppia e che il 39,5% di loro pensi che la violenza sia più diffusa nelle famiglie senza educazione o molto povere”. La violenza di genere si combatte soprattutto partendo dagli stereotipi e dai comportamenti quotidiani. Il 24,3% di ragazzi pensa che gli uomini non debbano partecipare alle attività domestiche, mentre il 36,3% è convinto che occuparsi della casa e della famiglia è compito delle donne. “Queste percentuali – conclude il rapporto – sembrano mostrare un cammino ancora molto lungo da percorrere in un Paese che da anni discute di eguaglianza di genere e di violenza”.

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