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Laura Boldrini, odiata perché donna senza padrini politici e portavoce dei deboli

Laura Boldrini, odiata perché donna senza padrini politici e portavoce dei deboli
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Meno di un mese fa, la presidente della Camera Laura Boldrini presentava la relazione della Commissione Jo Cox sull’intolleranza, la xenofobia e il razzismo sul web. Dopo appena tre settimane ha dichiarato che non tollererà più ingiurie e parole violente di cui è bersaglio da anni e che denuncerà i responsabili. Sul web è stato lanciato un hashtag #AdessoBasta e sono state molte le dichiarazioni di solidarietà alla presidente della Camera. Ma non abbastanza.

Laura Boldrini  è l’ossessione dei fascisti del nuovo millennio. Non passa giorno senza che qualche testata le dedichi spazio, che qualche politico le rivolga invettive dando il via alla grancassa sui social network. Quando le notizie non ci sono, si inventano o si manipolano ad arte sue affermazioni come la panzana che avrebbe voluto radere al suolo i monumenti e i palazzi del ventennio fascista. Sul suo conto sono state fatte circolare ad arte parecchie fake news come quella che le attribuiva di essere stata una ballerina di Colpo grosso, una ragazza cocodè. O la bufala su sua sorella Lucia, tra l’altro morta anni fa. Gli odiatori del web continuano a rivolgerle ingiurie violentissime: la rappresentano in vignette laide, le rivolgono auguri di morte, ne auspicano o ne descrivono nei dettagli un immaginario stupro, invitano a scioglierla nell’acido.

Non è una novità. Il sessismo è già stata una arma di degradazione, di umiliazione di altre donne in politica, ma contro nessuna si è arrivati a tale ferocia. Laura Boldrini sconta due caratteristiche inaccettabili per il mix di fascismo e machismo tanto in voga online e non solo: la prima “colpa” consiste nell’aver speso parole e azioni (in qualità di portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati, carica ricoperta fino al 2012) in difesa dei diritti di migranti, donne, omosessuali; la seconda sta proprio nel suo essere donna non associabile a un grande padre/padrino che sia un partito o un leader politico, ovvero una donna che trae la sua forza da sé.

Scriveva  a proposito Loredana Lipperini su Facebook: “E’ semplice, o così dovrebbe essere. Cari, e persino care, nessuno vi contesta il diritto di criticare Laura Boldrini come politica. Così come nessuno vi contesta il diritto di contestare una donna in quanto scrittrice, pittrice, dirigente d’azienda, astronauta, nuotatrice, metallurgica, illusionista, scalatrice, altro. Quello che vi si contesta è augurare morte, stupro e dannazione a quella donna. Quello che vi si contesta è non venire mai, mai, mai al punto: ma dire “mi sta antipatica”, “ha una brutta voce”, “è una maestrina” (già, non esistono le maestre, ma solo le maestrine, vero Michela Murgia?). Quello che vi si contesta è che non guardate mai in fondo al pozzo nero che ognuno di noi ha, quello dove si potrebbe scoprire che proprio non vi va giù l’autorevolezza femminile, e che, alla prima occasione, fa salir in superficie come una bolla acida due parole: “femminista” e “puttana”. Anche se non siete politici di viscere o comici chiama-risata, ma colti e ragionevoli intellettuali quella cosa lì non la digerite. Non tutti, ovvio, e non sempre. Ma molti sì. Moltissimi, anzi, sì”.

Quello che accade a Laura Boldrini  riguarda il livello di civiltà di un Paese e anche tutte le donne e i soggetti che portano il peso della “negritudine”: migranti, ebrei, omosessuali, transessuali che sono i bersagli preferiti, come rileva la commissione Jo Cox , degli haters sul web.

Apriamo gli occhi prima che sia troppo tardi.

@nadiesdaa

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