Hanno perquisito gli uffici di Acea Ato2 e hanno consegnato un avviso di garanzia per inquinamento ambientale  al suo presidente, Paolo Saccani.  La procura di Civitavecchia ha aperto un’inchiesta sulla sulla crisi idrica del lago di Bracciano. I militari del Nucleo operativo ecologico sono stati dunque inviati negli uffici di Acea Ato 2 in piazzale Ostiense a Roma per sequestrare documenti e notificarae a Saccani l’atto d’indagine. A renderlo noto gli stessi militari con un comunicato stampa.

“Con riferimento alla criticità ambientale che sta interessando il lago di Bracciano, oggetto negli ultimi giorni di enfasi mediatica, si rappresenta che sono state presentate più denunce alla Procura della Repubblica di Civitavecchia che ha delegato le indagini ai carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Roma – si legge nella nota – disponendo la contestuale esecuzione di una perquisizione locale, previa notifica di avviso di garanzia per inquinamento ambientale, presso gli uffici di Acea Ato 2 S.p.A. siti a Roma in piazzale Ostiense numero 2, al fine di sequestrare documentazione relativa alla captazione di acqua dal bacino lacustre”. L’indagine nasce da due denunce presentate alla procura di Civitavecchia da un parlamentare e da alcuni sindaci delle aree che si affacciano sul lago di Bracciano.

Appena due giorni fa per cercare di risolvere la battaglia dell’acqua era stato convocato un vertice in Campidoglio al quale hanno partecipato i dirigenti di Acea, la sindaca della Capitale, Virginia Raggi e l’assessore alle Infrastrutture della Regione Lazio Fabio Refrigeri. Due le ipotesi proposte da Acea, che ha chiesto una exit strategy per evitare il razionamento idrico nei quartiere romani: attingere l’acqua da altri sorgenti (ovvero altri bacini del Lazio) aspettando che il lago di Bracciano risalga di livello oppure un “emendamento all’ordinanza regionale”, nella sostanza la possibilità di prelevare ancora da Bracciano ma molto meno di quanto fatto finora. Nel frattempo la multiutility controllata dal Comune di Roma ha presentato ricorso al tribunale delle Acque – notificato sia alla Regione che ai Comuni del lago – contro la decisione del governatore Nicola Zingaretti di fermare i prelievi da Bracciano, ai minimi storici a causa della siccità di questi mesi.

Proprio da quella decisione, presa una settimana fa, è iniziata la ‘battaglia dell’acqua’ per la Capitale che – in teoria – da venerdì 28 luglio rischia una turnazione per quartieri della fornitura che coinvolgerebbe circa 1,5 milioni di romani. Da una parte il presidente della Regione con i suoi perentori “il problema è grave” e “l’acqua del bacino sta finendo”, dall’altra Acea che ha bollato come “illegittimo” l’atto unilaterale di Zingaretti. Mentre già in 20 comuni laziali, l’acqua veniva razionata. In mezzo, adesso, spunta l’indagine della procura di Civitavecchia.

 

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