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Ultimo aggiornamento: 9:24 del 29 Giugno 2017

Consip, Lillo: “Mi gioco la mia credibilità di uomo e giornalista: la mia fonte non è Woodcock”

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“Mi gioco la mia credibilità di giornalista, di persona, di uomo: di sicuro la mia fonte non è Henry John Woodcock, né tantomeno Federica Sciarelli, né l’uno tramite l’altra”. Lo ha detto il giornalista de il Fatto Quotidiano Marco Lillo, a Napoli per la presentazione del suo libro “Di padre in figlio” con il sindaco Luigi de Magistris alla Domus Ars. “So che la Procura di Roma ha formulato un’ipotesi accusatoria che non è la verità – ha detto Lillo – e che non sta in piedi. Woodcock non ha rivelato alcun segreto, tanto meno attraverso la giornalista mia amica Sciarelli. Un’ipotesi investigativa sbagliata può capitare, penso che accerteranno che questo fatto non è mai accaduto sentendo Sciarelli, Woodcock e, spero, anche me”.

A tal proposito Lillo ha spiegato di essersi recato ieri sera in Procura a Roma “per chiedere di essere ascoltato, ma era in corso l’interrogatorio del colonnello Sessa. Al termine mi è stato detto che, essendo io indagato, non in questo procedimento ma in un altro per la pubblicazione di atti segreti, dovrei essere sentito con un avvocato nella veste di indagato per reato connesso. Penso che la Procura non intenda farlo prima di aver sentito altri, quindi immagino se ne parlerà la settimana prossima. Io – ha concluso Lillo – la mia richiesta l’ho fatta”.

Luigi De Magistris, anche lui alla presentazione del libro, ha detto: “Credo che tutti gli italiani su una simile vicenda vogliano che sia fatta luce e si dica la verità. È importante che rimangano i fatti e che scompaiano le nubi. Purtroppo mi sembra che invece di aumentare la luce cresca il buio”. De Magistris ha sottolineato che un’inchiesta “così delicata, che tocca il cuore della politica e delle istituzioni, deve essere lasciata al lavoro autonomo e indipendente della magistratura”. Secondo l’ex pm, sull’inchiesta Consip “si addensano tante ombre al punto da far perdere, quasi smarrito all’orizzonte, il cuore dell’indagine che rischia di non essere più centrale”.

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