Un esposto rischia di scoperchiare un vero e proprio vaso di Pandora nella tranquilla e produttiva Valtellina. Sotto accusa è una delle due grandi banche del territorio, il Credito Valtellinese, e la conventicola che da decenni – praticamente senza ricambio – la governa. A presentare l’esposto indirizzato a Presidenza della Repubblica, Banca d’Italia, Consob, Procura di Sondrio e Autorità nazionale Anticorruzione è un socio storico dell’istituto, la Gecofin srl, che rivendica di aver inutilmente cercato di avere chiarimenti su determinate operazioni compiute dalla banca, a partire dalle reali motivazioni dell’aumento di capitale da 400 milioni realizzato nel corso del 2014 per arrivare ai finanziamenti erogati a persone e società legate a vario titolo a figure di vertice dell’istituto. C’è anche il forte sospetto che nel corso degli anni siano stati erogati finanziamenti “baciati”, volti cioè a sottoscrivere azioni della banca, ma i quesiti posti in assemblea hanno ricevuto dagli amministratori risposte giudicate poco puntuali se non addirittura evasive, al punto che lo scorso luglio la Gecofin ha scritto ai membri del collegio sindacale per sollecitare delle verifiche. Anche in questo caso non è stato fornito alcun riscontro e all’assemblea dello scorso ottobre, convocata per deliberare la trasformazione del Credito Valtellinese da banca cooperativa a spa, il presidente del collegio sindacale ha preso ulteriore tempo, decidendo di rinviare all’assemblea per l’approvazione del bilancio l’esposizione ai soci dei risultati di dette verifiche.

Da segnalare in tutto questo che i bilanci degli ultimi anni hanno accumulato rilevanti perdite e che in Borsa il titolo del Credito Valtellinese si è deprezzato di quasi il 97%, passando dagli oltre 12 euro per azione del 2007 a 0,363 euro (divenuti poi 3,63 euro per effetto di un’operazione di raggruppamento azioni). A sorprendere però è la disinvoltura delle pratiche descritte nella lettera al collegio sindacale e nell’esposto, l’apparente mancanza di controlli e presìdi efficaci, l’entità delle cifre coinvolte e il peso abnorme assunto dalle operazioni con “altre parti correlate” rispetto a tutte le altre banche comparabili per dimensioni. Cosa sono le operazioni con “altre parti correlate”? Si tratta appunto delle operazioni realizzate con stretti familiari di amministratori, sindaci e altre figure di vertice della banca e con società riferibili a loro o a loro stretti familiari. Nel caso del Credito Valtellinese, nel corso del 2015 il rapporto tra “attività verso altre parti correlate” e totale attività è pari al 90% a fronte del 10% della concorrente Banca popolare di Sondrio, dello 0% di Credito Emiliano e Popolare Milano, del 2% della Banca popolare dell’Emilia Romagna e del 40% della Popolare di Vicenza. Non si tratta di un episodio sporadico: nel corso degli ultimi esercizi questo rapporto è sempre significativamente superiore a quello delle banche comparabili.

Dietro queste operazioni che superano abbondantemente il centinaio di milioni di euro ci sono dei casi abbastanza clamorosi denunciati dalla Gecofin srl nel suo esposto. Il primo, estremamente significativo, riguarda i finanziamenti concessi a Msv Holding, società che fa capo all’ex direttore amministrativo del Creval nonché ex sindaco di Barzio (Lecco) Pierantonio Valsecchi, e alla sua controllata Garavaglia srl di cui era socio al 25% anche lo storico presidente del Credito Valtellinese (ora presidente onorario) Giovanni De Censi. Su Valsecchi pende l’accusa di bancarotta fraudolenta e truffa fiscale e la banca – che nel tempo ha aumentato notevolmente la sua esposizione senza avere garanzie reali – si ritrova con una stima preliminare di 8 milioni di sofferenze.

Non è l’unico caso: già nella lettera di luglio al collegio sindacale Gecofin srl sollecitava una verifica sulla gestione dei rapporti con il gruppo Sices “facente capo a quell’ing. Alberto Ribolla che, consigliere d’amministrazione in carica di Creval, ha a sua volta rivestito il ruolo di vicepresidente della banca fino allo scorso mese di aprile”. Ebbene, secondo Gecofin, il gruppo Sices risulterebbe in forte crisi finanziaria e varie banche avrebbero deciso di “non rinnovargli il credito quando non addirittura di metterlo al rientro”. Creval risulterebbe esposta nei confronti della società del suo consigliere d’amministrazione per circa 30 milioni di euro. La posizione sarà stata passata a incaglio e poi a sofferenza? La banca si sarà procurata “garanzie atte ad assicurare l’integrale recupero della propria esposizione”? Due domande cui, fino a questo momento, il collegio sindacale non ha dato risposta, così come non è stata fornita alcuna delucidazione riguardo alla concessione o meno nell’ultimo decennio di finanziamenti volti ad acquisire azioni della banca. Nel 2007, ad esempio, è stato concesso un prestito a titolo gratuito da 20 milioni ai familiari dell’attuale vicepresidente del Credito Valtellinese, Michele Colombo, utilizzato dagli stessi per sottoscrivere l’aumento di capitale “con il beneplacito della banca e comunque by-passandone i sistemi di controllo”. Prestito che naturalmente non ha potuto essere rimborsato immediatamente a causa del crollo dei titoli e che sarebbe stato quindi rinegoziato dalle parti – asserisce nel suo esposto il socio – “come mutuo oneroso a rimborso differito”.

Ma queste doglianze paiono solo la punta dell’iceberg. Non si capisce infatti come mai nel 2014 il Credito Valtellinese faccia un aumento di capitale da 400 milioni presentandolo al mercato come finalizzato a dotare il gruppo “di risorse patrimoniali adeguate a supportare la crescita organica” e poi, alla chetichella, nei mesi successivi la banca svaluti crediti e avviamenti per quasi 1 miliardo di euro. Una vicenda ricostruita dall’esponente fin nei minimi dettagli, anche perché nella relazione al bilancio 2013 non si fa alcuna menzione circa una problematicità dei crediti, mentre di trimestre in trimestre le svalutazioni salgono fino a 649 milioni (il triplo rispetto all’esercizio precedente), cui si aggiungono altri 131 milioni di svalutazione degli avviamenti. Come si concilia la richiesta di aumento di capitale con ciò che è accaduto subito dopo? Secondo Gecofin è stato solo grazie alla ricapitalizzazione che il Credito Valtellinese “aveva potuto soddisfare (con fatica) i requisiti minimi di solidità imposti alle banche dal legislatore europeo”. Insomma, la banca avrebbe fornito indicazioni fuorvianti ai soci e al mercato senza che il collegio sindacale e la società di revisione abbiano sentito il bisogno di segnalare alcunché. A questo proposito, l’esposto mette in luce come la società di revisione, Kpmg, nel triennio 2012-2015 abbia ricevuto dal Creval oltre 7 milioni di euro per le sole operazioni straordinarie, una cifra pari al 151% di quanto percepito dalla stessa per i canonici servizi di revisione e attestazione, “ma soprattutto – si legge – un rapporto tra costi per operazioni di certificazione del bilancio ed operazioni straordinarie che non trova riscontro nei conti e nelle spese di alcuno degli istituti bancari comparabili”.

Vera e propria ciliegina sulla torta è poi la questione del collegio sindacale: per il rinnovo dell’organo di controllo il presidente del collegio sindacale uscente, Angelo Garavaglia, da sempre legato alla lista di maggioranza “Innovazione e Tradizione” (quella del presidente De Censi), decide di candidarsi con una propria lista denominata “Crevalitalia”, che risulterà seconda dietro a quella di maggioranza. Mai mossa fu più lungimirante e azzeccata: risultando perdente ma candidato della prima tra le liste sconfitte, a norma dell’articolo 45 comma 8 dello Statuto della banca, Garavaglia ha acquisito il diritto ad essere nominato nuovamente presidente del collegio sindacale in dichiarata disapplicazione delle norme del Codice di Autodisciplina, adottato dalla banca nell’ottica della prevenzione di possibili conflitti di interesse. Infatti, nel maggio 2016, Creval ha reso pubblica la decisione di confermare quale presidente del collegio sindacale Angelo Garavaglia ravvisandone “il requisito di indipendenza ai sensi del Codice di Autodisciplina […] a prescindere dalla circostanza che [… avesse] ricop[erto] il ruolo di sindaco effettivo di Creval dall’anno 2004”. E ciò appunto decidendo di disapplicare “limitatamente alla durata del mandato dei componenti del Collegio Sindacale […] il criterio applicativo 3.C.1, lett e) del Codice di Autodisciplina, richiamato per i Sindaci dal criterio applicativo 8.C.1”. Insomma, con mossa abile la conventicola che governa il Credito Valtellinese è rimasta sostanzialmente al proprio posto garantendosi non solo 13 su 15 consiglieri d’amministrazione, ma anche un collegio sindacale “espressione dello storico gruppo di controllo della banca”, come si legge nell’esposto.

In attesa delle risposte che verranno date all’assemblea di approvazione del bilancio, giova ricordare come il Credito Valtellinese sia una banca quotata in Borsa. Possibile che in questi anni nessuna autorità di controllo abbia rilevato anomalie nella governance, nell’organizzazione e nei controlli interni? Possibile che agli occhiuti controllori della Banca d’Italia sia sfuggito che l’aumento di capitale da 400 milioni realizzato nel 2014 non sia stato fatto – come dichiarato – per sostenere la crescita organica dell’istituto, ma semplicemente per evitare che con le svalutazioni sui crediti i ratios patrimoniali finissero sotto i minimi regolamentari? E che dire delle operazioni con parti correlate e dei sospetti di finanziamenti “baciati” per l’acquisto di azioni? Si tratta di esagerazioni o c’è del vero? E se c’è del vero, perché in questi anni la vigilanza bancaria nulla ha detto e nulla ha fatto?

 

Riceviamo e pubblichiamo la seguente precisazione del Credito Valtellinese

Egregio Direttore,
con riferimento all’articolo «Creval, esposto del socio: “La banca perde valore a vista d’occhio.
Troppi conflitti d’interesse e credito disinvolto?”» di Paolo Fior e Gaia Scacciavillani, pubblicato
in data 7 aprile 2017 su Il Fatto Quotidiano.it, desideriamo precisare quanto segue.
Nella relazione del Collegio Sindacale all’Assemblea degli azionisti, pubblicata ai sensi di legge in
data 16 marzo 2017 e disponibile anche sul sito internet della società www.gruppocreval.com, è
fornita ampia informativa in merito alla denuncia ex art. 2408 cod.civ., richiamata nell’articolo
in oggetto, nei termini di seguito testualmente riportati.
“Il Collegio Sindacale, nel mese di luglio 2016, ha ricevuto dal socio Ge.Co.Fin. S.r.l. una
comunicazione ai sensi dell’art. 2408, primo comma, cod. civ., avente ad oggetto la richiesta di
verifiche e approfondimenti in relazione a tre fattispecie indicate come asseritamente censurabili.
(i) Finanziamento erogato da Creval per l’acquisto di una società indirettamente partecipata dal
Presidente del Consiglio di Amministrazione della Banca.
La questione era già stata approfondita dal Collegio Sindacale prima che fosse segnalata dal
socio Ge.Co.Fin. S.r.l., a seguito della ricezione di una lettera sull’argomento poco prima
dell’assemblea del 23 aprile 2016: lettera di cui, in sede assembleare, l’organo di controllo allora
in carica aveva dato immediatamente conto.
Pur trattandosi di una denuncia anonima proveniente da persona esterna alla compagine sociale,
i Sindaci avevano sin da subito avviato al riguardo ampi approfondimenti, anche con il supporto
delle competenti funzioni aziendali, che hanno portato ad escludere la sussistenza di irregolarità.
Gli esiti delle relative verifiche sono stati prontamente illustrati anche a Consob e Banca d’Italia.
(ii) Gestione del rapporto tra la Banca e un gruppo d’imprese riconducibile ad un consigliere di
amministrazione di Creval;
Anche tale questione era già stata oggetto di esame e approfondimento da parte del Collegio
prima del ricevimento della comunicazione ex art. 2408, primo comma, cod. civ..
Al riguardo, dagli approfondimenti interni effettuati dalle funzioni aziendali preposte, su richiesta
del Collegio, è emerso che la gestione dei rapporti di finanziamento con le controparti indicate
dal socio denunciante è avvenuta nel rispetto della normativa interna di riferimento e secondo
le policy di presidio del rischio in essere nella Banca per salvaguardare le ragioni di credito della
stessa. In ogni caso, le società finanziate non rientrano nel perimetro definito dalla normativa
ex art. 136 D.Lgs. n. 385/1993 e nell’ambito di interesse della normativa emanata da Consob e
Banca d’Italia in tema di operazioni con parti correlate e soggetti connessi.
Dagli approfondimenti svolti non sono dunque emersi elementi di criticità da segnalare nella
presente relazione.
(iii) Possibilità che, negli ultimi dieci anni, azioni rivenienti da operazioni sul capitale deliberate
da Creval potessero essere state sottoscritte ricorrendo a finanziamenti erogati dalla Banca
stessa ovvero da società del Gruppo, in violazione del disposto dell’art. 2358 cod. civ..
Le tematiche sottoposte al Collegio dal socio Ge.co.fin. S.r.l. sono state segnalate da alcuni soci
nell’ambito dei lavori dell’assemblea del 23 aprile 2016.
Nel corso dell’esercizio 2016, sia prima sia dopo la richiamata assemblea, l’organo
amministrativo della Banca e il Collegio Sindacale hanno richiesto alle competenti funzioni
aziendali lo svolgimento di verifiche in ordine alle modalità di sottoscrizione delle azioni rivenienti
dagli aumenti di capitale deliberati dalla Banca nel 2014 e nel 2007.
In considerazione dell’estrema eterogeneità e frammentazione (sia per teste sia per importi)
delle situazioni oggetto di esame, le relative verifiche sono state necessariamente svolte dalle
funzioni della Banca attraverso l’utilizzo di criteri selettivi e metodi campionari.
L’attività di audit svolta ha evidenziato, in linea teorica e fermi i limiti intrinseci delle indagini,
possibili rischi di correlazione tra taluni finanziamenti erogati dalla Banca o da altre società del
Gruppo Creval e sottoscrizioni di azioni in occasione delle richiamate operazioni sul capitale.
Sulla base delle evidenze raccolte, peraltro, per un cospicuo numero di dette posizioni gli
incrementi di fido teoricamente correlati alla sottoscrizione delle nuove azioni sono risultati
comunque già rientrati.
A seguito degli approfondimenti condotti, gli importi relativi alle sottoscrizioni ipoteticamente
connesse a fondi messi a disposizione dalla Banca sono stati prudenzialmente dedotti dal capitale
primario di classe 1 (CET1) della Banca stessa. Il Collegio Sindacale ha altresì provveduto a
comunicare gli esiti delle verifiche a Consob e a Banca d’Italia ai sensi della normativa applicabile
ovvero ai sensi degli artt. 149, comma 3, D.Lgs. n. 58/1998 e 52 D.Lgs. n. 385/1993.”
Con riguardo ai cosiddetti “finanziamenti baciati, volti cioè a sottoscrivere azioni della banca”, si
precisa altresì che l’importo dedotto dal CET1 al 31.12.2016, ai sensi dell’articolo 28 del
Regolamento (UE) n. 575/2013, in quanto, in via del tutto ipotetica, oggetto di potenziali
finanziamenti da parte della società, è pari a 8,6 milioni di euro, a fronte dei quali, peraltro, non
sono mai stati sottoscritti impegni al successivo acquisto di azioni della Banca. Tale importo
rappresenta meno dell’1% del totale degli aumenti di capitale realizzati dal 2007 al 2014.
Con riguardo alla “apparente mancanza di controlli e presidi efficaci, entità delle cifre coinvolte
e peso abnorme assunto dalle operazioni con altre parti correlate rispetto a tutte le altre banche
comparabili”, si precisa che:
– le “attività verso altre parti correlate” al 31.12.2015 e al 31.12.2016 totalizzano
rispettivamente 118 e 112 milioni di euro a livello consolidato e rappresentano una quota pari
allo 0,44% del totale attivo;
– le Operazioni con Parti Correlate (“OPC”) sono regolate dalle “Procedure relative alle Operazioni
con Parti Correlate e soggetti connessi” e poste in essere in base alla “Policy in materia di controlli
sulle attività di rischio e sui conflitti di interesse nei confronti di soggetti collegati”, in conformità
al combinato disposto della dettagliata normativa, primaria e secondaria, che disciplina la
materia. Tali documenti stabiliscono i procedimenti e le regole volte ad assicurare la trasparenza
e la correttezza sostanziale e procedurale delle operazioni concluse con parti correlate dal Credito
Valtellinese, direttamente o per il tramite di sue società controllate, e stabiliscono adeguati
presidi, inseriti negli assetti organizzativi e nel sistema dei controlli interni, per assicurare il
rispetto costante dei limiti prudenziali e delle procedure deliberative sopra richiamate.
Con riguardo ai corrispettivi per i servizi resi dalla società di revisione KPMG S.p.A., ovvero da
società aderenti al network della stessa società, diversi dalla revisione legale, si precisa che tutti
gli incarichi sono stati conferiti nel rispetto della normativa pro-tempore vigente.
Infine, si ribadisce che gli esiti delle verifiche condotte dal Collegio Sindacale in relazione a
quanto sopra sono stati regolarmente e tempestivamente comunicati alla Consob e alla Banca
d’Italia e che, allo stato attuale, non risultano ulteriori richieste da parte delle predette Autorità
di vigilanza.
Si informa altresì che Creval si riserva qualsiasi azione, anche legale, a tutela della propria
reputazione.
Di quanto sopra La invitiamo a dare notizia ai lettori, ai sensi di legge.
CREDITO VALTELLINESE S.P.A.

Ringraziamo il Creval per la dettagliata precisazione che ribadisce i contenuti dell’articolo, purtroppo senza molto aggiungere. Anzi, togliendo qualcosina: sulle finalità dell’aumento di capitale da 400 milioni realizzato nel 2014 e sull’effettivo utilizzo delle risorse raccolte la banca nulla dice, così come sulle modalità con cui si è arrivati alla riconferma di Angelo Garavaglia alla presidenza del Collegio sindacale e ai relativi problemi di governance. Attendiamo quindi con impazienza l’esito delle verifiche delle Authority chiamate in causa.

Fior e Scacciavillani

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